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19670421 - 21 aprile

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Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba


Discorso del 21 aprile 1967

Sathya Sai Seva



Il miglior progetto è seguire le Mie istruzioni


I Veda sono Scritture divinamente ispirate: essi cercano di trasmettere all’umanità il segreto di una vita felice al presente e della liberazione in seguito. Essi rivelano all’uomo l’essenza della gloria di Dio e sono stati, nei millenni, una sorgente di conoscenza spirituale per l’umanità tutta. L’intelletto, che l’uomo ha ricevuto in dono da Dio per poter separare il bene dal male, è il mezzo con cui la cultura di questa terra deve essere preservata e promossa. Se si esplora con intelligenza la casa del tesoro vedico, la natura essenziale del Sé (Âtma Tattva) si manifesta e, se la riconosce, l’uomo diventa felice e pieno di pace per sempre. Questo tesoro è stato disprezzato e abbandonato a causa dell’infatuazione per i modi di vivere esterofili, ma, da qualche anno, il sentimento di riverenza per questa cultura e la disposizione a pentirsi degli errori passati sono apparsi tra la gente. La conferenza (di questi giorni) è un segno di rinascita. A voi è stato affidato il compito di riportare nelle case della gente il messaggio della forza e dell’unità dell’Âtma. Il solo e unico scopo a cui la vita deve essere votata è la trasformazione dell’uomo in Dio e l’esperienza della Beatitudine che ne consegue. Gli sforzi che fate nei luoghi in cui vivete sono diretti a portare questo risultato nella consapevolezza di ogni persona. Naturalmente ci sono molte organizzazioni e società che sono impegnate nel distribuire cure varie per le malattie spirituali dei loro affiliati e quindi può sorgere il dubbio sulla necessità di questa ulteriore istituzione. Il bisogno è sorto per dare risalto alla disciplina fondamentale, essenziale, pratica e universale prescritta da ere per la rivelazione del Divino nell’uomo.

Promuovete la cultura bhâratiya

I Veda descrivono l’universo intero come il Corpo di Vishnu; Bhârat è come l’occhio dell’universo perché ha la visione più corretta del cosmo nel contesto del tempo. La madre desidera che il figlio sia di sostegno all’onore della famiglia, che promuova il buon nome della madre e del padre; quindi ogni Indiano deve apprendere e praticare la scienza spirituale che i saggi di questa terra hanno cercato e scoperto. Purtroppo, a causa di forze ostili, di compagnie malvagie e di vacue infatuazioni, gli Indiani hanno trascurato questo dovere fondamentale. L’infezione è arrivata e si è ben radicata nell’organismo; ora deve essere espulsa. Questa conferenza e l’Organizzazione che voi rappresentate sono tentativi di guarire la malattia. Lo scopo è il medesimo qualunque sia il nome, Prashânti Vidvan Mahâsabhâ, Sathya Sai Sevâ Samiti, Sathya Sai Sevâ Dal o Sathya Sai Bhakta Mandalî. Il fine primario è quello di promuovere la cultura bhâratiya. Fate quindi in modo che la sua validità venga valutata tramite l’esperienza effettiva e la scoperta personale dei suoi valori e venga comunicata agli altri da coloro che hanno sperimentato la pace e la gioia che se ne può trarre. Io non voglio che la medicina sia lodata da persone che non ne sono state guarite; oggi, l’immoralità e la corruzione hanno distrutto la felicità e l’appagamento proprio nella terra in cui la cultura bhâratiya si è sviluppata ed è fiorita. Molti condannano queste cose, ma proprio loro commettono gli errori che deplorano. Coloro che pretendono di guidare il popolo cadono essi stessi in tentazione, per cui l’ideale veramente primario da tener presente, quando cominciate a operare in queste Organizzazioni, è di non anelare a uno status, a un’autorità o a una posizione, di non permettere alcuna vanità od ostentazione, di non competere per alcuna pubblicità, alcun riconoscimento o encomio. Il dovere è Dio: assolvetelo e siate soddisfatti. Voi potete nutrire il desiderio di magnificare voi stessi, e avere piani per soddisfare tale desiderio. Io so di alcuni che hanno già concepito piani per ottenere posizioni ufficiali, ma dovete sottomettere e distruggere questi desideri; seguire le Mie istruzioni senza esitazione costituisce il progetto migliore. Mentre si è impegnati nel servizio, è sbagliato cedere a desideri inferiori o seguire la propria impetuosità; i Veda dichiarano che l’immortalità si raggiunge soltanto tramite la rinuncia, l’affidamento totale e la sottomissione. Avrete notato come nella storia di Bhârat, tutti i movimenti e imperi importanti siano stati motivati da correnti spirituali sommerse e non da impulsi politici o economici. È stato soltanto dopo l’avvento della East India Company che la politica e la lotta per il potere politico hanno preso il sopravvento; voi dovete porre la politica in sottordine al bisogno di promuovere e perfezionare le caratteristiche fondamentali della cultura bhâratiya. L’universo è il Corpo di Dio; nel corpo, la Consapevolezza dell’Unità è Bhârat, il Sentimento di Unità (Eka Bhâva). I Veda dichiararono, eoni addietro, che la Verità è Una (Ekam Sat); oggi questo è il battito del cuore di Bhârat. Questa è la ragione per cui saggi, santi, personaggi divini e incarnazioni di Dio si manifestano qui e comunicano il loro messaggio al genere umano da questa terra; ora il prezioso messaggio viene esportato, ma ben poco ne viene usato all’interno del Paese. Questa è la tragedia.

Le Organizzazioni Sai devono promuovere la fede in Dio
A causa dell’influenza dovuta alle posizioni di autorità e allo scopo di acquisire e accumulare potere, gli individui parlano male degli altri e fomentano l’odio. Dal mattino alla sera e dalla sera al mattino, l’occupazione principale della gente di oggi è di trovare le colpe degli altri e renderle pubbliche. Questo stato di cose è un insulto gettato in faccia alla nostra antica cultura e scaturisce dalla smania di popolarità a buon mercato e fama passeggera. Le vostre Organizzazioni devono impegnarsi a promuovere la fede in Dio; se tale base è assente, l’adorazione, i bhajan, le buone opere, tutto diventa un insignificante rituale fatto a seguito di una costrizione sociale. La trasformazione interiore, che è il frutto, può essere acquisita soltanto se queste cose sono fatte con fede e la fede può crescere soltanto dalle radici dell’indagine. L’indagine la rinsalda, per cui voi dovete incoraggiarla nei membri che incontrate accogliendo anche i loro sforzi di acquisire esperienza personale.
L’uomo fatica a procurarsi il cibo, le vesti e una casa per il benessere del corpo; egli deve anche trovare qualcosa che mantenga la mente sana e soddisfatta. La mente condiziona il corpo: è lo strumento, il volano, il compagno più stretto con cui ci si può rovinare o salvare; regolata e controllata, canalizzata a dovere, essa ci può liberare, mentre se è capricciosa e lasciata libera, ci può irretire e incatenare velocemente. Cercate di scoprire in quale situazione l’uomo abbia pace, pace piena e indisturbata, e vedrete che egli è in pace soltanto durante il sonno profondo (sushupti) perché allora i sensi sono inattivi, la mente è inerte e svincolata dai sensi e dai loro obiettivi. Quindi l’uomo può raggiungere la pace quando i sensi vengono disattivati dal trascinare la mente all’esterno: questa è la vera pratica spirituale, la sâdhanâ fondamentale: il ritiro dei sensi dal mondo oggettivo. È la via del distacco (nivritti mârga).

Due zanne che rendono l’individuo velenoso
Allenate la mente a soffermarsi sullo strumento interiore piuttosto che sulle attrazioni esterne. Usatela per purificare i sentimenti, gli impulsi, gli atteggiamenti, le tendenze e i livelli di consapevolezza; non lasciatele raccogliere sporcizia nel mondo esteriore e immagazzinarla in se stessa. Se la mente è attaccata alle azioni che fate, le loro conseguenze le si incollano: questa è la via dell’attaccamento (pravritti mârga). L’azione priva di attaccamento è la più pura; essa non ingombra la mente con l’esaltazione o il disappunto. “L’ho fatto io”, “Questo è mio”: queste sono le due zanne che rendono l’individuo velenoso. Estirpate i due denti del serpente ed esso sarà gestibile, ci si potrà giocare come con un animaletto da compagnia. Queste Organizzazioni devono vigilare acché l’egoismo, il senso di possesso personale, l’orgoglio o l’arrivismo non le invadano; questa è la meta da tenere in vista. Quando un’organizzazione viene inaugurata, deve definire per se stessa una normativa precisa, ma le nostre regole sono di natura del tutto differente; esse puntualizzano che i membri devono praticare per primi ciò che affermano. Ciò che desiderate che gli altri facciano, voi per primi dovete metterlo in atto giornalmente con onestà e fermezza. Dovete eseguire i bhajan regolarmente e sistematicamente prima di consigliare gli altri circa l’efficacia degli stessi; se volete essere rispettati dagli altri, dovete imparare a rispettarli per primi.

Bhagavân è la medicina per la malattia dell’attaccamento al mondo
“Servizio” è diventata una parola di uso comune, ma il suo valore si è ridotto molto per l’ipocrisia di coloro che la usano. A dire il vero, soltanto quelli che sono afflitti dall’angoscia, la stessa angoscia che nasce alla vista del dolore, della sofferenza, della miseria o della malattia, hanno il diritto di offrire servizio perché essi non servono gli altri ma se stessi, servono per eliminare più celermente e più intelligentemente possibile la loro stessa sofferenza. Il servizio agli altri è la medicina di cui si ha bisogno per alleviare il dolore che ci riempie quando vediamo soffrire un altro essere. Rendetevi conto che state servendo voi stessi, che state contenendo il vostro ego, altrimenti il servizio innalza l’autostima e genera un senso di superiorità, ambedue spiritualmente dannosi.
Il cibo è la medicina per la malattia della fame, la bevanda per quella della sete. Per la malattia del desiderio, il rimedio è la Conoscenza (Jñâna); per la malattia del dubbio, dello scoramento e dell’esitazione, che sono le malattie professionali dei sâdhaka, fare del bene agli altri (paropakâra) è il rimedio più efficace; per l’infezione primaria dell’irrequietezza (ashânti) e per la malattia dell’attaccamento al mondo, Bhagavân è la cura da seguire. L’Organizzazione deve dedicarsi a procurare questi rimedi ai sofferenti. Un’organizzazione spirituale è in verità al di sopra di tutte le normative; il regno dell’Âtma è oltre i limiti dei regolamenti. In questo senso, le regole sono prive di significato o superflue nelle Organizzazioni Sathya Sai, ma, per soddisfare le leggi dello Stato che ha a che fare con associazioni di questo tipo, è necessario adottarne alcune.
Per esempio, chi può essere membro di queste Organizzazioni e quali sono i suoi requisiti?
(1)  Naturalmente deve essere un aspirante desideroso del progresso spirituale.
(2)  Deve avere piena fede nel Nome che l’Organizzazione porta e, nel propagare quel Nome, seguire un comportamento che si attagli al Suo Messaggio e alla Sua Maestà.
(3)  Inoltre, il membro deve guadagnarsi la reputazione di persona buona. Queste sono le qualifiche necessarie; nient’altro conta. Non occorre possedere denaro, terre, istruzione, influenza, autorità o posizione ufficiale.

L’impegno deve esser preso proprio nel profondo del cuore

Se avete queste tre caratteristiche, vi assicuro che, anche se non fate parte di alcuna organizzazione che porti il Mio Nome, avete un posto qui (Baba indica il Suo Cuore – N.d.T.).
Le Organizzazioni devono essere tali da rappresentare, per i membri, dei luoghi adatti ad approfondire la loro disciplina spirituale, a coltivare le virtù e a superare l’ego tramite il contatto con degli operatori che siano liberi dalla più piccola traccia di quel veleno mortale. Se si ottiene questo, il successo è certo.
Quali sono poi i doveri dei membri e dei responsabili? Voi sapete che lo Stato vi chiede di fare un solenne giuramento quando assumete un incarico o accettate un mandato; similmente, ogni membro e ogni responsabile deve fare un giuramento che provenga dal profondo del cuore prima di impegnarsi nelle attività: “Swami! Proteggimi da ciò che potrei commettere od omettere inficiando le tre qualifiche che Tu hai stabilito. Benedicimi con la capacità, l’intelligenza e l’entusiasmo necessari all’esecuzione del compito a cui mi sto dedicando per il mio stesso progresso. Guidami sulla giusta via, spargi su di me la Tua Grazia in modo che io possa guadagnare un buon nome in questo tentativo. Difendimi dalla tentazione e dai passi falsi.” Pregate così quando vi alzate dal letto all’alba; andando a letto la sera, riflettete sulle vostre attività della giornata esaminandole per vedere se siate andati contro qualcuna delle condizioni suddette e, se qualche errore è stato commesso involontariamente, pregate affinché non accada di nuovo. Decidete di dedicarvi in questo modo e con questi ideali al lavoro futuro.

Nelle Attività Sai non diventate fanatici
Un altro punto che voglio mettere in risalto è questo: in questa terra ci sono molte altre organizzazioni con obiettivi spirituali gestite sotto nomi differenti, che si riferiscono ad altri nomi e forme di Dio come Râma o Krishna. Voi sapete che la cultura indiana chiede che siamo riverenti nei confronti di tutti i Nomi e le Forme della Divinità Una. Nelle vostre Organizzazioni, ci può essere qualcuno che insiste affinché si cantino soltanto i bhajan di Sai e siano usati solamente il Nome e la Forma di Sathya Sai. Questo è un grosso errore: così voi disonorereste Sai. Se vi attaccate a Sai e vi distaccate da Krishna, ottenete un “più” qui e un “meno” là, e il risultato è zero. In questo ambito, non generate alcun fanatismo o settarismo; gli altri possono averli, ma questa non è una ragione per seguirli nello stesso errore. Fate del vostro meglio per evitare tale infezione. Se le altre organizzazioni hanno bisogno, andate ad aiutarle; questo farà sì che si rendano conto dell’amorevole natura universale del vostro atteggiamento. Inoltre, non incoraggiate chi coltiva differenze basate sulla regione, sul linguaggio, sulla religione o su altre motivazioni di pari inconsistenza. Per esempio, la gente che esagera queste diversità può argomentare che a Madras si debbano eseguire soltanto canti tamil o che nell’Andhra Pradesh si debbano intonare solamente canti telugu; se si cullano idee simili, esse minano la visione spirituale (âdhyâtmika), l’atteggiamento all’unità e unicità che sono la nota base dello spirito. Questo è un campo in cui la gioia, la soddisfazione e la purezza interiori sono più importanti dell’espressione esteriore.

Un consiglio sulla raccolta e l’impiego di fondi
A Me non piacciono le raccolte di fondi, ma, dato che certe spese sono necessarie, devo consentirle a condizioni molto precise. Ogni Organizzazione ha dieci o quindici persone in qualità di membri: qualunque spesa decidano di fare per il lavoro da svolgere, esse devono fare una raccolta tra loro senza chiedere aiuto al di fuori della cerchia. Logicamente, esse devono contribuire a seconda delle possibilità e limitare il lavoro alle risorse che possono reperire tra loro. Non fate progetti superiori alle vostre capacità, né andate in giro con delle liste, di persona in persona, per trovare i fondi; in questo modo, l’istituzione si fa un nome cattivo e voi non ne sarete risparmiati. Potreste dire: “Quando Swami però viene da noi, dobbiamo spendere molto per l’organizzazione dell’accoglienza.” No, Io non ho bisogno di decorazioni grandiose, di enormi padiglioni, archi, bandiere e fronzoli simili: Io chiedo soltanto un microfono per comunicare i Miei consigli alla gente. Anche una sedia è superflua! Posso parlare stando in piedi. Spendete con parsimonia per le necessità elementari e non vi impegnate in spese lussuose. Vorrei che spendeste tutto il denaro che vi avanza per alimentare i poveri o per qualunque obiettivo benefico simile. Il molti luoghi, si sta tentando di erigere dei templi per Sathya Sai, ma Sathya Sai sarà felice se sarà installato nei vostri cuori: quello è il tempio che Mi piace, non gli altri.
Quando cercate di costruire l’altro mandir, dovete andare in giro a cercare delle donazioni; la religione si è deteriorata in questa terra a causa di questo cercare donazioni e concederne. A dire il vero, la donazione più preziosa è una mente pura; date questa all’Organizzazione ed essa risplenderà. Vi rivelerò un metodo con cui devono essere raccolti i fondi in più di cui potreste aver bisogno per qualunque impegno dell’Organizzazione: calcolate prima di tutto il preventivo di spesa. Supponiamo che ammonti a mille rupie; informate i quindici membri e stabilite il giorno in cui si dovranno riunire. Quel giorno, mettete in una stanza riservata una cassetta sigillata recante una fessura sul coperchio e lasciate che ognuno vada da solo e depositi lì dentro quello che può. È anche possibile venir via senza metterci niente; c’è la libertà di farlo, non c’è obbligo. Se i fondi vengono raccolti di fronte a tutti, una persona che non è in grado di dare quanto le altre può sentirsi umiliata; quindi questo è il metodo migliore. Quando tutti hanno finito il loro turno, aprite la cassetta e contate l’ammontare: se è inferiore al necessario dividete quello che manca in parti uguali tra i soli membri e completate la raccolta. Se invece avanza qualcosa, mettetelo da parte per la successiva occasione. Non tenete liste, petizioni, blocchetti di ricevute e tutto il complesso di intralci delle campagne di raccolta fondi; quella strada vi porta a stratagemmi e falsità, alla competizione e alla calunnia. Fatelo in modo sacro, adatto ai sacri obiettivi che avete. Alcuni delegati suggeriscono di formare dei sottocomitati, ma ciò farà crescere il numero degli addetti e darà quindi spazio a errori ulteriori; lasciate la responsabilità a poche persone dedite. Il presidente di distretto curi che le piccole associazioni dei villaggi ricevano la guida appropriata e l’aiuto per portare avanti gli impegni che hanno assunto e invii in quei villaggi dei rappresentanti della cultura vedica che possano istruirli e ispirarli. Bisogna anche impegnarsi a diffondere la conoscenza spirituale e instillare il desiderio di disciplina spirituale (sâdhanâ) negli studenti e nei giovani.

Non ponete limiti alle celebrazioni di ricorrenze sacre

Le Organizzazioni Sevâ Sathya Sai devono tenere a mente la parola “sevâ” e affrontare il lavoro di servizio con entusiasmo. Il servizio deve essere diretto alla rimozione dell’indigenza fisica, ad alleviare la sofferenza mentale e al soddisfacimento degli aneliti spirituali. Alcune regioni vanno soggette a inondazioni, altre a siccità; l’Organizzazione deve sforzarsi di portare sollievo a chi soffre per queste e per altre calamità naturali. I gruppi bhajan, i satsang e i gruppi di devoti che sono ora costituiti devono diffondere il messaggio del Nâmasmarana, dei bhajan e del Nâma Sankîrtan a ogni ora e in qualunque luogo. Jayadeva, Gauranga e Tyâgarâja andavano in giro per bazar e strade cantando bhajan e canti sulla gloria di Dio; la loro estasi riempì di fervore divino decine di migliaia di persone. Ieri, qualcuno ha letto una lista di sacre ricorrenze che le associazioni devono celebrare; questo elenco citava Shivarâtrî, Navarâtrî, il Compleanno di Swami e il Gurupûrnimâ, ma voi dovete celebrare anche il compleanno dei Mahâtma che condussero l’uomo al Dio interiore e tutti i giorni che, per i vostri fratelli, sono sacri.
Non ponete limiti a queste celebrazioni e a questi giorni; fate di ognuno di essi un giorno sacro e colmatelo del ricordo di Dio e dei Suoi Messaggeri. Prima di tutto raggiungete l’unità tra di voi; non cercate gli errori negli altri o l’eccellenza in voi stessi. Abbiate fede piena nella Paternità di Dio e nella Fratellanza fra gli uomini e colmate ogni azione di riverenza e amore; incontratevi una volta la settimana od ogni quindici giorni o almeno una volta al mese, abbiate qualcuno che tenga delle conferenze o impegnatevi nei bhajan, nello studio o nella meditazione. Sperimentate l’emozione del cameratismo spirituale. A ogni membro dell’associazione devono essere assegnati degli argomenti su cui lavorare ed egli deve esser presente ovunque questi vengano trattati, a meno che non gli sia fisicamente difficile. Vi devo parlare anche di un altro punto: dovunque siate, qualunque sia il vostro lavoro, fatelo come un atto di adorazione, un atto di offerta, un atto di glorificazione di Dio che è l’Ispiratore, il Testimone, il Maestro. Non dividete le attività come “queste sono per il mio bene” e “queste sono per Dio”. Quando lavorate, non devono esserci cose rinviate, niente deve rimanere incompiuto; considerate tutto il lavoro un intero. Affermano le Scritture: “Non dovete lasciare alcuna rimanenza o residuo nei debiti, nelle malattie, nel sentimento di vendetta contro i nemici e nel ciclo di nascita e morte.” Finite tutto, andate fino in fondo: non dovete tornarci sopra. Se offrite tutte le attività ai Piedi del Signore e le liberate da ogni traccia di attaccamento egoistico, le conseguenze non vi legheranno: sarete liberi, sarete liberati, avrete la liberazione (moksha).


Madras (Chennai), 21 aprile 1967,
Prima Conferenza delle Organizzazioni Panindiane Shrî Sathya Sai Sevâ

(Tradotto da “Sanâtana Sârathi”, agosto 2010)