Sathya Sai Italia

Home: Home / Discorsi Divini / DD1996 millenovecentonovantasei / 19960706 - 06 luglio
A+ R A-

19960706 - 06 luglio

E-mail Stampa PDF

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
06 luglio 1996

I vostri pensieri sono responsabili della vostra felicità e del vostro dolore


Chi alberga pensieri malvagi va verso il dolore,
chi alimenta pensieri nobili diventa una persona nobile.
Soltanto chi raggiunge lo stato di assenza di pensieri può ottenere la pace.
Non dimenticate questo buon consiglio.



L’essere umano deve possedere qualità umane

Il volto rappresenta la mente; tutti i vostri pensieri e sentimenti sia positivi sia negativi, come la felicità, la mestizia, l’ansia, la rabbia, l’odio ecc., vi si dipingono in faccia.

I pensieri malvagi causano dolore
L’uomo non deve alimentare pensieri malvagi perché essi conducono alla sofferenza. I pensieri cattivi di offendere o ferire gli altri possono causare danno non tanto a coloro cui sono diretti quanto a chi li concepisce. Quando gettate un sassolino in un pozzo, le increspature che esso produce si allargano a tutta la superficie; similmente, ogni pensiero che nasce causa nella mente delle increspature che si propagano a tutte le membra del corpo. Se, ad esempio, nella vostra mente c’è un pensiero riprovevole, gli occhi vedranno la malvagità, le orecchie la udranno e la lingua dirà delle cattiverie, per cui anche gli organi d’azione come le mani e i piedi faranno azioni malvagie. Qual è la causa primaria del dolore dell’uomo? Nient’altro che i suoi pensieri malvagi. Egli è afflitto da ogni tipo di sofferenza a causa dei suoi pensieri malvagi; quindi, non appena un pensiero sorge nella mente, bisogna indagare se sia buono o cattivo; se è cattivo, cercate di tenerlo più lontano possibile. D’altro canto, i pensieri buoni faranno dell’uomo una persona nobile (sâdhu). Un pensiero positivo diretto al benessere degli altri e a quello della società in genere renderà nobile l’uomo. Il fatto che una persona indossi una veste arancione non ne fa un “sâdhu”; sono le qualità nobili a renderla nobile e santa. Come ha dichiarato il Signore Krishna nella Bhagavad Gîtâ, Dio si incarna sulla Terra per proteggere il virtuoso e distruggere il malvagio. Ogni uomo è dotato di virtù; al fine di proteggerle, voi dovete albergare soltanto pensieri buoni. Dove si trova la pace? La pace non è nel mondo esterno, non è nelle cose terrene né nell’educazione secolare o negli sforzi rivolti a ciò che riguarda il mondo; essa deve manifestarsi da dentro. Quando si può avere pace? Soltanto quando si rende stabile la mente e si focalizzano tutti i pensieri su Dio. Tutti i vostri pensieri buoni hanno origine nel cuore che è l’altare di Dio. Il bene e il male che sperimentate nella vita non sono causati dagli altri; ne sono responsabili i vostri pensieri e nient’altro. Solamente una persona libera da tutti i pensieri può ottenere la pace; quindi albergate i soli pensieri buoni e raggiungete infine lo stato di assenza totale di pensieri.


Yad bhavam tad bhavati

Com’è il sentimento così è il risultato.


Tutto è il riflesso dello stato interiore.

Generate pensieri buoni
Una volta Krishna pensò di saggiare la natura di Yudhishthira e Duryodhana. Egli chiamò per primo Yudhishthira e disse: “Io devo eseguire un compito e per questo ho bisogno di una persona dalla mente molto meschina che segua la via della menzogna e della malvagità; puoi trovarne una?” Poi chiamò Duryodhana e gli disse: “Duryodhana, un grande compito deve essere portato a termine; per questo è necessaria una persona pura, virtuosa e dal cuore gentile.” Ambedue accettarono l’incarico assegnato loro da Krishna e partirono in direzioni opposte per cercare le persone richieste. Dopo un certo tempo, Yudhishthira tornò e disse molto umilmente a Krishna: “Signore, non ci sono persone malvagie nel nostro regno; io sono la sola persona che abbia qualche malvagità; quindi, Ti prego di usare me.” Poi tornò anche Duryodhana e disse: “Krishna, una persona davvero nobile non si trova in alcun luogo di questo regno; io penso di essere la sola persona di quel tipo. Se vuoi dirmi quale sia il compito, io lo risolverò sicuramente.” Nella visione egoistica di Duryodhana, ogni cosa appariva malvagia, mentre alla natura umile di Yudhishthira appariva buona, per cui tutto appare del colore degli occhiali che indossate; se la vostra visione è malvagia, tutto vi apparirà malvagio. Duryodhana era estremamente malvagio e mentalmente corrotto, mentre Yudhishthira era l’esempio ottimale delle virtù, era l’incarnazione della Verità (Satya) e della Rettitudine (Dharma), per cui tutti gli apparivano nobili e buoni. In conclusione, possiamo dire che i pensieri di Duryodhana e di Yudhishthira erano responsabili della malvagità dell’uno e della bontà dell’altro. L’uomo considera certa gente malvagia e altra nobile basandosi sui propri sentimenti; in effetti, non ci sono persone buone o cattive nel mondo esteriore; ciò che vedete di buono o cattivo in questo mondo è semplicemente la reazione, il riflesso e la risonanza dei vostri stessi pensieri. Quindi voi e nessun altro siete responsabili del buono e del cattivo, voi stessi e non altri siete responsabili anche dei vostri pensieri buoni o cattivi. La mente è un intrico di pensieri. Tutte le azioni sono dirette dalla mente e sono responsabili della felicità o del dolore che sperimentate. Ne consegue che, se i vostri pensieri sono buoni, anche la mente lo diviene, e, quando essa è buona, lo diventa anche la vostra condotta. Eppure oggi l’uomo prende vie malvagie. I saggi antichi dicevano:



Mana eva manusyânâm kâranam bandhamokshayo

“La mente è la causa della schiavitù e della liberazione dell’uomo.”


L’uomo è responsabile di tutto, per cui, prima di tutto, dovete generare pensieri buoni. I vostri pensieri si viziano per colpa del cibo sbagliato, delle abitudini e delle tendenze errate. I pensieri sono responsabili dei meriti e dei demeriti; quindi, non appena un pensiero nasce nella mente, prendetevi il tempo per chiedervi se sia buono o cattivo, giusto o sbagliato. La fretta non è certamente un bene: porta allo spreco e lo spreco causa preoccupazione. Quindi, non abbiate fretta. Dovreste rimanere sempre calmi e composti senza fare mai niente con precipitazione. Questo è ciò che s’intende per pazienza. Se rimanete calmi e composti, potete sperimentare ogni tipo di felicità.

L’uomo è il padrone del suo destino
Il destino è in relazione con ciò che meritate. Io ho già spiegato il significato di “destino” (adrishta); destino è ciò che non si può vedere con l’occhio fisico (drishti).


Semina un pensiero, raccoglierai una tendenza;
semina una tendenza, raccoglierai un’abitudine;
semina un’abitudine, raccoglierai un carattere;
semina un carattere, raccoglierai un destino.


Il destino dipende quindi dalle qualità, le qualità dipendono dal modo di pensare e questo determina le azioni. Pertanto, i pensieri sono responsabili della vostra felicità e del vostro dolore. Come sono i pensieri è la natura umana; quindi, prima di tutto, dovete indirizzare i pensieri nella direzione giusta. Le persone in questo mondo incolpano gli altri delle loro sofferenze. Voi pensate che gli altri siano responsabili della vostra infelicità e sfortuna, ma è un grosso errore: responsabili di ambedue non sono gli altri, ma i vostri pensieri. Il tipo di azioni che fate dipende dalla natura dei vostri sentimenti. L’esame si supera se si fa lo sforzo adeguato; la sua assenza porta al fallimento. Se fate uno sforzo sincero e generoso, passerete certamente la prova; quando fallite, il difetto risiede nel vostro sforzo. Lo stesso vale in tutti i campi dell’impegno umano. Se volete riuscire in tutti i vostri tentativi, dovete generare pensieri buoni, privi d’egoismo e interesse personale. I pensieri e i sentimenti dovrebbero riflettere la vostra natura effettiva. La Natura umana è chiamata Svabhâva. “Sva” significa Âtma, per cui i sentimenti che nascono dall’Âtma denotano la vostra vera natura. Nello stesso modo, lo Svadharma è relativo all’Âtma, mentre il Paradharma riguarda il corpo fisico e i sensi. Lo Svadharma riguarda la Natura innata e il Prabhava indica la natura terrena. Svadharma e Svabhava provengono dal cuore spirituale (Hridaya), non possono essere acquisiti dall’esterno. Un cuore soffuso di sentimenti spirituali sperimenta la gioia infinita e l’Estasi Divina, conduce all’ebbrezza del Divino e fa dimenticare se stessi. Ecco perché il Saggio Nârada diceva:


Yallabdhva pumân icchharâmo bhavati trupto bhavati matto bhavati âtmarâmo bhavati
“Quando raggiunge Quello, l’uomo ottiene soddisfacimento totale, appagamento, estasi e beatitudine.”


I pensieri sono responsabili di tutto. Si dovrebbe capire che siamo responsabili di ogni cosa, che la responsabilità è dei pensieri e che nessun altro è causa della nostra felicità o tristezza. Colui che pensa così diventa una persona nobile e capace di decisioni utili; solamente tale persona manifesta la sua natura effettiva e comprende che l’Âtma è la sorgente di tutto. È il potere dell’Âtma a far parlare la lingua, udire le orecchie e vedere gli occhi. Quando si comprende che l’origine di tutto è l’Âtma, si raggiunge lo stato di assenza di pensieri e la pace suprema. Che cos’è la Pace? Anche coloro che avanzano nella vita, affrontando ogni tipo di difficoltà e sofferenza, non necessariamente sperimentano la Pace.


Sukhadukhe samekrutva lâbhâlâbhau jayâjayau

Si dovrebbe rimanere equanimi nella felicità e nella sofferenza, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta.


Soltanto coloro che trattano allo stesso modo la felicità e la sofferenza possono sperimentare la pace. Entrambe sono temporanee e passeggere come il giorno e la notte, come nuvole in transito. Nessuna di esse è permanente. Se oggi sperimentate la felicità del giorno di luna piena (pûrnimâ), domani affronterete la tristezza della notte buia (amâvâsyâ). Entrambe sono fugaci e transitorie. Per questo il Signore Krishna affermò:


Anityam asukham lokam imam prâpya bhajasva mâm
“Dato che il mondo è temporaneo e pieno di amarezza, medita costantemente su di Me.”
(Bg. 9.33)


Chi, a questo mondo, sperimenta la felicità eterna e la beatitudine senza fine? Nessuno. Per un momento voi siete felici e il momento dopo siete immersi nel dolore. La Pace e la Felicità devono quindi manifestarsi dall’interno, non possono essere acquisite dall’esterno. Tutti desiderano la pace e dicono: “Voglio la pace, voglio la pace, voglio la pace.” Quando Io chiedo ai devoti stranieri che vengono qui: “Che cosa vuoi?”, essi di solito rispondono: “Voglio la pace.” Quante parole ci sono in questa frase? Ce ne sono tre; se ne eliminate due, “io” e “voglio”, cioè l’ego e il desiderio, ecco pronta la Pace. Essa è sempre in voi, con voi e intorno a voi; non potete ottenerla dal mondo. Nel mondo ci sono soltanto pezzi, pezzi e pezzi! (Gioco di parole fra “peace”, “pace”, e “pieces”, “pezzi”, che, in inglese, si pronunciano in modo molto simile -  N.d.T.)
La Pace è dentro di voi. Voi siete l’incarnazione della Pace, siete l’incarnazione della Verità, dell’Amore, della Divinità. Potrete sperimentare la Pace solamente quando comprenderete questa verità.

Il mondo è una manifestazione della Consapevolezza Cosmica

L’uomo è una combinazione di corpo, mente e Âtma. Su questa base, si dice che voi non siete una persona, ma tre: quella che voi pensate di essere, quella che gli altri pensano che siate e quella che siete veramente. Quella che voi pensate di essere è il corpo fisico, quella che gli altri pensano che siate è la mente e quella che siete davvero è l’Âtma. Voi non siete il corpo o la mente: siete l’incarnazione dell’Âtma e potete ottenerNe la conoscenza tramite il sacrificio di voi stessi e l’esperienza della beatitudine divina che è la vostra Natura reale (Svabhâva). “Sva” simboleggia “Svan” (il Cigno Celeste, Hamsa) che si dice abbia la capacità di separare il latte dall’acqua. L’Hamsa Gâyatrî, o Soham Mantra, dà la discriminazione di distinguere il Sé dal non sé. Voi siete l’Hamsa, ma quando portate a manifestazione il vostro vero Sé e acquisite la conoscenza per discriminare tra il Sé e il non sé, diventate un’anima realizzata (Paramahamsa). A molti saggi vien dato questo appellativo perché hanno la conoscenza necessaria per discriminare tra il Sé e il non sé, sono stabili nel Sé e non hanno attaccamento al corpo. La capacità di distinguere tra l’Âtma o Sé e l’anâtma o non sé, tra il campo (kshetra) e il Conoscitore del campo (Kshetrajña), è il segno distintivo di un Paramahamsa.
L’uomo non può separarsi dal mondo e dalla natura, ma dovrebbe abbandonare a poco a poco il punto di vista materiale, terreno. Il mondo (jagat) è una combinazione di natura e Dio; Dio è la causa e la natura è l’effetto. Il nome “jagat” significa “ciò che viene e va”; è la combinazione delle sillabe “ja” e “gat”. “Ja” significa “venire” e “gat” “andare”, per cui va e viene, è temporaneo, non permanente. Niente viene per rimanere sempre, niente va via per sempre; ciò che va via, torna e ciò che viene, va via di nuovo; è per questo che è detto irreale (mithyâ). Ci sono molte parole come mithyâ che descrivono la natura irreale del mondo. Per l’uomo non è possibile abbandonare il mondo; egli dovrebbe vedere Dio in esso. Il mondo non è altro che la manifestazione della Consapevolezza Cosmica e questa è in verità Dio. La coscienza dell’uomo è un aspetto della Consapevolezza. È la presenza della coscienza a rendere l’uomo conscio, mentalmente presente al livello fisico, al livello del mondo. La coscienza è il testimone e la consapevolezza è l’essere consci, presenti. Coscienza, consapevolezza e presenza a se stessi sono in relazione reciproca, appartengono alla stessa famiglia.

Eliminate le qualità malvagie e acquisite quelle buone
Voi andate al mercato e comprate un’arancia pagandone il prezzo; ne bevete solamente il succo scartando la buccia e i semi. Mangiate forse anche questi per il fatto di aver pagato il frutto intero? No. Se lo faceste, la lingua dovrebbe sperimentare il gusto amaro. Nonostante abbiate pagato tutto il frutto, dovete scartare i semi e la scorza e bere soltanto il succo. Similmente, nella vita bisogna rifiutare le cose dannose e accogliere quelle giovevoli. Bisogna tralasciare i pensieri cattivi, le qualità riprovevoli, i sentimenti malvagi e le azioni malevole che sono come i semi di un frutto che si devono scartare. Allora, che cosa si deve accettare e sperimentare? Dovete accettare tutto ciò che è dolce (madhuram). Dio è l’incarnazione della dolcezza: il Suo dire è dolce, il Suo sguardo è dolce, tutto di Lui è dolce ed è questa dolcezza che dovete assorbire. Voi dovete accettare tutto quello che è dolce e buono, e rigettare ciò che è cattivo e amaro. Che cos’è che porta l’uomo sulla strada malvagia? Le cattive qualità e i pensieri malvagi lo indirizzano sul sentiero del male. In qualunque momento nasca un pensiero cattivo nella mente, dovete allontanarlo pensando: “I pensieri malvagi non sono adatti a un essere umano”, e dovete ricordare a voi stessi: “Io sono un uomo, io sono un uomo; non sono un animale. Io non sono un animale.” Un essere umano deve avere qualità umane; l’odio, l’ira, la concupiscenza, la gelosia ecc. sono qualità animali. Dovete chiedervi: “Quali sono le mie qualità naturali?” Le vostre qualità naturali sono la verità, la rettitudine, l’amore, la non violenza, la tolleranza e la condotta nobile. I pensieri malvagi non sono naturali per l’uomo. La compassione è la vera qualità dell’essere umano ed egli dovrebbe comportarsi con compassione. Il Signore Râma fu un esempio perfetto di compassione; fu questa ad accrescere la Sua grandezza divina. Tutti gli esseri umani dovrebbero assorbire questa qualità della compassione. Se essi assimilano qualità così buone, non avranno occasione di dolore perché questo è il prodotto delle qualità malvagie. Prima di tutto colmate il cuore d’amore; se lo fate, vi usciranno di bocca solamente parole amorevoli e guarderete tutti con amore. Qualunque sia l’acqua con cui riempite un serbatoio, dai rubinetti uscirà quella. Quindi:


Iniziate il giorno con amore,
colmate il giorno d’amore,
trascorrete il giorno con amore
e finite il giorno con amore:
questa è la via che conduce a Dio.


Custodite scrupolosamente l’amore nel cuore: un uomo senza amore è come un cadavere vivente. Voi dovreste diventare incarnazioni dell’amore. Se soltanto riempite il vostro cuore d’amore, esso si prenderà cura di tutto. Se mettete un seme nel terreno, esso diverrà un albero con rami, rametti, foglie, fiori e frutti. Voi avete seminato un solo seme: da dove sono venuti i rami, i rametti, le foglie, i fiori e i frutti? Sono venuti tutti soltanto dal seme. Allo stesso modo, seminate un seme d’amore ed esso diverrà un albero d’amore. Allora tutti i pensieri e la vita intera saranno colmi d’amore. Come diceva Âdi Shankara, ci sono molte sofferenze che affliggono l’uomo:


Janma duhkam jarâ duhkam,
jaya duhkam punah punah
antya kâle mahâ duhkam,
tasmâd jâgrata jâgrata.

La nascita è una sofferenza,
la vecchiaia è una sofferenza,
la famiglia è una sofferenza
e la morte è una sofferenza terribile.
Pertanto, svegliatevi, destatevi!


Le sofferenze del mondo non vi affliggeranno se vi rifugiate sotto l’albero dell’amore, ma gli uccelli delle qualità malvagie possono a volte posarvisi. Che cosa bisogna fare per cacciarli? Se battete le mani e cantate i bhajan su Râma, Krishna, Govinda e Nârayana, gli uccelli delle qualità riprovevoli voleranno via.

(Baba ha concluso il Suo Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahin…”)


Prashânti Nilayam, 6 luglio 1996,
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, aprile 2011)