Sathya Sai Italia

Home: Home / Discorsi Divini / DD1996 millenovecentonovantasei / 19960729 - 29 luglio
A+ R A-

19960729 - 29 luglio

E-mail Stampa PDF

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
Discorso del 29 luglio 1996

L’AMORE È LA VERA FORMA DI DIO

“La vita nel mondo è transitoria
e lo sono anche la gioventù
e la ricchezza, la moglie e i figli.
Solamente la verità e il buon nome sono duraturi.”

Non cercate mai le colpe degli altri

La vita umana è temporanea come una bolla nell’acqua; anche la gioventù e la ricchezza sono transitorie come nuvole di passaggio. Neppure le relazioni sono permanenti nel mondo; le sole cose che non passano sono la verità, la rettitudine e la buona reputazione.

“Nessuno porta con sé alcuna ricchezza quando nasce dal ventre materno
né la tiene stretta quando si diparte da mondo;
anche un milionario deve mangiare del cibo normale: non può mangiare oro.
Si possono ammassare ricchezze ed esserne orgogliosi, ma non le si può portare oltre la morte.
Voi continuate a nascondere il denaro e lo custodite in banca senza fare atti di carità:
chi sa che cosa ne sarà quando lascerete il mondo?”

Le virtù sono i vostri migliori ornamenti
Dalla nascita alla morte, l’uomo fa molti tentativi per ottenere la felicità, ma se ne parte infine a mani vuote. Il mondo sta affrontando molti problemi perché la disonestà, l’ingiustizia e la condotta sconveniente sono in aumento; in effetti, il mondo è sull’orlo di una catastrofe per colpa dell’aumento delle tendenze demoniache. In questa situazione, solamente gli studenti hanno la capacità di restaurare la pace e l’ordine nel mondo, solamente loro possono assicurare la pace e la sicurezza non solamente in India ma anche in tutto il mondo. A causa dell’influenza del Kali Yuga, la Rettitudine (Dharma) sta diminuendo in Bhârat e Io spero che i giovani uomini e donne decidano di cacciare le forze malefiche di Kali, di sostenere la Verità e la Rettitudine facendo rivivere le antiche tradizioni di Bhârat che fu anche depositaria di una grande ricchezza spirituale.

Studenti!
Quando voi non procedete negli studi, i vostri genitori sono dispiaciuti ma la Madre India si sentirà migliaia di volte più triste se non progredite sul cammino della moralità, dell’etica e della spiritualità; dovete ricordarlo sempre.
Tutti coloro che voi considerate “anziani” e guide furono anch’essi studenti un tempo. Gli studenti di oggi sono i cittadini, i maggiorenti e le guide di domani. Come voi vi aspettate che le vostre guide siano ideali, dovete anche voi comportarvi in modo ideale e realizzare i vostri sogni e aspirazioni, ma i giovani moderni imitano la cultura straniera; se si osserva il loro modo di parlare, il comportamento e l’abbigliamento, si ha l’impressione che cerchino di ornarsi di gioielli presi a prestito. Per quanto tempo potrete esser felici ornandovi con gioielli prestati? Dovete invece sforzarvi di acquisire i gioielli delle virtù ed essere felici di adornarvene.

Studenti!
In nome delle mode, vi state comportando in modo perverso; state seguendo ciecamente le fantasie e i capricci delle vostre menti instabili. Questa non è la cultura di Bhârat. Per quanto tempo potrete seguire le tradizioni e le maniere prese a prestito da altre nazioni? Non affidatevi a culture importate; seguite la sacra cultura di Bhârat che è la terra del merito, della spiritualità e della rettitudine. È una grande fortuna per voi che molte anime nobili e Avatar siano nati in questa sacra terra per salvaguardare e favorire la sua cultura originaria. Sin dall’antichità l’India è nota come luogo natale della carità e del sacrificio. Essa è apprezzata per le virtù dell’amore, della compassione e del sacrificio. La tolleranza e l’empatia sono state gli obiettivi principali del popolo di Bhârat; come sono uscite oggi da Bhârat tutte queste nobili qualità?

L’egoismo è causa di conflitti e dissapori
Durante i quattordici anni di esilio dei Pândava nella foresta, un giorno Krishna visitò il loro eremitaggio e chiese a Dharmarâja, che era l’unico presente, dove fossero il suoi fratelli. Il cuore di Dharmarâja era sempre colmo del sentimento della rettitudine; in ogni momento e in tutte le situazioni, la sua mente era focalizzata su Dio. In effetti, tutti i Pândava erano incarnazioni della pace e della rettitudine. I Kaurava insultavano malvagiamente in molti modi questi fratelli dal cuore nobile, senza però che essi abbandonassero il cammino della verità e della rettitudine. Rispondendo alla domanda di Krishna, Dharmarâja disse: “Krishna! I miei cento fratelli sono a Hastinâpur e altri quattro sono andati nella foresta a lavorare”, al che Krishna, fingendosi sorpreso da questa risposta, disse: “Sei fuori di testa? Non è vero che voi siete solamente cinque fratelli? La tua affermazione, secondo cui cento tuoi fratelli sono ad Hastinâpur, è assolutamente priva di senso.” Allora Dharmarâja replicò: “I Kaurava non sono miei fratelli? Finché fra di noi c’è unità, amore, tolleranza ed empatia, noi siamo centocinque fratelli; quando dobbiamo affrontare un nemico esterno, siamo uniti anche se noi cinque e loro siamo separati quando sorgono delle divergenze.” Dovreste comprendere il significato profondo di questa affermazione a proposito della situazione che prevale oggi nella società; a causa di mancanza di unità e dell’accendersi di conflitti e dissensi nel mondo di oggi, tutti i partiti e le comunità sono divisi; ognuno mira al proprio interesse egoistico con il risultato che ci sono molte fazioni nello stesso partito e molte divisioni nella stessa comunità. Gli individui sono diversi, ma il Principio Atmico è lo stesso in tutti. A causa della mancanza di unità nella società, questo Kali Yuga è diventato un Kalaha Yuga (era dei conflitti); i conflitti sono in aumento ogni giorno, c’è mancanza totale di empatia e tolleranza tra gli individui, c’è odio tra uomo e uomo, tra villaggio e villaggio, tra regione e regione, tra Stato e Stato. Come può esserci pace e sicurezza nel mondo in una situazione simile? Oggi, ci sono molte divergenze anche in seno alle famiglie. Quanta forza c’è nell’unità! Eppure la gente la distrugge, con il risultato che nell’uomo c’è una totale mancanza di umanità.

Tulasidas propugnò il Principio di Unità
Nel comporre il Râmâyana, Tulasidas, completamente perso nella contemplazione di Râma, scrisse la frase “Hetu Krishânu Bhanu Himakar Ko” (Il sacro Nome di Râma rappresenta il fuoco, il sole e la luna). In verità egli non la scrisse; la pensò e la trovò già scritta quando riaprì gli occhi. Krishânu significa fuoco, Bhanu indica il sole e Himakar si riferisce alla luna. Il significato di questa affermazione è “O Râma! Tu sei l’incarnazione del fuoco, del sole e della luna”. Senza il sole, la luna e il fuoco, il mondo non potrebbe esistere, nessuno lo può negare, si tratti di un credente in Dio, di un ateo, di un mendicante, di uno che cerca il piacere o di un rinunciante. In effetti, il fuoco, il sole e la luna sono le manifestazioni dirette della Divinità. Che cosa fanno? Causa della nascita dell’uomo sono tre cose: l’ignoranza, il peccato e l’afflizione. Il fuoco della conoscenza è necessario per disperdere l’oscurità dell’ignoranza e non solo: il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutti i vostri peccati. Il sole distrugge le tenebre dell’illusione e dell’afflizione: quando il sole brilla, l’oscurità scompare. La luna calma l’angoscia causata dalle afflizioni; distrugge persino i peccati. In apparenza, tra il sole e la luna c’è una grande differenza, ma tra loro c’è anche un’intima relazione. La luna non brilla di luce propria, riflette quella del sole; mentre la luce del sole è brillante e calda, quella della luna è fresca e meno sfolgorante. La luce è la stessa, ma in un caso è calda e nell’altro è fresca. Il nostro intelletto rappresenta il sole, la mente simboleggia la luna; è per questo che i Veda dichiarano:

“La luna nacque dalla mente e il sole dagli occhi dell’Essere Supremo.”

La mente è il riflesso della luna e la luna è il riflesso della mente. Il sole è la sorgente del potere della luce dei nostri occhi ed è il simbolo del potere dell’intelletto. Dov’è il fuoco? Esso è presente nello stomaco come fuoco digestivo (jatharâgni) ed è anche presente come fuoco dell’afflizione e del peccato (tâpâgni e pâpâgni). Gli studenti lo sanno benissimo; essi cantano “Brahmârpanam Brahma Havir” prima di consumare il cibo. La maggioranza di loro non sa dove Brahman risieda; essi cantano questo verso che considerano una pratica abituale nel convitto, ma Dio dà una risposta da dentro:

“Io sono presente in tutti gli esseri sotto forma di fuoco digestivo.
Voi non avete bisogno di cercare dove Io effettivamente risieda.
Io sono presente nel vostro stomaco sotto forma di potere digestivo,
digerisco il cibo che mangiate e vi do il nutrimento necessario.”

C’è un altro esempio per spiegare il significato di questa affermazione di Tulasidas “Hetu Krishânu Bhanu Himakar Ko”. Nel Nome Divino di Râma, Ra sta per Tat, Â indica Asi e Ma rappresenta Tvam; quando Tat, Tvam e Asi sono insieme, abbiamo il grande aforisma vedico Tattvamasi (Quello tu sei), il che significa che voi e Io siamo uno. Questo è il principio di unità che Tulasidas insegnò al mondo. Molte anime nobili nacquero in questa terra di Bhârat per insegnare questo principio di unità e installare la Divinità nel cuore di tutti. Al fine di comprendere questo principio elevato, voi dovete colmare il vostro cuore di non violenza. Se maturate lo spirito della non violenza, vedrete il mondo intero come la manifestazione di Râma.

Liberatevi delle qualità malvagie e portate a manifestazione il Principio Atmico
Non sprecate la vita ignorando Dio per correr dietro ai piaceri momentanei.
Per quale ragione siete incapaci di comprendere questa verità? Ogni studente e ogni uomo ha questa conoscenza, ma non usa il potere della discriminazione per metterla in pratica correttamente; è per questo che oggi l’uomo è in una condizione miserevole. Egli sta sprecando la sua sacra, lunga e nobile vita nel perseguire i piaceri momentanei. Per questo, Âdi Shankara ammonì:

“Non siate orgogliosi della ricchezza, della progenie e della gioventù:
l’onda del tempo può distruggerle in un istante.”

Il corpo va incontro a cambiamenti continui e il principio vitale può abbandonarlo in qualunque momento; perché vi attaccate a un corpo così temporaneo e sprecate la vita? Liberatevi delle qualità malvagie, dei pensieri corrotti e delle intenzioni malevoli; praticate la Non violenza (Ahimsâ). Che cosa significa non violenza? Essa significa non ferire gli altri con i pensieri, le parole e le azioni. Non abbandonate mai l’unità di pensieri, parole e azioni neppure per un momento; soltanto quando manterrete l’unità di pensieri, parole e azioni in tutti i vostri impegni il sentimento divino si manifesterà in voi. Il principio della non violenza è molto sottile; molti non ne comprendono il significato corretto. Anche mangiare più cibo del necessario costituisce violenza. Perché? Mangiando troppo, vi danneggiate. Anche il parlare non necessario costituisce violenza; parlate solamente quanto serve. Questo è Ahimsâ. Se fate un uso distorto delle facoltà che Dio vi ha dato, tutta la ricchezza, il potere e la posizione diventano privi di significato. Voi non siete capaci di manifestare il Principio Atmico infinito perché siete presi da scopi terreni insignificanti.

Nessuno può evitare le conseguenze delle sue azioni

Râvana non mancava di ricchezze; in effetti, tutta Lankâ era fatta d’oro. Non gli mancava niente al mondo: aveva la forza fisica, il potere della ricchezza e un grande esercito. Inoltre acquisì grande potere facendo penitenza, ma, nonostante tutto questo, perse tutto a causa dei desideri carnali. Hanuman si fece catturare dai demoni per entrare nella corte di Râvana e insegnargli qualcosa. Quando i demoni gli chiesero chi fosse, egli rispose nel modo più modesto e gentile: “Io sono il servitore di Râma.” Prima d’allora, i demoni non avevano mai visto una scimmia a Lankâ, per cui uscirono tutti dalle case curiosi di vederlo. Hanuman era molto virtuoso e valoroso, eppure si fece catturare dai demoni al fine di mostrare a Râvana la via della bontà. Egli pensò: “Non posso entrare nella corte di Râvana a meno che non mi faccia catturare dai demoni affinché mi portino da lui. Quando arriverò davanti al lui, potrò parlargli e mostrargli la via da seguire.” I demoni gli legarono mani e piedi con delle corde e lo portarono alla corte di Râvana. Hanuman notò che il re era seduto su una piattaforma elevata mentre egli era in piedi più in basso e pensò che il fatto che un servitore del Signore Râma si trovasse in una posizione inferiore a quella del Suo avversario fosse un insulto per Lui; quindi si costruì un sedile più alto di quello di Râvana allungando la propria coda e avvolgendola in spire. Râvana lo interrogò: “O scimmia! Tu hai distrutto il nostro giardino. Perché sei venuto qui?” Hanuman rispose: “Ho permesso a tuo figlio Indrajit di catturarmi allo scopo di darti una lezione. O malvagio! Accecato dalla concupiscenza, stai causando inenarrabili sofferenze a Sîtâ che è la madre dell’universo; con i pensieri malvagi, ti stai rovinando la vita. Che cosa è accaduto a tutto il tuo potere di austerità? A che serve la tua vita se non sai controllare la mente e i sensi? Come dovrebbe essere un re? Chi non ha il controllo dei sensi non può essere chiamato re; un vero re deve essere un esempio e guadagnarsi un buon nome. Tu hai commesso il peggiore dei peccati.” Incapace di sopportare l’insulto, Râvana scoppiava di rabbia e ordinò ai soldati di dar fuoco alla coda di Hanuman essendo quella parte del corpo molto cara alle scimmie. I demoni sono solitamente sciocchi e ignorantoni; non sanno prevedere le conseguenze delle loro azioni. Allora Hanuman disse a Râvana:

“O malvagio Râvana! Voglio insegnarti qualcosa.
Questa Lankâ non ti appartiene più. Ascolta le mie parole con molta attenzione:
tu non hai usato il potere della discriminazione
e hai commesso un grave errore, per cui morirai presto.

O malvagio Râvana! Voglio insegnarti qualcosa.
Sîtâ è la madre dell’universo ed è anche tua madre;
tu hai rapito la madre dell’universo commettendo un peccato enorme.
Il Signore Râma taglierà tutte le tue teste con una sola freccia.

O malvagio Râvana! Voglio insegnarti qualcosa.
Non sapevi che questo fosse un atto peccaminoso da cui avresti dovuto astenerti?
I tuoi soldati hanno dato fuoco alla mia coda con cui io andrò a incendiare tutti i palazzi di Lankâ
e poi riprenderò tranquillamente la mia strada.

O malvagio Râvana! Voglio insegnarti qualcosa.
Ho lasciato che tuo figlio Indrajit mi catturasse
perché volevo vedere la tua corte e le tue dieci teste.
Perché dovrei ripetertelo ancora? Tu hai perduto il diritto di vivere.

O malvagio Râvana! Voglio insegnarti qualcosa.”

Nessuno può evitare le conseguenze delle sue azioni.

“Ognuno deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni chiunque egli sia.
Nessuno può sapere che cosa gli riservi il futuro, ma una cosa è certa:
tutti devono raccogliere le conseguenze delle loro azioni.
Anche il possente Râma patì la separazione dalla consorte Sîtâ e pianse come una persona comune.
Anche i potenti Pândava dovettero andare in esilio e vivere nella foresta.”

Le buone azioni portano buoni frutti e quelle cattive ne producono di cattivi; quindi bisogna fare sempre azioni buone. Com’è l’azione, così è il risultato; com’è il cibo, così è il rutto; com’è la farina, così è il pane. Alcune azioni producono un risultato immediato, mentre altre impiegano alcuni giorni, mesi, anni o persino ere per dare un risultato. Se, per esempio, vi tagliate un dito con un coltello, il sangue sgorga subito; qui l’azione e il suo risultato sono simultanei. Similmente, se scivolate e cadete da una scala, vi fratturate immediatamente; la caduta e la frattura accadono nello stesso tempo. Il cibo che consumate impiega almeno due o tre ore per essere digerito.
Qui c’è un intervallo di alcune ore tra l’azione e il risultato. Il seme che seminate nel terreno non produce immediatamente un germoglio, impiega due o tre giorni; poi il germoglio necessita di alcuni anni per diventare un albero e dare frutto. Non si può raccogliere il frutto immediatamente dopo aver interrato il seme: ci vogliono alcuni anni. In modo simile, tutte le azioni dell’uomo sono destinate a dare un risultato in pochi momenti, in qualche ora, in qualche giorno, negli anni o persino dopo alcune ere. C’è però il modo di evitare le conseguenze del proprio agire: maturando amore vero per Dio si può scampare da ogni tipo di sofferenza. Al fine di meritare l’Amore di Dio, bisogna comprendere che il Signore è l’abitante di tutti gli esseri e agire di conseguenza.

Dio risiede nel cuore di tutti

L’uomo deve capire questa verità: Dio è nel cuore di tutti gli esseri. Possono esserci differenze nei nomi e nelle forme, ma i cinque elementi sono gli stessi per tutti; questa verità dovreste imprimerla nel cuore. Per capire questo Principio di Unità, si deve condurre un’indagine appropriata. Non pensate che vi siano molti dei; allo stesso modo, non puntate l'attenzione sulle differenze tra gli individui. Tutti sono uno, Dio è uno.

“Il solo Dio ha molti nomi.”

L’unico Dio si manifesta con nomi e forme differenti. Dio è la luce. Al fine di sperimentare questa luce della conoscenza di Dio, dovete intraprendere varie pratiche. Qui c’è una lampadina: che cosa serve affinché essa dia luce? La si deve connettere a un cavo elettrico, ma fare semplicemente questo non è sufficiente; bisogna che la corrente elettrica passi nel cavo e la faccia risplendere. La Verità e l’Amore sono i veri Poteri Divini.

“La Verità è Dio, l’Amore è Dio: vivete nell’Amore.”

Ekam evâdvitîyam brahma
Dio è Uno senza un secondo.

Quando la corrente elettrica della Verità scorre attraverso il cavo della Rettitudine ed entra nella lampadina della Pace, si ottiene la luce dell’Amore. (Applausi). L’unione della Verità, della Rettitudine e della Pace produce la luce dell’Amore. L’Amore è la vera forma di Dio. Le semplici relazioni fisiche non si possono chiamare amore; l’amore vero scaturisce dal cuore.
Incarnazioni dell’Amore!
Qualunque cosa facciate, dovete ricordare sempre due cose: Dio è Verità e la morte è certa. Nessuno può evitare la morte. Che cos’è quindi che dovete tenere sempre a mente? Non osservate mai i difetti degli altri; trattate i loro grandi difetti come cose piccole e i vostri piccoli difetti come cose grandi. In questo modo non commetterete mai grandi errori.
Studenti!
È necessario che seguiate una via nobile nella vita. Cercate di sperimentare la Divinità anche nelle vicende della quotidianità. Ci sono due cose che dovete dimenticare: il male che vi hanno fatto; se non lo dimenticate e lo tenete nel cuore, maturerete una tendenza alla vendetta. In secondo luogo, dovete dimenticare il bene che avete fatto, altrimenti nasceranno in voi delle aspettative di favori da parte di coloro che avete aiutato. È quindi necessario dimenticare il male ricevuto e il bene fatto; solamente così si acquisisce la purezza per sperimentare l’Âtma e ottenere la grazia di Dio.

Cartelli indicatori sulla via spirituale
Voi pensate di fare grandi pratiche spirituali con la meditazione, le penitenze e lo yoga, ma questi sono tutti relativi al corpo e alla mente che non sono permanenti; come può il risultato di queste pratiche essere permanente? Anch’esso è temporaneo. Voi potreste chiedere: “Perché queste pratiche spirituali sono state prescritte?” Esse sono come cartelli indicatori sul percorso spirituale che vi mostrano la direzione giusta. Quando fate un viaggio, trovate per via i cartelli che vi indicano “questa è la via per Dharmavaram, questa strada porta a Penukonda, Bengaluru è in questa direzione” e così via. Similmente, la ripetizione del Nome, la meditazione, le austerità, lo yoga ecc. vi indicano solamente la strada, ma non sono la destinazione. Se vedete un cartello, non dovete sedervi, dovete camminare nella direzione che esso vi indica. Con l’aiuto di questi cartelli indicatori, voi dovete fare il viaggio verso Dio. Dov’è Dio?

“Le Sue mani e i Suoi piedi sono dovunque……”

Egli è dovunque guardiate. Se continuate con le pratiche spirituali, alla fine sperimenterete questa verità. L’attaccamento al corpo è un grosso ostacolo sulla strada che conduce a sperimentare questa verità e porta a molti altri attaccamenti; quindi riducete gradualmente l’attaccamento al corpo e i desideri. È così che Hanuman divenne un servitore caro al Signore Râma e infine realizzò la sua unità con Lui. Ogni poro della sua pelle era colmo del Nome Divino di Râma; egli comprese di non essere diverso da Râma e che Râma non era diverso da lui. Una volta Râma gli chiese: “In che modo ti rapporti a Me?” e Hanuman rispose: “Swami, io sono il Tuo servitore al livello fisico e il Tuo riflesso al livello mentale, ma, al livello atmico, Tu e io siamo Uno. Sono solamente il corpo e la mente che mi ostacolano nel raggiungere l'unità con Te.” Voi potete comprendere questo benissimo. Si costruisce una casa con una stanza da letto, un bagno, una cucina, un salotto, una sala da pranzo e un ripostiglio; tutte queste stanze appaiono separate perché tra di loro ci sono molte pareti, ma, eliminando queste divisioni, si ottiene un salone spazioso. Similmente, a causa delle pareti dell'attaccamento al corpo, si notano molte diversità tutt’intorno, ma, se tale attaccamento viene abbandonato, tutto diventa Uno.

“Il corpo umano è come un forte circondato da sette muraglie, con al centro un giardino.
Chi ha una visione esteriore non sa come entrare nel giardino che simboleggia il Principio Atmico.
Il solo mezzo per entrarvi è il Nâmasmarana che disperde l'oscurità dell'ignoranza e indica la giusta via.
La luce dell'Âtma si accende con lo stoppino della verità e l'olio della rettitudine.
Quando questa luce si spegne, la ricchezza, le relazioni e i possedimenti terreni non vi seguono.
La vita terrena è come un albero e i desideri dell'uomo per i piaceri dei sensi
sono le corde che lo legano al tronco.
Egli si libera di questo legame quando matura il senso del distacco e comincia a vivere una vita spirituale.”

Sviluppate in voi il desiderio di amare Dio
Quando i desideri crescono, la felicità diminuisce; quindi riducete i desideri e incrementate l'amore per Dio. La vostra felicità cresce con l'aumentare dell'amore per il Signore. La felicità è tanta quanto è l'amore per Dio e, nello stesso modo, decresce per quanto quest'ultimo diminuisce. La felicità vera non si trova nel soddisfacimento dei desideri terreni. Ecco un esempio che potete cominciare a mettere in pratica da stanotte stessa o da domani mattina: se bevete sei tazze di tè e fumate venti sigarette al giorno, la vostra intelligenza diminuisce. La forza di volontà dipende dalle azioni che si fanno: da domani, bevete due sole tazze di tè e fumate solo cinque sigarette. Dopo dieci giorni, una tazza di tè e una sigaretta vi appagheranno, dopodiché potrete eliminarle ambedue. Voi stessi noterete come il potere del vostro intelletto fiorirà e anche la memoria migliorerà. A mano a mano che lasciate crescere i desideri, la forza della memoria scema e perdete anche la capacità di concentrarvi; se riducete i desideri, il potere di concentrazione cresce.

“Meno bagaglio e più comodità rendono piacevole il viaggio”.

Riducete il bagaglio dei desideri: soltanto così otterrete la vera felicità. C'è un solo desiderio che dovete sviluppare: il desiderio di Dio, che è il solo che doni la pace.

Bhagavân ha concluso il  Discorso con il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho........”


Prashânti Nilayam, 29 luglio 1996,
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, marzo 2012)