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19870924 - 24 settembre

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Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
06 maggio 1987

La base spirituale dell’educazione ai Valori


Ricordate la sacralità suprema della vita umana


La vita umana è altamente sacra e preziosa e va usata degnamente. Il corpo, la mente e l’Âtma costituiscono insieme l’entità umana. Le azioni sono fatte dal corpo, mentre la mente possiede la facoltà di apprendere. L’Âtma è l’Abitante, lo Spirito Divino presente nel cuore umano. L’Azione, la Consapevolezza e l’Essere sono i tre aspetti della vita umana che bisogna comprendere correttamente. Nonostante appaiano distinti, è l’unità di Azione, Consapevolezza ed Esistenza a costituire la pienezza della vita umana.

Prajñânam è Brahman
La psiche è impegnata in pensieri diversi e motiva i vari desideri e le azioni nell’uomo. Essa è conosciuta come manas quando è occupata nei pensieri buoni e cattivi; viene detta buddhi quando esercita il potere di discriminazione, e la si definisce citta quando esprime la volontà. Come manifestazione del Divino nell’individuo, è chiamata ahamkâra (senso dell’io). Antahkarana è il nome collettivo che li comprende tutti. Alla loro base c’è un principio fondamentale, conosciuto come Prajñâ (Saggezza Divina), che è stato descritto come discriminazione, intelligenza, comprensione e simili, ma non è nessuno di questi. In realtà, Prajñâ si riferisce a Brahman nell’uomo. I Veda dichiarano: “Prajñânam Brahman” (la più alta Sapienza sinottica è Brahman). Prajñâ è il Principio presente egualmente nel corpo, nell’antahkarana e nell’Âtma, per cui lo si può considerare come Consapevolezza Piena e Costante: la fonte di tutti i Valori nell’uomo è questa. Questo Prajñâ è permeato d’Amore e la Verità è l’eco che risuona dal Prajñâ ricolmo d’Amore. Tutte le azioni che sorgono da questo Prajñâ intriso d’Amore sono reazioni e costituiscono il Dharma. Shânti (la Pace) è un riflesso di questa Verità e del Dharma. Quindi, Verità, Rettitudine e Pace nascono, come reazione, riflesso e risonanza, dal Prajñâ che è saturo d’Amore. La sorgente e la natura della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell’Amore è la Non violenza (Ahimsâ) (l’atteggiamento per cui non si può neppure pensare di far danno a qualcuno). Quindi, l’uomo deve impegnarsi in attività che trovino tutte la motivazione in Prajñâ. La Verità non comprende semplicemente il riferire i fatti come uno li vede o ne ode il racconto; nel suo senso reale, essa trascende le limitazioni di tempo, spazio e circostanze. Praticare questa Verità trascendentale nella vita ordinaria è difficile. Il Vedânta (la parte finale dei Veda), le Upanishad, la descrive come Principio di Integrità (Ritam). Essa è fondamento dell’esistenza umana ed è in base a questa che tutti i fatti del mondo fenomenico andrebbero compresi. Non si deve agire sull’impulso del momento, non appena sorge un pensiero; si deve esaminare se un’idea sia giusta o errata e far seguire l’azione soltanto dopo aver ottenuto l’approvazione del cuore. Questo è il processo di coltivazione dei Valori: ciò che la mente pensa deve essere esaminato criticamente dal cuore e la mano deve eseguire la decisione corretta. Questo dovrebbe essere il prodotto principale del processo educativo.

Creatività e scienza
Noi discutiamo di Educazione ai Valori Umani (Education in Human Values, EHV). Ciò che sembra necessario non è l’EHV, ma il 3HV (Head-Heart-Hand Values), Valori di Testa-Cuore-Mani. La mano deve mettere in atto le idee provenienti dalla testa quando queste sono approvate dal cuore. Questo triplice processo è stato descritto dal Vedânta come Trikârana Shuddhi (unità di pensieri, parole e azioni). Le attività che sorgono dal Trikârana Shuddhi trovano espressione in due maniere: una tramite la creatività artistica e l’altra attraverso l’esplorazione scientifica, di cui la prima è sommamente importante. Il senso estetico è basato sull’immaginazione creativa. Uno scultore, che desideri scolpire una forma da un pezzo di pietra, deve averne l’immagine nella mente. Questa immaginazione trova in lui l’impulso creativo. Se la fantasia creativa non c’è, nessuna scultura può venir fuori dalla pietra; quindi l’immaginazione e l’impulso creativo vanno compresi correttamente. Ambedue sono radicati in Prajñâ, la Sorgente Divina di ogni attività creativa. All’opposto di questa creatività estetica, troviamo la ricerca scientifica, principalmente interessata agli oggetti del mondo esteriore, che ha una visione orientata all’esterno. Anche questa ha comunque la sua base nella visione interiore (antardrishti).

L’integrazione nazionale deve diventare il nostro stile di vita

La scienza ha fatto notevoli progressi negli ultimi decenni. Senza dubbio, il mondo ha bisogno delle scoperte della scienza, ma questa, se si preoccupa solamente della sovrastruttura dimenticando la base, è fonte di molto disordine e difficoltà, e può causare ogni sorta di problemi. La scienza ha divorziato dalla spiritualità e dalla fede nel Divino. Molti pensano che essa possa creare un paradiso in terra, ma quale tipo di paradiso immaginano? Si tratta del godimento dei piaceri materiali e sensuali? Questo atteggiamento edonistico mina tutti i Valori Umani. La ricerca va avanti all’infinito, e la scienza cerca sempre risposte a vari interrogativi. Ma quante risposte sono corrette e soddisfacenti? Il clima di pace viene distrutto progressivamente dalla scienza; se si vuol garantire la pace, la scienza va condotta sui giusti binari e questo necessita di unità tra i popoli. Il servizio alla società deve diventare lo scopo principale. Tutti parlano del bisogno di unità del mondo, ma l’unità effettiva deve cominciare nell’individuo e nella famiglia; dalla casa deve poi allargarsi al villaggio, alla nazione e al mondo. L’integrazione nazionale vien fuori ogni volta che si verifica un attacco dall’esterno, ma, quando la minaccia cessa, l’integrazione viene dimenticata, mentre dovrebbe diventare una parte essenziale del nostro modo di essere, dovrebbe diventare uno stile di vita ed essere difesa quale importante valore. È di vitale rilevanza percepire l’unità che sottende all’apparente diversità.


I corpi sono molti, ma la vita è una;
gli esseri sono molti, ma la beatitudine è una;
le religioni sono molte, ma la Verità è una.


Questo è il tipo di unità che deve essere sperimentato nella profondità del cuore. La Consapevolezza Piena e Costante (Prajñâna) è la base della conoscenza secolare (Vijñâna) e abbraccia anche quella spirituale (Sujñâna); queste tre, unite, contribuiscono alla pienezza dell’essere umano.

La chiave dell’immortalità dell’uomo

La vita è un padrone esigente. Di qui la necessità di fare ogni cosa con attenzione. Questo è l’ABC della vita: Always Be Careful (fai sempre attenzione). Tutti dovrebbero ricordare sempre la sacralità suprema della vita umana. L’uomo può sperimentare la vera beatitudine solamente quando riconosce la verità, la pace e l’amore che emanano dalla conoscenza superiore e plasmare la sua vita su questa base. I Valori Umani non si possono mettere in pratica studiando dei libri o ascoltando delle conferenze; essi devono essere coltivati per mezzo dello sforzo personale.
Studenti! La vera educazione consiste nel santificare ogni cosa che si dice, ogni pensiero e ogni azione. L’umiltà è la base dell’educazione; coltivatela come primo passo.


Comanda il corpo, purifica i sensi, elimina la mente: questa è la via all’immortalità.


I Valori Umani sono essenziali non soltanto per gli studenti; tutti devono praticarli come caratteristica distintiva dell’essere umano. Quando qualcuno dichiara di essere un uomo, dice soltanto una mezza verità. Dovrebbe dire anche di non essere un animale; l’abbandono delle qualità animali e la pratica dei Valori Umani rendono l’uomo pienamente umano.

L’istruzione deve trasformare
Il processo educativo non sarà completo se non si acquisiranno la conoscenza generale e il buon senso unitamente alla specializzazione nei campi specifici. Molti famosi studiosi che ottennero risultati scientifici significativi, mancavano della conoscenza generale e del buon senso necessari nella vita quotidiana. Oggi abbiamo fatto progressi prodigiosi in molti campi della conoscenza, come la matematica, la fisica, la chimica e le scienze biologiche, ma non è stato fatto alcuno sforzo per studiare la spiritualità. Tutta la nostra conoscenza si limita allo studio della materia, delle piante e degli esseri viventi. L’istruzione deve andare oltre, verso una comprensione del Divino; solamente questa è vera istruzione. Il suo compito è di condurre l’uomo a essere una persona esemplare. Nel corso degli anni sono state fatte notevoli scoperte e formati scienziati insigni. Ma i Valori Umani sono stati promossi? E quale trasformazione è avvenuta nell’umanità? A queste domande non c’è risposta. La promozione dei Valori Umani deve diventare una parte integrante del processo educativo; è proprio per non aver acquisito i Valori Umani che oggi gli studenti si comportano spesso come demoni.

Orientate l’educazione verso i Valori Umani
I vicerettori e gli educatori si sono oggi qui riuniti per un incontro nazionale. Se essi si dedicano al compito di indirizzare l’istruzione ai Valori Umani, si possono fare considerevoli progressi in questo campo fondamentale. Per ripristinare la supremazia dei Valori Umani in tutti i campi della vita, deve essere costituita, da studiosi ed educatori di primo piano, un’associazione che non deve avere alcun vincolo con il governo; essa può raggiungere i suoi obiettivi soltanto se è autonoma e completamente indipendente. Ci sono insigni educatori nelle università che possono avere ottime idee, ma non hanno la libertà di dar loro seguito. Per questo, essi devono essere liberi di collaudarla e la loro autorità deve essere commisurata agli impegni assunti. I vicerettori potranno così promuovere i Valori Umani tra gli insegnanti e gli studenti. Se tutte le istituzioni educative si impegnassero congiuntamente a instillarli negli studenti, la nazione potrebbe diventare un esempio ideale per le altre. Oggi la scolarizzazione si è estesa notevolmente, ma, nella gente acculturata, non è aumentata l’apertura mentale. L’istruzione dovrebbe servire ad ampliare la visione e la mentalità delle persone; a ognuno dovrebbe essere dimostrato che il proprio benessere è indissolubilmente legato a quello della società.

La scienza e la spiritualità devono procedere insieme

Tutti dovrebbero essere orgogliosi dell’antica cultura di Bhârat e della sua eredità spirituale. La conoscenza spirituale e quella scientifica devono andare appaiate, non deve esserci dicotomia tra scienza e spiritualità; la beatitudine vera si può sperimentare solamente quando le due sono in sinergia. Lo sviluppo della scienza e della tecnologia, da sole, non aiuteranno la gente a liberarsi dai pensieri malvagi, dalle azioni e dai desideri cattivi perché la scienza, di per sé, non è in grado di elevare la vita; soltanto la spiritualità può promuovere i valori etici, lo spirito di tolleranza e l’equanimità. La scienza dello spirito è essenziale per lo sviluppo dei Valori Umani. La devozione a Dio è il primo stadio del viaggio spirituale, ma, invece di acquisirla, la gente rimane immersa nel “profondo oceano” della vita mondana. Quando l’Oceano di Latte fu zangolato, la prima cosa che emerse fu il veleno fumante (halâhala). L’amrita venne dopo. Quando si zangola l’oceano della vita terrena, la rinuncia (vairâgya) emerge per prima; il nettare della gioia viene dopo. Vairâgya è la rinuncia all’attaccamento a ciò che è fisico e materiale. Gli studenti dovrebbero cominciare coltivando lo spirito del rispetto reciproco e dell’armonia; questo condurrà al comportamento corretto. Se in un’istituzione educativa gli studenti crescono così, serviranno da esempio al resto del mondo. Gli studenti dovrebbero abbandonare inclinazioni meschine e limitate, e prepararsi a servire la società e il mondo. A qualunque conclusione siano giunti gli educatori e i vicerettori che sono intervenuti a questo incontro, voi studenti dovreste diventare i messaggeri che li diffondono nel mondo.


Prashânti Nilayam, 24 settembre 1987,
Auditorium dell’Istituto d’Istruzione Superiore Shrî Sathya Sai,
Incontro Nazionale sull’Orientamento ai Valori

(Da “Sanâtana Sârathi”, settembre 2011)