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19960710 - 10 luglio

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Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
Discorso del 10 luglio 1996

Seguite la religione dell’amore



“Un recipiente d’ottone produce un forte suono, mentre uno d’oro non lo fa.
Similmente, soltanto le persone di mentalità meschina
indulgono nell’ostentazione e nella vanteria.
Che necessità ha un vero devoto di mettersi in mostra?”


Scegliete Dio come vostro auriga e conducete una vita ideale

Gli studenti di oggi desiderano la ricchezza, l’amicizia e le posizioni elevate, ma non le virtù. Essi non devono avere niente a che fare con l’ostentazione. Il segno caratteristico di uno studente sono le qualità buone, le attività lodevoli e il buon comportamento. L’ostentazione e la vanteria non gli si addicono, ma, sfortunatamente, oggi gli studenti agiscono in modo contrario sprecando il tempo in compagnie riprovevoli, pensieri cattivi e comportamenti biasimevoli.

Comprendere è religione
L’ottone e l’oro appaiono simili, ma un recipiente d’ottone fa molto più rumore di uno d’oro. Gli studenti non dovrebbero mettersi in mostra e fare discorsi altisonanti. Parlate sempre dolcemente, con umiltà e sottovoce.


Non sempre si possono fare cortesie, ma si può sempre parlare cortesemente.


Parlate sempre con decoro e rispetto, e comportatevi in modo consono, come studenti ideali. La mente umana (mati), il destino (gati), la posizione (sthiti) e la ricchezza (sampatti) sono doni di Dio; come vanno usati? Sviluppare le qualità dell’uguaglianza, della solidarietà, dell’onestà e dell’amicizia è molto importante, ma l’uomo di oggi ha cambiato la sua mati in durmati (mente perversa). È la mente a rendere l’uomo buono o cattivo; il suo uso sbagliato lo rende egoista. Tutte le mata (religioni) nascono da mati (la mente); essa è la fonte di tutte le religioni del mondo.


Tutte le religioni danno soltanto insegnamenti buoni;
bisogna comprendere questa verità e agire di conseguenza.
Se “mati” è buona, come può una qualsiasi “mata” essere cattiva?
Ascoltate, o valorosi figli di Bhârat!


Tutte le religioni del mondo insegnano le stesse verità fondamentali e incitano l’uomo a seguire il Dharma. Tutte insegnano a rispettare la madre, il padre e il precettore. L’uomo deve sviluppare apertura mentale, rispettare i suoi anziani e farsi un buon nome. Voi trovate delle colpe nelle altre religioni soltanto a causa dei difetti della vostra mente; quindi fate un uso corretto della mente. Qual è il senso reale della religione? Comprendere è religione. Seguite la religione dell’amore: questo è il sacro principio insegnato da tutte le religioni del mondo. Anche se l’uomo non riesce a elevarsi al livello di Dio, dovrebbe almeno vivere come un essere umano autentico. Solamente chi vive con umiltà e in amicizia è un essere umano vero; questa verità è affermata anche dalla Gîtâ.


Colui che medita sull’Essere perfettamente saggio, senza età, dominatore di tutti,
più sottile del sottile, sostentatore universale, avente una forma inconcepibile all’uomo,
luminoso come il sole e lontanissimo dall’oscurità dell’ignoranza,
raggiunge davvero quell’Essere Supremo.


Chi è un poeta (kavi)? L’essere umano è un poeta? No, no. Certuni possono mettere insieme qualche parola, scrivere dei versi in rima e definirsi poeti, ma, se le parole non esistessero già, come potrebbero metterle insieme? Le parole esistevano prima dell’uomo ed è Dio ad averle create. Quindi, chi può veramente essere chiamato poeta? Colui che conosce il passato, il presente e il futuro è un poeta vero, ragion per cui Dio soltanto è il vero Poeta. Che cosa significa il termine purânam? Esso non si riferisce ai Purâna come il Râmâyana e il Mahâbhârata. I Veda si riferiscono al corpo umano come a puram (città); quindi, la consapevolezza che pervade questo puram è chiamata purânam. Questa Consapevolezza Divina brilla in ogni individuo; ne consegue che purânam indica la Divinità nell’uomo. Tale Divinità non è Vyashti Svarûpa, ma Samashti Svarûpa, il che vuol dire che la Divinità non è limitata a un individuo, ma è immanente in tutti. La Divinità è presente uniformemente in tutti sotto forma di consapevolezza; è per questo che i Veda dichiarano:


“Dio è l’Abitante di tutti gli esseri.”


In questo mondo ci sono regole e regolamenti che prescrivono forme varie di punizioni per i crimini e gli errori.


“Ciò che prescrive il codice di condotta per l’uomo è lo Shâstra.”


Un ladro che commette un furto viene arrestato e carcerato. Soltanto il suo corpo è sotto chiave in carcere; nessuno può incarcerare la sua mente che è libera di vagare dove vuole. Essa può andare a casa sua o al mercato o a casa di un amico. Un monarca può esercitare il controllo sui corpi dei suoi sudditi, ma non ha il potere di controllarne la mente. Solamente Dio può controllare la mente degli individui, per cui il termine Anushâsitâram (Colui che prescrive la condotta di tutti) si riferisce a Lui.

L’uomo dovrebbe vivere come un essere umano
Le Upanishad si riferiscono a Dio come “Colui che riluce sfolgorando ed è oltre l’oscurità dell’ignoranza”. Egli brilla con la luminosità di un miliardo di soli e illumina la mente e l’intelletto di tutti. I saggi realizzati dei tempi vedici dichiararono:


“Io ho visualizzato l’Essere Supremo che riluce dello splendore di un miliardo di soli
ed è oltre tamas, l’oscurità dell’ignoranza.”


Questi saggi dichiararono di aver visto Dio. Dove Lo videro? Essi videro Dio dietro l’oscurità. Che cosa significa “oscurità”? Significa ignoranza. I rishi non Lo videro nel mondo fenomenico, ma in quello interiore, nel firmamento del loro essere interiore. In ogni uomo, Dio brilla oltre l’oscurità dell’ignoranza con fulgore infinito. Quando egli vive come un essere umano e si comporta come tale, può diventare Dio; allora diviene eterno come l’oro che non muta con il passare del tempo. Se piantate un seme, dopo un po’ esso andrà incontro a cambiamenti, ma, se sotterrate dell’oro, questo non ne subirà alcuno per quanto lo teniate lì. Se lo mettete nel fuoco, non ne sarà distrutto, anzi aumenterà in brillantezza. Non si può dire lo stesso dell’ottone. Similmente, quando la mente umana viene sottoposta a raffinazione, la sua luminosità non diminuisce, ma diventa sempre maggiore. L’uomo dovrebbe sforzarsi di comprendere la natura della mente. L’oro e l’ottone possono sembrare uguali, ma, se li ponete nel fuoco, ne vedrete la differenza. Così il sale e la canfora possono apparire uguali, ma, quando li ponete sulla lingua, ne scoprirete la differenza. Per questo, la gente non si può giudicare dall’apparenza esteriore. L’uomo dovrebbe sforzarsi di vivere in modo coerente alla natura umana; oggi si vedono esseri che sono umani soltanto nella forma, ma non nella pratica.


Chi vive in questo mondo deve per prima cosa comportarsi come un essere umano.
Colui che continua a elogiare le cattive azioni degli altri è uno sciocco.
Acquisite la conoscenza dell’Âtma e abbiateNe la visione.
Questa è l’essenza di tutta la conoscenza, l’insegnamento dei Veda.


Queste sono le verità propugnate dai Veda, le mete di tutti i percorsi, il sostegno di tutti gli esseri viventi e la radice di tutta la creazione. L’uomo dovrebbe impegnarsi a comportarsi come un essere umano vero. Tutti i suoi pensieri, sentimenti e azioni devono essere puri e sacri; egli deve formarsi un carattere elevato, coltivare le qualità della generosità e dell’amicizia e ottenere la beatitudine. Per ottenere lo stato di beatitudine, l’educazione corretta è essenziale.

Fate di Dio il vostro auriga
Vid significa “illuminazione”; quindi ciò che illumina l’intelletto dell’uomo è Vidyâ (la conoscenza della Realtà). Essa fa risplendere l’Umanità nell’uomo, mentre l’istruzione moderna gli crea agitazione invece di promuovere la sua elevazione. Oggi, c’è agitazione dovunque guardiate; gli studenti moderni sono indolenti negli studi e attivi nel prendere parte alle agitazioni.


Ruggine e fuliggine è la pigrizia;
oro e ristoro è la solerzia.


Quindi non date mai spazio all’indolenza che non è la qualità di uno studente. Solamente coloro che non sono interessati agli studi maturano questa qualità negativa dell’accidia e sprecano tempo, denaro ed energia causando nei loro genitori grande ansietà. Quando gli studenti fanno gli scioperi, i genitori stanno in ansia per il loro futuro. Gli studenti devono procurare un buon nome ai genitori; devono comprendere che il sangue, il cibo e la testa sono doni dei genitori, per cui devono esser loro grati, e non causare loro ansia. Voi dovete diventare studenti ideali di questo tipo. Io chiamo amorevolmente questi studenti bangaru (pepite d’oro)! Tutti gli studenti devono diventare pepite d’oro. Di quale tipo d’oro? Non placcati d’oro, ma d’oro massiccio! Come potete diventare d’oro puro? Voi potete diventare oro puro solo quando acquisite purezza di cuore e sentimenti sacri e vivete una vita ideale praticando purezza di pensieri, parole e azioni (trikârana shuddi). Si dice: “L’oggetto di studio adatto all’umanità è l’uomo.” L’uomo dovrebbe coltivare le qualità della gentilezza e della compassione; solamente così merita di esser definito “Umano”. Voi non siete soltanto uomo, ma umanità! Oggi la gente usa il termine umanità senza conoscerne il significato reale. L’uomo può elevarsi al livello del Divino se sviluppa le virtù. Dio non è in qualche altro luogo: voi stessi siete Dio. Se avete un cuore puro, non siete diversi da Dio che è l’Auriga Eterno sempre presente nel vostro cuore. Egli è soltanto un auriga e non il proprietario perché quello siete voi. Il Signore Krishna è detto Pârthasârathi perché divenne l’auriga di Pârtha, Arjuna. Egli era soltanto l’auriga; il proprietario era Pârtha. In modo simile, se maturate la purezza di cuore e i sentimenti sacri, Dio sarà il vostro auriga e vi condurrà sulla via giusta. SceglieteLo quindi come conduttore e vivete una vita ideale.

Il servizio agli altri è servizio a Dio

Circa novant’anni fa, al tempo di Shirdi Sai Baba, a Nanded viveva una persona ricca di nome Wadia. Volendo egli visitare Shirdi, chiese consiglio a Das Ganu e disse che se la passava proprio bene, ma non aveva figli: “A che cosa serve tutta la mia ricchezza se non ho figli? Dato che vado a Shirdi per la prima volta, ti prego di dirmi come andarci.” Nello stesso villaggio viveva un mussulmano di buon cuore che la gente chiamava Moulisaheb. Egli lavorava come facchino e conduceva una vita dura, ma esemplare, diceva parole gentili e buone a tutti e consigliava di vivere una vita ideale. Egli stesso metteva in pratica ciò che consigliava. Una volta non riuscì a trovare lavoro per molti giorni e non aveva cibo per sfamarsi, per cui divenne molto debole. Nessuno andò ad aiutarlo. Un giorno che era steso per terra, il ricco Wadia lo vide in quella condizione pietosa e, venuto a sapere che non aveva preso cibo per molti giorni, disse al proprietario di un albergo di dargli da mangiare, aggiungendo che avrebbe provveduto lui al pagamento. Moulisaheb lo ringraziò ed espresse la sua gratitudine a Dio. Egli disse: “Dio è grande ed è il rifugio del diseredato.”


Dio è il vostro solo rifugio dovunque siate,
in una foresta, in cielo, in una città o in un villaggio,
in cima a una montagna o in mezzo a un mare profondo.


Dopo aver avuto le istruzioni da Das Ganu, Wadia andò a Shirdi con la moglie. Durante il darshan, Baba gli chiese di lasciare cinque rupie come dakshinâ (offerta). Essendo una persona ricca, egli subito tirò fuori il denaro dalle grandi tasche del suo lungo abito. In quel tempo, non c’era denaro cartaceo, c’erano soltanto monete e, quando Wadia porse la moneta da cinque rupie a Baba, questi disse: “Wadia, ora non ho bisogno di cinque rupie da te. Dammi soltanto una rupia e due anna, giacché mi hai già dato tre rupie e quattordici anna.” Wadia non poteva capire che cosa Baba stesse dicendo e pensò: “La gente parla molto bene di Baba, ma è veramente un grand’uomo o una testa matta? Quando mai sono venuto a Shirdi prima d’ora? Questa è la prima volta che Lo vedo: come può dire di aver già ricevuto tre rupie e quattordici anna da me? Com’è possibile? Comunque ho avuto il Suo darshan.” Così dicendo, offrì una rupia e due anna a Baba e ripartì per Nanded. Il giorno dopo, Das Ganu andò a trovarlo e gli chiese: “Sei andato a Shirdi, vero? Che cosa mi racconti?” Wadia non era contento dell’incontro con Baba e rispose: “Baba non mi è sembrato un grand’uomo, piuttosto una testa matta. Comunque anche in una testa matta può esserci del potere divino, ma io non Lo reputo gran che.” Das Ganu gli chiese di narrare l’accaduto e Wadia disse: “Quando L’ho incontrato, Baba mi ha chiesto cinque rupie come dakshinâ, ma nel riceverle ha detto che io Gliene avevo già date tre e quattordici anna, per cui dovevo darGli solamente una rupia e due anna. Io non avevo mai visto Baba prima; come può aver detto questo?” Das Ganu era un grande devoto di Baba. Rifletté sulla faccenda e pensò: “Baba non dice niente che non abbia significato. Egli è presente dovunque e in ogni essere e, se ha detto così, deve esserci una ragione.” Quindi disse a Wadia: “Ti sbagli. Possono esserci dei difetti in te, ma non possono essercene in Baba. Hai dato del denaro o fatto elemosine in questo periodo?” Al che l’altro rispose: “Mentre andavo in tonga (carrozza), tre giorni prima di andare a Shirdi, ho visto Moulisaheb giacere a terra in condizioni pietose non avendo mangiato per molti giorni, per cui ho incaricato il proprietario di un albergo di dargli del cibo che avrei poi pagato.” “Quanto hai pagato?” - gli chiese Das Ganu. Wadia inviò un domestico all’albergo e venne a sapere che il conto ammontava a tre rupie e quattordici anna, al che Das Ganu gli disse: “Vedi? Queste tre rupie e quattordici anna le hai pagate solamente a Baba e a nessun altro. Chiunque tu serva, servi Baba. Niente accade senza il Suo Volere.”


Neppure un filo d’erba si muove senza la Volontà Divina; perché dire questo o quello?
Dio pervade ogni cosa dalla formica a Brahma.
La gente che non comprende questa verità si lascia sviare dall’orgoglio di essere intelligente e colta,
ma nessuno, per quanto grande sia, sa che cosa lo aspetti in futuro.


Come potete predire ciò che accadrà tra un momento? Tutto fa parte del Gioco Divino. Dio è presente in tutti: chiunque serviate fate servizio a Dio. Questo è il principio più importante della cultura indiana e tutte le religioni concordano su questa verità. Das Ganu disse a Wadia: “Tu hai pagato tre rupie e quattordici anna per Moulisaheb e quella somma ha raggiunto Baba; è per questo che Egli ha accettato soltanto una rupia e due anna. Le storie di Dio sono così meravigliose e misteriose! Non formatevi quindi idee sbagliate su Baba.” Wadia fu sorpreso dall’udire questo e pensò: “Il calcolo di Baba è corretto e perfetto; è per la mia mancanza di intelligenza che non ho compreso la Sua grandezza.” Il giorno dopo, Wadia e la moglie ripartirono per Shirdi assieme a Das Ganu. Quando le donne vi accompagnano ci sono sempre dei ritardi, per cui quest’ultimo giunse a destinazione prima di loro e Baba gli chiese: “Che cosa ha detto Wadia? Quanto aveva dato a Moulisaheb?” In quel mentre, Wadia arrivò, udì la conversazione tra loro e, comprendendo l’onniscienza di Baba, cadde ai Suoi piedi e chiese perdono. Essendo ricco, egli aveva portato un cesto di frutta, da offrire a Baba, che conteneva anche alcune banane. Baba ne prese quattro, chiamò la moglie di Wadia e gliele dette. Ella raccolse le banane nella parte finale del sari mentre Baba le diceva: “Mangiale, non darle a nessun altro: avrai quattro figli.” Prima di andare a Shirdi, Wadia aveva visitato molti sâdhu, sannyâsin e astrologi. Gli astrologi erano ben contenti di avere un cliente ricco come lui e gli spillavano molti soldi, dicendogli ogni sorta di cose, che i pianeti erano favorevoli o meno e altro, ma nessuna delle loro predizioni si avverò. Alla fine egli andò da Baba, ricevette le Sue benedizioni e, l’anno dopo, come Baba aveva affermato, Wadia fu benedetto con un figlio paffutello; lui e la moglie lo portarono a Shirdi e lo posero ai Suoi piedi.

Seguite i princìpi della cultura indiana
Conoscere le vie di Dio non è possibile ad alcuno. Nessuno può dire quando, dove e come qualcosa accadrà. Avendo ottenuto la nascita umana, voi dovreste vivere come esseri umani; allora Dio Stesso vi riconoscerà il merito. A questo scopo, la mente deve essere pulita e pura come uno specchio. Un recipiente d’ottone fa più rumore di uno d’oro; siate come l’oro: non mostrate mai ostentazione, aspirate alla felicità vera, non diventate esseri umani artefatti, siate persone di cuore e otterrete ogni cosa dalla vita.
Studenti! Per effetto della vostra età, a volte fate degli errori; una volta che li avete corretti, dovete far attenzione a non ripeterli. Non dovete ripetere gli stessi errori per tutta la vita. A volte sbagliate inconsapevolmente; quando vi accorgete dell’errore, non ripetetelo. Siate consapevoli di che cosa state facendo, fate attenzione a dove vi dirigete e adorate con adeguata comprensione. Prima di fare il passo seguente, guardate ciò che avete di fronte, si tratti di uno spino, di un sasso o di un escremento di vacca. Non fate errori per ignoranza. Anche il Santo Tyâgarâja disse: “O mente, medita sul Nome di Râma con giusta comprensione.” Egli disse che si deve recitare il Nome di Dio con consapevolezza e comprensione; non ripeteteLo meccanicamente come un registratore o un grammofono. RecitateLo con tutto il cuore e con piena consapevolezza. Il canto del Nome Divino deve venire dal profondo del cuore e non semplicemente dalle labbra; allora diverrete oro puro. Praticate ciò che predicate e predicate solamente ciò che mettete in pratica: questo è il principio fondamentale della purezza. Se maturate una purezza simile alla vostra giovane età, il cammino futuro diverrà una strada regale e un letto di rose.
Studenti! Non date spazio a differenze basate sulla casta o sulla religione. Considerate tutti come vostri; tutti sono vostri fratelli e sorelle. Seguite il principio della Fratellanza dell’Uomo e della Paternità di Dio.


Aiuta sempre, non ferire mai.


Questa è la pietra di paragone della cultura indiana. Se condurrete una vita così sacra, sarete d’esempio non soltanto per Bhârat, ma anche per tutte le altre nazioni del mondo. Vi benedico affinché viviate una vita sacra e siate come l’oro.

(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajan Binâ Sukha Shânti Nahi…”)


Prashânti Nilayam, 10 luglio 1996,
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, agosto 2011)