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20021122 - 22 Novembre

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Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
22 Novembre 2002

Una lettera a Dio

 

Premessa: Il 22 novembre 2002, nel Sai Kulwant Hall, magnificamente decorato, si è svolta, con una brillante cerimonia, la 21 a convocazione dell'Istituto Superiore Shrî Sathya Sai.
Nessuna università può vantare la benedizione di avere, quale Rettore, il Rettore dell'universo, Bhagavân Baba.
Egli è giunto al seguito di una processione aperta dalla banda dell'Istituto e dagli studenti che cantavano gli inni vedici, assieme all'ospite d'onore, Sua Eccellenza Shrî A.P.J. Abdul Kalam, Presidente dell'India, al vicerettore dell'Istituto, Shrî S.V. Giri, e a tutti i membri del Consiglio Accademico.
Shrî S.V. Giri, nel suo discorso di benvenuto, ha messo in rilievo che la caratteristica di questo Istituto è quella di dare agli studenti la formazione fondamentale. Ha parlato quindi, in modo particolareggiato, delle attività che vengono intraprese nell'Istituto stesso durante l'anno accademico. Ha fatto riferimento alla rinuncia, da parte degli studenti, alle vacanze invernali a favore del progetto “grâma sevâ”, che consiste nel portare cibo e abiti ai poveri dei villaggi vicini.
Ha parlato del Corso Estivo sulla Spiritualità e Cultura Indiana, che si è tenuto nel mese di maggio, in cui gli studenti hanno avuto il privilegio di essere considerati ospiti del Rettore.
Il vicerettore ha fatto un riferimento particolare alla bellissima “Danza del Leone” e alla suggestiva rappresentazione teatrale messe in scena dagli studenti dei vari campus durante l'incontro annuale dello Sport e della Cultura tenutosi a gennaio.
I laureati dell'anno in corso sono stati quindi assistiti, nel Giuramento all'Istituto, dal vicerettore.
Baba, nella Sua infinità bontà, ha offerto medaglie d'oro agli studenti che si sono maggiormente distinti.
Nel discorso indirizzato agli studenti, Sua Eccellenza Abdul Kalam li ha spronati a seguire il sentiero della Conoscenza, dell'impegno e della perseveranza fino al raggiungimento dei più alti obiettivi della vita. Ha fatto riferimento alla sua visita del mattino all'Istituto di Studi Superiori Shrî Sathya Sai e all'Istituto di Scienze Mediche Shrî Sathya Sai, dove ha percepito che soltanto in tali meravigliosi campus possono essere coltivate splendide menti.
Citando Baba ha detto: “Dove c'è rettitudine nel cuore, c'è bellezza nel carattere. Dove c'è bellezza nel carattere, c'è armonia nella casa. Dove c'è armonia nella casa, c'è ordine nella nazione. Dove c'è ordine nella nazione, c'è pace nel mondo.”
Il Presidente ha dichiarato che questa splendida connessione tra cuore, carattere, nazione e mondo può provenire solamente da una personalità divina. Si è pertanto congratulato con gli studenti per aver avuto l'opportunità e la benedizione di vivere in tale ambiente.
Swami ha poi dato il Suo Messaggio benedicente agli studenti uscenti., invitandoli a ritornare di tanto in tanto a Prashânti Nilayam, in modo da poter ricaricare le loro batterie spirituali e santificare la loro vita.
Il programma ha avuto termine con il canto dell'Inno Nazionale.
Alle ore 18, nell'Auditorium Pûrnachandra, gli studenti hanno inscenato una rappresentazione teatrale intitolata “Sâ Vidyâ Yâ Vimuktaye” (La vera educazione conduce alla liberazione). La rappresentazione metteva in risalto la gratuità dell'insegnamento fornito dagli Istituti Shrî Sathya Sai e l'importanza di ciò che significa, per migliaia di studenti, poterne beneficiare.
In chiusura, Swami ha graziosamente consegnato un ricordo a tutti i partecipanti.

“Colui che, conoscendo esaurientemente l'essenza dei Veda,
avrebbe potuto insegnarli persino agli antichi rishi, è un buon insegnante.
Ha un nobile comportamento colui che, con consumata arte scultorea,
sa far danzare le pietre inerti.
È esperto in belle arti colui che, con sottile abilità,
riesce a far cantare i propri figli, facendo da essi affiorare il meglio.
Ci sono tanti insegnanti, ma a che servono se nessuno di essi
è disposto ad ascoltare il pianto della gente angosciata?
Non resta nient'altro da comunicare, o nobili e virtuosi membri di questa assemblea!”

 

Studenti e studentesse!
Che cosa s'intende per “educazione”? Che tipo d'educazione dobbiamo acquisire? Quali devono essere i modelli educativi? Quale tipo d'educazione serve per elevare il genere umano? Che risultati si ottengono dall'attuale sistema educativo?
È un vero studente colui che riflette e comprende appieno il prabhava  (l'effetto o il potere) di questi pañcha tantra  (cinque punti relativi all'educazione).
Vijñâna  (la Conoscenza Suprema) e Prajñâna  (la Suprema Saggezza) non sono semplicemente i prodotti dell'educazione: l'uomo acquisisce questi sacri poteri solo attraverso un affinamento dell'educazione stessa.
Che cosa significa “cultura”? Non si tratta di una speciale convenzione. Nella vita quotidiana, l'uomo fa esperienza degli effimeri sentieri della menzogna e della falsità: cultura significa trasformarsi incanalando queste due nel sentiero autentico ed eterno e cercare di vivere un'esistenza divina.
Dove si trova questa sacra Divinità? Essa danza in ogni essere umano come Satya Svarûpa  (Incarnazione della Verità). La Verità è il Dio manifesto per ogni essere umano sulla terra. Non è il Paese che dovete proteggere; non è il Paese a dover essere sostenuto. Se sosterrete la Verità e il Dharma,  la nazione sarà (a sua volta) da essi protetta.
Solo quando si proteggeranno la Verità e il Dharma, l'intero universo potrà godere di assoluta prosperità. Tutto l'universo poggia sulla Verità e il Dharma.

L'intera creazione è emersa dalla Verità
e, di nuovo, si fonderà nella Verità.
Non è possibile trovare luogo ove non vi sia
lo splendore della Verità.
Questa, vedete, è la pura Verità.

Ogni essere umano ha la Verità e il Dharma come proprio fondamento. Verità e Dharma proteggono l'universo, ma l'uomo, incapace di riconoscere ciò, subisce svariate sofferenze.
Incarnazioni dell'Amore!
L'educazione non è semplicemente un esercizio e non è finalizzata a guadagnarsi da vivere. Si deve comprendere che essa ha, come scopo, il raggiungimento dell'obiettivo della vita.

 

Il sacro Paese di Bhârat
Studenti!
Da dove venite? Siete nati in questa sacra terra di Bhârat. Dove vi trovate? Vi trovate nella terra di Bhârat. Siete però incapaci di comprenderne la natura. Sebbene nati e cresciuti i questo Paese, non siete in grado di riconoscere la vostra nobile natura.
La terra indiana è karma bhûmi  (la terra dell'azione), in cui compiere il proprio dovere. Essa è il luogo in cui, attraverso l'espletamento del dovere, si accumulano meriti, è quindi chiamata “punya bhûmi” (terra del merito).
Si deve riconoscere la Verità secondo cui l'India serve a far sì che l'umanità si dedichi al sacrificio, propaghi la Divinità e condivida l'Amore. È l'India che provvede a far sì che si persegua ciò che procura merito: per tale motivo è stata definita “punya bhûmi” (terra del merito).
Qual è l'intima relazione fra questa terra e Dio?
Questa è una mano. Questa è una gamba. Questa è una testa. Questo è uno stomaco. Tutte queste sono parti del corpo; esso, dunque, è composto da tutte queste membra. Nel corpo è presente la natura umana: con che cosa è correlata? Con la società; è collegata ad essa. E la società con che cosa è in relazione? Con prakriti  (la natura). E praktriti  a che cosa è collegata? Al Paramâtma  (il Divino). La natura, quindi, è un membro del Paramâtma; l'umanità è un membro della natura, la natura è un membro della società, la società è un membro dell'umanità.
Comprenderemo quindi il Divino solo quando riconosceremo la relazione fra queste parti e agiremo di conseguenza.

 

Senza dovere, non c'è diritto
Incarnazioni dell'Amore!
In effetti, se si chiudono gli occhi e si svolge una seria introspezione, si giunge alla conclusione che è la Divinità a permettere all'umanità di agire. L'uomo non potrebbe vivere un solo istante senza il Divino, ma, a causa dell'ego, pensa di poter vivere facendoNe a meno. Quindi, in un modo o nell'altro, egli passa il suo tempo, ma, lasciandolo semplicemente trascorrere in questo modo (senza discriminare fra il bene e il male), egli non lo santifica.
Viene prima il dovere o il diritto? Indagando sulla questione, (ci si rende conto che) la gente continua a dire: “Abbiamo diritto, diritto, diritto.” Da dove proviene questo diritto? Non potremo ottenerlo senza dovere. Quindi, solo quando si compie il proprio dovere si ottiene il diritto, che è il risultato del dovere stesso.
Come un bambino non può esistere senza la madre, così senza doveri non ci sono diritti. Dunque, il diritto non ha la priorità. L'uomo non ha affatto diritti. Solo quando compie il proprio dovere, il risultato di quell'azione si presenta come diritto.
Viene prima il corso d'acqua o la pioggia? Quando ci si pensa, (l'ovvia conclusione è che) è la pioggia a venire per prima. Solo dopo che la pioggia è caduta si forma un corso d'acqua: senza pioggia non potrà esserci il fluire delle acque.
Il corso d'acqua, quindi, può essere paragonato al diritto e la pioggia al dovere. Senza quell'essenziale dovere (la pioggia), com'è possibile avere questo diritto (il corso d'acqua), che è secondario?

 

La conoscenza del Sé è somma educazione
Studenti e studentesse!
State studiando per ottenere alte qualifiche accademiche. Tuttavia, a dispetto di quante esse siano, non si ottiene la pace della mente.

L'educazione profana è per la felicità di questo mondo,
l'educazione spirituale per la felicità dell'altro mondo.

Per ottenere ciò che serve sulla terra, è necessario acquisire un'educazione profana. Per avere l'altra educazione (quella spirituale), bisogna compiere degli sforzi incentrati sulla riflessione. La conoscenza spirituale, dunque, non può essere ottenuta con l'istruzione profana. Sta scritto:

Fra tutte le scienze, io sono la Scienza Suprema, quella del Sé.
Vera conoscenza è quella che concede la Liberazione.

(Bg . 10.32)

In fatto di educazione, si stanno percorrendo molte strade, essendoci dei dubbi. Gli uomini e gli studenti odierni sono incapaci di riconoscere la Verità secondo cui il genere umano ha in sé la Divinità. Gli studenti devono perciò comprendere innanzitutto questa Verità: “Chi sono io?”
Viene prima il dovere o il diritto? In questo, i genitori svolgono un ruolo fondamentale. (Nel rapporto) fra diritto e responsabilità, il diritto è essenziale (poiché comporta delle responsabilità). Gli studenti, però, non sentono affatto di avere delle responsabilità. Se la forza dei genitori non è in voi, come potete vivere in questo mondo? Dovete quindi proteggere i diritti dei vostri genitori. Solo se lo farete, essi riconosceranno il vostro senso di responsabilità e agiranno di conseguenza.
Nella cultura indiana, il primo posto è riservato alla madre e al padre:

La madre è Dio. Il padre è Dio.

 

Terrena, non trascendentale
La conoscenza scientifica, oggi, è (considerata) molto importante. Come ha potuto la scienza acquisire tanta grandezza? Ciò si è verificato a causa dell'istruzione profana, che è terrena, ma non è trascendentale.
Qual è il prabhava  (il potere) della scienza? Esso è incentrato sull'esplorazione di prakriti  (la natura). Trattare in ogni dettaglio la natura è stato definito “scienza”.
Dove ha avuto origine questo? In che modo si è sviluppato? Come continua a esistere? La scienza ci insegna tutto ciò. C'è, tuttavia, un principio fondamentale alla base di questo: è la spiritualità. Senza questa base spirituale, non esisterebbe affatto nel mondo il potere della scienza.
Churchill disse:

“L'uomo ha conquistato tutto, ma non ha conquistato se stesso.”
(Applausi)

L'uomo è incapace di conoscere se stesso. Egli riesce a scoprire ogni cosa, ma a che serve tutto ciò? Che scopo ha tanta conoscenza se non conosce se stesso? L'uomo odierno, dunque, vuole conoscere tutto dell'universo: attraverso la scienza, cerca di scoprire i segreti della natura. Dovrebbe invece chiedersi innanzitutto chi egli sia, quale sia la sua natura ecc. Se indagherà a fondo in tutto ciò, alla fine avrà una risposta. Quindi, innanzitutto, bisognerebbe scoprire il proprio potenziale.

 

La madre è Dio, il padre è Dio
Quando nel passato si tenevano convocazioni come questa, sapendo trattarsi di un importante evento, gli insegnanti, dopo essersi riuniti, erano soliti impartire questo insegnamento:

“La madre è Dio.
Il padre è Dio.
Il precettore è Dio.
L'ospite è Dio.”

Essi insegnavano questi princìpi fondamentali. Senza la madre, come potreste esser nati? La madre vi indica il padre, il padre vi indica il maestro, e il maestro vi conduce a Dio. Oggi, però, gli insegnanti che portano a Dio sono molto pochi. Indipendentemente dal mutare delle situazioni, solo la madre indica il padre. Solo la madre possiede questa autorità, nessun altro al mondo.
Oggigiorno, stiamo dimenticando la nostra vera e perenne madrepatria. Siamo inclini a dimenticarcene. I bambini devono invece comprendere l'essenza di queste madri (la propria madre e la madrepatria) e comportarsi di conseguenza.

 

Perché non servire il proprio Paese?
Studenti!
Oggi, voi prendete le vostre lauree e poi fate il vostro ingresso nel mondo. Ci sono (circa) duecento università in India, e sono attivi (circa) ottomila istituti superiori. Ogni anno queste università rilasciano lauree a parecchie migliaia di studenti che si spargono poi per il mondo. Ma che cosa fanno questi studenti? Dopo aver acquisito tanta istruzione, come si guadagnano da vivere?
In passato, si era soliti dare un'istruzione agli studenti perché potessero ottenere un lavoro; oggi, per poter avere un'istruzione, si deve imparare un lavoro.
Tuttavia, non è facile trovare lavoro e, a causa di ciò, che cosa fanno gli studenti? Vanno all'estero. E che cosa fanno dopo essere emigrati in un Paese straniero? Si adattano a fare lavori che non dovrebbero fare. Perché non svolgono lo stesso servizio nella loro nazione? Perché non lo attuano nella loro terra madre, l'India? (Applausi).
Gli studenti odierni si fanno un'istruzione, ma non considerano, come una priorità, la loro madreterra e non la servono. Servono, invece, altri Paesi. Questo non va bene; non è affatto educazione. La vostra vita deve essere dedicata a servire la nazione dove siete nati e cresciuti. Nella battaglia della vita, l'uomo deve farsi un'istruzione, rimanere saldo, diventare virtuoso e raggiungere la vittoria. Gli studenti odierni, però, non sono preparati a lavorare duramente.

 

L'importanza del lavoro
L'importante non è studiare e conseguire grossi titoli di studio. Ora c'è tanta gente che studia. Sono ormai più di cinquant'anni che l'India ha ottenuto l'Indipendenza; durante questi cinquant'anni, tante migliaia, molte centinaia di migliaia di studenti hanno conseguito titoli di studio superiore; ma che cosa fanno per la nazione? Essi non si impegnano affatto nel servizio alla società e non sono all'altezza della gloriosa tradizione di questo Paese. Per prima cosa, bisogna comprendere che esso è sacro. Come può uno, che non sa proteggere la propria casa, proteggere quella altrui?
Quindi, studenti!
Abbandonate l'idea di recarvi all'estero. (Applausi). Anche se non riuscite a trovare un impiego nel vostro Paese, restate qui e servitelo. Servite la vostra società e proteggetene la reputazione. Fate sì che la vostra madrepatria, la terra di Bhârat, ottenga una sacra fama. Fatevi quella reputazione che fa dire alla gente: “Questo studente è un eroe nell'azione e un eroe nella disciplina spirituale.” Oggi, dunque, bisogna proteggere il proprio Paese.
Voi tutti conoscete Abdul Kalam, Presidente dell'India, che oggi è qui presente. Fino ad oggi, non si è recato in Paesi stranieri (in cerca di lavoro e di denaro). (Applausi). Tutto ciò che ha incamerato, inclusa la sua preparazione scientifica, lo ha ottenuto in India. Quello che non c'è in questa nazione, in quale altro Paese può essere trovato? È detto:

“Ciò che non c'è in India, non lo si può trovare da nessun'altra parte.”

Ciò che non c'è nel Paese di Bhârat, non è rintracciabile in alcun altro Paese. (Applausi). Qui sono presenti ogni potere e ogni gloria. Dimenticando l'India, che risplende di buona fama e sacra reputazione, voi vi recate in indifferenti terre straniere. Che cosa ci andate a fare? Gli studenti che vanno all'estero vedono tutto ciò come una sorta di rappresentazione teatrale a lieto fine, e là usano l'istruzione che hanno ricevuto qui. Tutta l'istruzione che avete acquisto dovrebbe invece essere impiegata per la vostra nazione. Servite la gente del vostro Paese. Innanzitutto proteggete la vostra casa (patria): allora la vostra educazione verrà ritenuta davvero valida.
Perciò, prima di tutto, dovete chinare la schiena e lavorare. Dovete diventare eroi dell'azione. Non è bene che, invece di agire seriamente, passiate il tempo in chiacchiere inutili o autoesaltazioni.
Quindi, se si vuole ottenere una buona reputazione, bisogna piegare il proprio corpo e lavorare sodo.
Per diventare un grande albero, che cosa fa il seme una volta entrato nel terreno? Distrugge la sua forma per assumerne un'altra. Si trasformerà in un albero che darà dei frutti. Solo quando l'ego è distrutto si otterrà il vero frutto. Il seme perde completamente la sua forma originaria.
Allo stesso modo, bisogna abbandonare dehâbhimâna  (l'attaccamento al corpo) e sviluppare deshâbhimâna  (attaccamento al proprio Paese). Oggi non c'è deshâbhimâna.  Se si chiede agli studenti odierni: “Conosci l'inno nazionale?” essi risponderanno di non conoscerlo. Conoscono benissimo tutte le canzoni dei film, ma non sanno l'inno nazionale. Perché non cercate di glorificare Dio e inneggiare alla fama di questa nazione cantando:

Jana gana mana âdi nâyaka jaya hey
“Vittoria al Signore Supremo,
che regge la mente di tutto il popolo della Repubblica.”
(Primo verso dell'inno nazionale)

Oggi la gente non comprende il significato della propria madrepatria.

 

Imparare a rispettare gli altri
Studenti! Studentesse!
Dovete salvaguardare il rispetto del Paese, e sviluppare il rispetto del Sé. Escludendo questo, quale rispetto otterrete? Chi trascura il rispetto di Se stesso, non può avere neppure un briciolo di buona reputazione. Quello a cui dovete mirare, oggi, è dunque il rispetto di Voi stessi. Esso deriva solo dalla disciplina spirituale; non lo si otterrà con nessun altro mezzo.
Tutta la gente oggi, e anche gli studenti, desiderano solo queste tre cose: ricchezza, forza fisica e amicizie. Dov'è andato a finire il desiderio di virtù? Chi non ce l'ha, che se ne farà di forza, ricchezza e molti amici? Tutto ciò può esserci, ma a che serve se non c'è la virtù?
Riguardo all'amicizia, dire solo: “Ciao, ciao, ciao!” rimane unicamente a livello di rapporto superficiale. Perché l'amicizia sia tale, bisogna far emergere la virtù (il carattere), altrimenti, all'interno di quell'amicizia, ci sarà solo il vuoto. Dobbiamo, dunque, per prima cosa, acquisire la virtù. Occorre rispettare il prossimo: allora il prossimo ci rispetterà. Quando vi lamentate: “Nessuno mi porta rispetto”, vi siete mai chiesti se voi rispettate gli altri?
Quindi, rispettate gli altri e serviteli: essi, allora, vi rispetteranno e vi serviranno. Ciò che desiderate ricevere dagli altri, dovete prima darlo, offrirlo voi: solo allora ci sarà una reazione, una risonanza, un riflesso.
Quindi, imparate innanzitutto a portar rispetto agli altri. Rispettate i vostri vicini. Voi non vi interessate alla situazione in cui essi si trovano, ma siete profondamente presi dalla vostra. Questo non va bene. Le persone che vi circondano devono avere tutto il vostro rispetto. Voi potete essere ricchi, potete essere grandi e avere cibo e bevande a volontà, ma il rispetto non vi arriverà da tutto ciò: dovete, senza meno, acquisire le virtù, i valori umani: Satya  (Verità), Dharma  (Rettitudine), Shânti  (Pace), Prema  (Amore) e Ahimsâ  (Non violenza).

 

Dare priorità ai Valori Umani
Studenti!
Se non sviluppate i Valori Umani e dite di essere “umani”, come potrà la gente accettarlo? In questo modo non sarete affatto esseri umani. Lo sarete solo se svilupperete i Valori Umani. Se non possedete la qualità umana di rispettare gli altri, come potete attendervi che gli altri rispettino voi? Perciò, come prima cosa, proteggete i Valori Umani: essi sono in correlazione con l'essenza dell'uomo e sono qualità divine. Dobbiamo dare spazio alle qualità divine, ma non lo facciamo. Con esse, invece, possiamo sempre conseguire tutto.

Incarnazioni dell'Amore!
In tutti, c'è quella cosa unica: l'Amore. La Verità è il Dio manifesto. Egli è con voi, accanto a voi, in voi, intorno a voi e vi protegge in ogni modo. Non c'è bisogno che andiate alla ricerca di Dio dicendo: “Dov'è Dio?”
La Verità è il vostro Dio manifesto. Cercate di non allontanarvi mai dalla Verità. Indipendentemente dalla situazione, non abbandonatela mai. Non discostatevene anche se la vostra vita fosse in pericolo. La Verità, che è cosa autentica ed eterna, è vera Divinità.

Incarnazioni dell'Amore!
Un uomo può essere importante (bigger) e un altro un mendicante (beggar), ma la Verità, che si trova in entrambi, è la medesima. Se la proteggerete, tutti diventeranno Uno. È necessario ottenere questa Unità. Solo se comprenderete appieno questo Principio di Unità in tutti gli esseri, potrete davvero realizzare il Divino. Vedete l'unità nella diversità.
Osservate quante lampadine ci sono qui! Ce ne sono tante. Nelle lampadine, che sono molte, c'è una medesima corrente elettrica. Ravvisate, dunque, l'unità nella diversità.
A questo riguardo, la cultura indiana ha espresso il seguente assioma:

Tutto questo, in verità, è Brahma.

In tutto esiste questo: ciò è pura verità! Se la comprenderete, otterrete ogni saubhâgya  (fortuna, prosperità, successo). Non lottate per avere il vostro saubhâgya: esso è con voi e dentro di voi. Nessuno può carpirvelo; nessuno può rubarvelo. Perciò, proteggete quella Divinità, il saubhâgya.
Imparate parole buone: non date dolore a nessuno usando parole aspre. Non fate soffrire la mente di nessuno: parlate in modo tale da rendere felice la mente di tutti.

Incarnazioni dell'Amore!
Se le nostre parole sono buone, lo saranno anche le azioni.

Non sempre si possono fare cortesie,
ma si può sempre parlare cortesemente.

Solo parlando gentilmente farete grandi progressi e la società vi rispetterà. Otterrete un grande rispetto nella società.
Conoscete Lincoln, non è vero? Ve ne ho già parlato. Egli non aveva denaro per poter studiare. Per farlo, sedeva sotto la luce dei lampioni di strada, dato che la sua famiglia era molto povera. Non potendo comprarsi i libri di studio, se li faceva prestare dai suoi compagni di scuola, li leggeva durante la notte e li restituiva il mattino dopo.
Un giorno i suoi compagni lo derisero impietosamente dicendo: “Come potrà un simile mendicante portare a termini gli studi?” Egli tornò allora a casa piangendo. Sua madre lo chiamò accanto a sé e gli chiese: “Figlio, perché piangi? Qual è la ragione di ciò?” (Egli rispose:) “Madre, non ho neanche un soldo. Non ho neppure il denaro per comprarmi un tè. Per studiare, siedo alla luce dei lampioni di strada. Chiedo ai miei compagni di scuola di prestarmi i loro libri, li leggo, poi li restituisco. Conosco la situazione della nostra famiglia: so che non ci sono possibilità. Papà è solo un carpentiere.”
Che lavoro faceva sua madre? Si portava a casa i vestiti vecchi delle persone, li aggiustava rammendandoli e li riconsegnava. In tal modo, riusciva a racimolare un po' di soldi.
Fino a che punto sperimentarono queste difficoltà? Il duro lavoro, infine, portò loro rispetto (da parte degli altri).
(Queste erano le parole che Lincoln si sentiva dire da sua madre:) “Figlio, tu conosci la situazione in cui versiamo e agisci di conseguenza. Poiché ne hai preso atto e ti comporti adeguandoti ad essa, la buona sorte senz'altro ti arriderà. Al di là di tutto ciò che possa succedere, non rinunciare al rispetto di te stesso. Lotta per il rispetto del Sé. Quel rispetto ti porterà ogni altro rispetto.”
Egli, dunque, lottò per questo. Si dedicò poi a qualche lavoretto, come dipingere e riparare barche. Gradualmente assimilò le parole della madre e sviluppò il rispetto del Sé. A seguito di ciò, si fece veramente un buon nome nella società e riuscì poi a trovarsi un piccolo lavoro. In tal modo, poté provvedere, oltre che a se stesso, anche ai suoi genitori. Ottenne così una buona reputazione e si fece molto amare e rispettare da tutti. Venne il tempo delle elezioni, e tutti i suoi amici gli dissero: “Tu dici sempre la verità e lotti per il rispetto di te stesso. Se ti presenterai candidato alle elezioni, voteremo senz'altro per te.”
Ebbene, seguendo il loro consiglio, egli presentò la sua candidatura. Lo fece grazie al rispetto di Sé.
I suoi amici gli dettero il loro aiuto; egli però disse: “Non ho bisogno che mi aiutiate.” Grazie al fatto di aver affrontato tante difficoltà, Lincoln divenne Presidente d'America. Era vissuto in tanta povertà, ma, avendo maturato il rispetto del Sé, divenne Presidente degli Stati Uniti d'America. Che grande considerazione ottenne! Come se la procurò? Non per mezzo della ricchezza né della posizione sociale, ma solo tramite il rispetto del Sé.
Quindi, studenti!
Ovunque andiate, indipendentemente dalla situazione che possa verificarsi, non abbandonate mai il rispetto per voi stessi.

Io sono un uomo, sono un uomo, sono un uomo, non un animale!

Dovreste coltivare pensieri come questo. Oggi l'uomo vive immerso nei piaceri sensuali; è quindi profondamente legato ai sensi. Ma per quanto tempo potrà continuare a nutrirsi dei piaceri terreni?
Essi sono vacui. Tutti i piaceri fisici, legati ai sensi, scompariranno in un baleno. Quindi sviluppate il sacro rispetto di voi stessi. Solo quando coltiverete il rispetto del Sé, otterrete grande considerazione nel vostro Paese.

 

La costante protezione di Dio
Studenti e studentesse!
Tutti voi diventerete dei fari per il Paese. In virtù di ciò, questa sera i nostri studenti presenteranno una recita, riecheggiante la vita di Lincoln. La storia è incentrata su di uno studente che voleva diventare medico e studiare a tal fine, ma che non aveva la possibilità di comprarsi i libri di studio. Tuttavia, che cosa accadde? La madre gli disse: “Figlio, non preoccuparti! C'è Dio a dare costantemente la Sua protezione. Quindi, non affannarti.”
Sotto l'effetto di queste parole dettate dalla fede, un giorno egli si sedette e cominciò a scrivere una lettera a Dio: “O Dio! Si dice che Tu sia onnipresente. Anche mio padre l'ha detto e io credo fermamente nelle sue parole. Dato che io credo a ciò, se davvero Tu esisti, perché non esaudisci il mio desiderio e non Ti manifesti davanti a me?” Con queste parole, egli scrisse la lettera a Dio.
In quel mentre, suonò la campana, che lo chiamava al rientro in classe. Egli raccolse in fretta le sue cose e non si accorse che essa era scivolata a terra. Entrò quindi in classe credendo di avere la lettera, poverino, mentre essa era caduta. Se ne avvide un uomo di animo nobile che stava arrivando in quel luogo. “Si tratta solo di un ragazzo, poverino, che ha perso il suo scritto! ”- pensò, raccogliendo la lettera e poi leggendola. Essa cominciava così: “Mio caro Dio!”
“Pare che sia stata indirizzata a Dio”, pensò, e continuò la lettura.
Il ragazzo aveva scritto: “O Dio! Si dice che Tu sia onnipresente e che protegga tutti… Dato che io credo a ciò, ti prego, proteggimi, proteggimi! Fa' che possa laurearmi in medicina!”
In seguito, il giovane andò dal rettore dell'università, che era un'ottima persona. Questi gli disse: “Caro ragazzo, tu sei molto intelligente e sicuramente ti farai una notevole istruzione. Entrerai senz'altro al corso; io ti accetterò. Devi però pagare la retta.”
Sebbene fosse un ragazzo così intelligente, se non avesse potuto pagare la retta non sarebbe stato accettato. Pensando a tutto ciò, il rettore disse: “Al di là di quello che sono, l'ammissione ai corsi devo dargliela. Farò a meno del suo denaro: voglio solo che sia contento. Ciò che si ottiene con amore è impareggiabile!”
Così il ragazzo fu ammesso al corso e la cosa lo riempì di gioia. In lui, però, rimaneva questo triste pensiero: “Per questo corso, ogni mese devo pagare una retta. Dove prenderò il denaro? Non ho neanche un soldo! Anche un ciabattino ha un po' di soldi: io, invece, proprio non ne ho.”
La lettera, tuttavia, attraverso l'uomo che l'aveva trovata, che ne era rimasto molto colpito, era arrivata nelle mani del rettore, il quale aveva detto al giovane: “Figliolo caro, non avere preoccupazioni. Tu hai fede in Dio, e, senza meno, otterrai ciò che desideri.”
Infatti, che cos'era successo? L'uomo che aveva trovato la lettera era ricco. Egli era andato dal rettore e, dicendogli che l'autore di quello scritto era davvero un bravo ragazzo, aveva pagato in un'unica rata, tutti e cinque gli anni universitari. A quel punto, il rettore aveva fatto chiamare il ragazzo e gli aveva espresso quanto detto sopra, aggiungendo: “Mio caro, non preoccuparti affatto. Qualcuno ha pagato per te l'intero ammontare delle tasse universitarie.”
“Com'è potuta accadere una cosa simile? Chi ne è stato l'autore? ”- chiese il ragazzo stupito.
“Ora non posso dirtelo. Te lo dirò dopo che avrai conseguito la laurea”, rispose il rettore.
Lavorando sodo, il ragazzo riuscì a laurearsi brillantemente: ripensò allora alle parole del rettore e s'interrogò nuovamente sulla misteriosa persona che lo aveva aiutato. I suoi compagni di studi si congratularono con lui e gli dissero: “Diventerai un medico eccellente e guadagnerai un sacco di soldi.”
“Non cerco i soldi ”, affermò il ragazzo. “Ciò che ho appreso voglio impiegarlo nel servizio. Il servizio sociale è ciò che auspico per la mia vita. Devo fare servizio alla società. È giusto offrire il proprio lavoro gratuito: è per questo che ho studiato (senza pagare nulla) e, allo steso modo, farò servizio agli altri (senza chieder alcun onorario).”
Esistono ragazzi simili nel mondo odierno? Sono molto rari. È difficile che si ottenga denaro (in modo così miracoloso). Se non si pagano le tasse d'iscrizione, l'ammissione dei ragazzi a scuola sarà impossibile. Non appena un bambino nasce, occorre fare una prenotazione anticipata a scuola, poi gli si deve far riservare un posto pagando un importo che si aggira sulle 20.000, 30.000 o 40.000 rupie. Stando così le cose, come può acquisire un'istruzione chi non ha soldi?

 

L'occhio della saggezza
Nulla (di male) può capitare a chi ha vera fede, a chi adora Dio, a chi medita su di Lui e a chi nutre il rispetto del Sé. Questa fede, oggi, si è alquanto ridimensionata; ma com'è possibile vivere senza di essa?

Senza i due occhi della fede,
gli uomini oggi, in questo mondo,
sono diventati ciechi.

Se aprite l'”occhio della saggezza”, a che serve aprire gli occhi fisici? Se aprirete l'occhio della saggezza, conseguirete i risultati desiderati.

 

Senza elettricità
Incarnazioni dell'Amore!
Avete studiato negli istituti di Swami per tanto tempo. Andate dove volete a chiedere (a qualunque studente): “Hai mai dovuto spendere dei soldi (per la tua educazione)?” No. Mi sento a disagio se penso che, in qualche occasione, dobbiate spendere dei soldi (durante la vostra permanenza in questo istituto).
Vi rivelerò ora un piccolo episodio (accaduto qualche tempo fa), anche se in genere non parlo di queste cose.
Durante il periodo degli esami, gli studenti solitamente studiano tutta la notte e tengono la luce accesa. Un giorno, il direttore dell'ostello disse loro: “Anche se tenete la luce accesa, usatela con maggior parsimonia.” Affermò, infatti, che la bolletta della luce era piuttosto salata. Gli studenti, però, non dettero ascolto alle sue parole e continuarono a studiare (di notte per molte ore). Arrivò il tempo degli esami: due mesi prima, però, gli addetti del Dipartimento dell'Energia Elettrica avevano interrotto la fornitura di corrente (all'ostello), com'era loro dovere. Non era stata pagata la bolletta, quindi essi assolsero il loro compito. Non c'era più luce e gli studenti dovettero subire molti disagi. Non ci fu luce per quattro mesi.
Il direttore dell'ostello venne da Me e (spiegandoMi la situazione) disse: “Swami, da tanto tempo Ti prendi cura di noi. Poiché è stata tolta la luce nel periodo degli esami, gli studenti hanno avuto molti disagi.” “Sciocchino! Sono forse separato da voi? Perché non mi avete avvertito?”
Il direttore rispose: “Ma Tu spendi già tanto e Ti assumi così tante responsabilità! Come gravarTi anche di questa? Avendo questo timore, non Ti ho detto nulla.”
Poi gli chiesi: “Quanto c'è da pagare?” Egli rispose: “Dobbiamo 70.000 rupie.” Replicai: “Non preoccuparti e non dir niente ai bambini. Ti darò la somma occorrente. Vai a pagare e chiedi al Dipartimento di ripristinare la fornitura di corrente elettrica.” (Applausi).
Per il benessere dei ragazzi darò qualunque somma di denaro.

 

“Ci prendiamo cura di loro”
(Qualche tempo fa) lessi una storia sul giornale, anche se generalmente non leggo i giornali. Riferiva la triste storia di una madre e dei suoi tre bambini. Il padre era morto, e la donna, pensando che ormai nessuno potesse prendersi cura di loro, li aveva avvelenati. Dopo averli uccisi si era tolta la vita.
Nel leggere una tale notizia, Mi sentii molto amareggiato. Il Paese di Bhârat è “Annapûrnâ Kshetram” (il luogo della Dea della natura, dispensatrice di cibo). Quant'è terribile morire di fame in un posto simile! A quale infausto destino dovranno soggiacere quei bambini senza padre né madre?
Ritenendo quindi che cose del genere non debbano capitare, ho creduto opportuno offrire una collocazione a gente come questa e dar loro un ideale di vita. Doveva nascere una fondazione.
Su queste basi, abbiamo raccolto tutti i bambini orfani di madre e di padre, provenienti dalle aree di Bukkapatnam, Kottacheruvu e Puttaparthi. Se, a prendersi cura di loro, rimangono la nonna o il nonno, questi ultimi, impiegando ciò che hanno per i nipoti, non potranno più provvedere a se stessi. Non avranno più cibo a sufficienza per sfamarsi. Abbiamo dunque raccolto tutti i bambini in situazioni simili e sessanta di essi sono stati portati qui. Naturalmente non li abbiamo semplicemente radunati. Io ho detto loro con tono sicuro: “Miei cari, vi daremo cibo, un'educazione e ogni sorta di sostegno. Non abbiate alcun timore.” Con queste parole abbiamo accolto qui sessanta bambini. Ho anche detto loro: “Anche dopo che vi sarete laureati vi saremo d'aiuto. Fra non molto vi farò assegnare anche delle abitazioni.”
Detto questo, nel giro di un mese ho fatto costruire delle case per loro. (Applausi). Ciò fatto, li ho mandati a chiamare, dicendo loro: “Miei cari, creerò un deposito vincolato di 100.000 rupie per ciascuno di voi. Ora vi farete un'istruzione, e ci vorrà una decina d'anni perché arriviate alla laurea.”
Sono tutti bimbetti, poverini! (Ho poi aggiunto:) “Per allora, gli interessi avranno avuto un notevole incremento, raggiungendo un ammontare di 300.000 – 400.000 rupie. A quel punto potrete condurre una vita confortevole.”(1)
Quando dissi questo, nessuno di essi riusciva a crederMi. Come avrebbero potuto? Dato che il mondo è soggiogato dalla falsità, quando si dice loro la Verità stenteranno a crederci. (Applausi).

 

La gioia dei bambini
Paramahamsa accudisce i bambini con tanto amore. Ogni giorno li porta qui con l'autobus (per il darshan  di Swami), poi, sempre in autobus, li riporta alle loro case. Come stanno i bambini? Sono molto felici. Stanno imparando a recitare i mantra  vedici e sono sempre gioiosi. Se chiedo loro: “State bene, figlioli?” essi rispondono: “Che cos'altro potremmo desiderare, Swami? Dato che Tu sei presente nella nostra vita come l'albero che esaudisce ogni desiderio, che cosa ci manca?” (Applausi).
Sono così felici! Dove altro potrebbero ottenere una felicità simile? Se si desse loro del denaro, potrebbero avere la stessa felicità? No, non l'avrebbero. Poiché sperimentano un amore così esemplare, essi hanno sviluppato un grande affetto.
Noi intraprendiamo, allo stesso modo, altre sacre attività, ma non ci interessa pubblicizzarle, tanto non saremmo creduti. A che Mi serve il fatto che la gente ci crede o no? Basta che ci creda Io!
I bambini orfani devono essere curati, devono essere aiutati a migliorare. Sono esseri umani; non sono dissimili dagli altri esseri umani. Oltre che parlare, dunque, è necessario anche agire.

 

“Io provvidi alla sua educazione”
Studenti!
Tutti voi, per diversi anni, siete cresciuti in questo ostello. Ora, per voi, è giunto il momento di far ritorno ai vostri luoghi d'origine, di servire i vostri genitori, di trovarvi un lavoro adeguato. Ogni tanto potete tornare qui: questo perché, in qualche misura, potreste dimenticare tutto quello che avete appreso. Tornate pure qui: servirà a ricaricavi le batterie.
Riflettete: non importa comprendere l'alta filosofia.
Un giovane (Swami chiede al signor Raghupathy Rao di alzarsi – N.d.T.) – chiedeteglielo – rimase orfano di entrambi i genitori.
Quando venne da Me, sua madre era ancora in vita. Mi presi cura anche di lei. Dopo un po' di tempo le dissi: “Rimani nel pensionato studentesco di Anantapur, occupati delle ragazze e sii felice.” Dopo qualche tempo, anch'ella morì. A quel punto Mi feci portare qui il ragazzo e provvidi, sotto ogni aspetto, alla sua educazione. Ha già ottenuto la laurea di secondo grado, e ora tiene delle lezioni. (Applausi). Lavora come insegnante (al campus di Brindavan). Egli si è sempre impegnato con grande serietà nei suoi studi. Non è forse per voi un bell'esempio?
Mi sono preso cura di molti studenti come lui: è Mio dovere. Essi sono Miei. Non sono staccato dagli altri. Non è come se gli altri non fossero Miei. Io appartengo a loro ed essi appartengono a Me. (Applausi). Grazie al grande amore con cui ci si cura di loro, essi diventano poi persone ideali.
Egli (Raghupathy Rao) è una persona molto buona: non risponde mai male a nessuno e non chiede mai nulla agli altri. Una volta gli dissi: “Se hai bisogno di qualcosa, una qualsiasi necessità, non chiedere niente a nessuno. Vieni da Me, e Io ti darò ciò che ti serve.” Questo è il modo in cui Mi prendo cura di lui.

 

Ama tutti, servi tutti
La ragione per cui oggi vi racconto tutto ciò, è che questa Convocazione fa riferimento a questioni riguardanti gli studenti.
Se vi imbattete in chiunque si trovi in una situazione precaria, è bene che anche voi ve ne occupiate. Il servizio alla società è molto importante. È necessario quel servizio che sia orientato al benessere della società. Quindi:

Il miglior modo per amare Dio è: “ama tutti, servi tutti”.

Coltivate queste due cose. Amate tutti, servite tutti.
Lasciate che gli altri pensino e facciano quello che vogliono, ma voi imprimete bene nella vostra mente queste due cose. Servite adeguatamente i vostri genitori e non siate mai per essi motivo di scontentezza. Quando l'educazione si acquisisce in questi termini, ci troviamo di fronte alla sua essenza vera e propria.

L'educazione conferisce umiltà
e l'umiltà elargisce meriti.
Il merito procura ogni tipo di ricchezza,
con cui si consegue il Dharma.

Fate tutto il possibile per vivere con umiltà. Quale sarà l'essenza della vostra vittoria? L'umiltà stessa. Non date mai spazio all'ego. Sradicatelo, e, con fede nel vostro Sé, servite la società.

 

Nessuna penuria per i bravi ragazzi
Studenti che non possedevano neppure un centesimo, guadagnano ora un buono stipendio. Raghupathy Rao, ad esempio, ha uno stipendio che si aggira sulle 7000 – 8000 rupie fin da quando ha cominciato a lavorare. Se la cifra era così all'inizio, in futuro potrà diventare molto più alta. A ragazzi bravi come questi non mancherà mai nulla. Io stesso Mi prenderò cura del loro futuro. (Applausi).
Avevo chiesto al ragazzo (Raghupathy Rao): “Figliolo, vorresti andare all'estero?” (Egli aveva risposto:) “Non voglio andare da nessuna parte.” (E Io di rimando:) “Allora, resta. Avrai il tuo stipendio. Dovrò pur darlo a qualcuno, no?”
Di chiunque si tratti, a Me non piace che qualcuno lavori qui senza ricevere un salario. La gente, fuori, non lo sa: pensa che quelli che lavorano qui Mi diano dei soldi. Non sarà mai così; Io non prendo un centesimo da nessuno. I fondi necessari giungono a Me spontaneamente in virtù del buon lavoro che svolgo. Quando è necessario, tutto arriva da sé grazie al Mio buon lavoro. Centinaia di migliaia di persone vengono qui: ho mai chiesto denaro a qualcuno? Non l'ho mai fatto. (Applausi).
Ci sono devoti che vengono qui da 30 o 40 anni. Non ho mai chiesto niente a nessuno di loro. Non l'ho fatto e non lo farò. Porterò comunque a termine l'impegno intrapreso. La Mia missione andrà avanti: essa non fallirà.
I bambini devono essere ben accuditi. Tutta la gioventù deve diventare l'emblema di un alto ideale. Quando ci saranno questi ragazzi modello, quale felicità più grande potrà esistere? Solo ciò è la Mia proprietà. Molti chiedono: “Swami, qual è la Tua proprietà?” Gli studenti sono la Mia unica proprietà. (Applausi).
Io sono felice se crescono bene e si conquistano una reputazione veramente buona.

 

Al bando la pigrizia!
Studenti!
Oggi, quando vi verranno consegnate le lauree, anch'Io ve ne consegnerò una: l'università vi dà una laurea nell'educazione, mentre Io vi do una laurea in “Educare”. Essa è relativa all' Âtmânanda  (la beatitudine del Sé): solo questo significa “Educare”.
Perciò, Io Mi prenderò cura di ogni vostra necessità; voi, intanto, lavorate; piegate la schiena e lavorate. Non siate pigri. Non diventate pigri.

Ruggine e fuliggine è la pigrizia;
oro e ristoro è la Realizzazione.

Datevi seriamente da fare per ottenere questa Realizzazione.

 

Kalam ama tutti
Sono molto felice che Kalam (il Presidente dell'India) oggi sia qui e abbia partecipato (come ospite d'onore) alla nostra Convocazione. (Applausi). Egli possiede deshâbhimâna (attaccamento al proprio Paese). Qualcuno potrebbe pensare che egli abbia kulâbhimâna  (attaccamento alla propria comunità), ma non ce l'ha. È mussulmano, ma non fa affatto differenze: egli ama tutti e tratta tutti alla pari. Per studiare, non è andato in nessun altro Paese; non è andato all'estero. È sempre rimasto in India per formarsi tutto il suo sapere, ed è uno scienziato davvero eccellente, unico.
Ci sono tanti scienziati (nel Paese), ma essi sono come recita la filastrocca:

“Brilla tremula, brilla, piccola stella; mi domando chi tu sia.”

Gli scienziati, infatti, sono instabili (sono attratti dai Paesi stranieri). Kalam non è una persona del genere: non merita dunque note di demerito. Egli non ha alcun tipo di ornamento: il suo cuore è l'unico prezioso ornamento che possiede. Egli è un modello di virtù: ecco perché è diventato Presidente dell'India. (Applausi). Spero che rimanga in carica ancora per cinque anni e risollevi il Paese.
(Al termine del Discorso, Swami chiede: - N.d.T.) L'inno nazionale. Dovrebbe avere la precedenza su tutto, a dimostrazione di deshâbhimâna  (patriottismo, attaccamento al proprio Paese). Non ha senso dimenticare il proprio Paese. Ovunque si vada, l'inno nazionale dovrebbe rimanere nel cuore.

 

(La cerimonia si è conclusa con l'inno nazionale indiano cantato da tutti).

 

Prashânti Nilayam, 22 Novembre 2002
Sai Kulwant Hall
21a Convocazione dell'Assemblea dell'Istituto Superiore Shrî Sathya Sai
Versione Integrale
(Tradotto dal testo in inglese pubblicato da: www.radiosai.org)

 

  1. Come promesso, Swami ha poi consegnato a Paramahamsa, la persona addetta ai sessanta bambini adottati, un assegno da sei milioni di rupie da versare a loro nome, secondo lo “Shrî Sathya Sai Dînajanoddhârana Patâkâ”, il progetto ideato per aiutare i bisognosi.