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20021009 - 09 Ottobre

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Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

9 Ottobre 2002

Uno strumento musicale
da accordare coi buoni sentimenti

 

“L'intero universo è governato dal Divino;
il Divino è sotto il controllo della Verità,
la quale è padroneggiata dalla persona nobile.
La persona nobile è il Supremo Stesso.”

 

Incarnazioni dell'Amore!
Dio racchiude l'intero universo; l'universo è sotto il controllo della Verità, la quale fa propria la natura di Dio. L'essere umano controllato dalla Verità, è l'essere umano più nobile.
Molte persone compiono diverse sâdhanâ  per diventare nobili. Per quanto uno sia crudele, con la benedizione dei saggi e la loro compagnia, allontana le sue qualità cattive, le abitudini negative e si mette a percorrere la retta via.
Ogni cosa dovrebbe avere delle basi. Quando vogliamo scrivere una lettera, dovremmo prima fare delle considerazioni e porci delle domande, quali: “Che cosa dovrei scrivere? Come scriverlo? Che cosa andrebbe comunicato?” Solo dopo inizieremo.
Allo stesso modo, molti praticanti spirituali hanno il darshan  dei saggi e ascoltano i loro discorsi, tutte cose che fanno maturare i loro cuori. Ascoltando i discorsi dei sette saggi e seguendo i loro ordini, alla fine anche il malvagio Ratnâkara(1) fu in grado di unirsi alle buone compagnie. Egli diventò satvico (virtuoso), un uomo santo e un ideale per tutti i bharatîya. Egli divenne il maestro adatto a scrivere il Râmâyana.
Persino Prahlâda, il figlio di un demone, attraverso la pratica spirituale della ripetizione del Nome di Nârâyana, ottenne lo splendore divino. Grazie al continuo ripetere: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana”, lo splendore di Nârâyana entrò in lui. Da quel momento Prahlâda e Nârâyana ebbero la stessa Luce.

 


Parti della Mia eterna realtà
L'occidentale (Charles) Darwin era un grande sâdhaka. Ispirandosi a lui, anche un suo studente compì molte pratiche spirituali; seguendo i comandi del suo maestro, egli cercò di risplendere come lui. Ma non fu il solo. Furono infatti molti i grandi saggi che, considerandoli come prasâd  (dono divino), seguirono gli ordini del proprio guru; poiché obbedirono ai loro comandi, lo stesso splendore del Signore supremo brillò in tutti loro. In questo modo riconobbero che la Luce di Dio splende in tutti. È ciò che sta scritto anche nella Bhagavad Gîtâ:

Tutti gli esseri sono parti della Mia eterna Realtà.
(Bg. 15.7)

“Arjuna! Il Mio splendore è presente in tutti. La luce che risplende in te, è la Mia e non quella di qualcun altro.”
Dio è in ogni cosa. Egli splende nella luce dei cinque elementi e di ogni essere vivente. Avendo in noi il Signore, incarnazione dello splendore, perché soccombiamo alle situazioni dolorose? “Sto soffrendo; sono indebolito dal dolore; sono immerso nella sofferenza”: preoccuparsi in questo modo non è altro che stoltezza. Per quella parte di Dio presente in voi non esistono affatto preoccupazioni! Non c'è la minima traccia né di sofferenza né di dolore. Quando Dio, l'incarnazione della Beatitudine, è nel vostro cuore, come siete sciocchi a pensare in termini di dolore, dolore, dolore!

Tutti gli esseri sono scintille della Mia eterna Realtà.

“Io sono una parte di te e tu sei una parte di Me.” Quella parte di Dio non soccomberà mai al dolore, alla preoccupazione, alla sofferenza. Perché, allora, soffrite se avete in voi quella parte di Dio che non conosce dolore né ansietà?
Se vi basate su questo fatto, quando indagate, potreste trarre la conclusione che, poiché soffrite, Dio non fa parte di voi. Ma quando fate questi pensieri, quando pensate di possedere una parte demoniaca, quando pensate di possedere una parte negativa e tenete quella parte in voi, non vi date la possibilità di poter dichiarare: “Mamaivâmsho” (“Io sono una parte di Dio.”)

 

Una parte divina in ogni individuo
Nonostante possegga una parte divina, l'uomo la nega, affermando soltanto di esser vittima della sofferenza. Gli sembra quasi di essere influenzato da qualche demone. Non c'è nessun demone, non c'è nessuno spirito maligno! Il cuore ha un solo posto. Per questo Krishna ha dichiarato: “Mamaivâmsho”, ossia che il vostro cuore è una parte di Dio. Perché, invece, considerate questa parte di Dio in modo così negativo?
L'uomo di oggi è incapace di riconoscere che cosa sia una parte di Dio. Nonostante l‘abbia in sé, egli si comporta come se non avesse protezione, agisce in modo malvagio, tormentandosi come se racchiudesse un demone! No, no! Ogni cuore è divino, è propizio. Allora, perché si pensa che esso sia crudele, quando è invece pieno di Compassione? Allorché manifestate tale crudeltà, il vostro cuore smette di essere una parte di Dio e diventa parte di qualcosa di demoniaco; si trasforma in uno spirito maligno. In quel caso non siete più una persona, bensì un demone. Non ha dunque alcun senso che un cuore simile affermi: “Mamaivâmsho.”
Ogni cuore è una parte di Dio, e pensare che sia malvagio è solo un vostro errore. Per questo dovremmo allontanare una tale illusione. La Divinità è in noi, intorno a noi, dentro di noi. Tuttavia, La stiamo dimenticando. Contemplare la natura demoniaca e credere che il nostro cuore ne sia l'espressione, non è altro che deformazione. Persino i cattivi sentimenti che sorgono in voi, non sono altro che illusione e non veri sentimenti divini.
Dio è presente in ogni cuore, il quale non possiede una forma (fisica) specifica, né è presente in un solo luogo.

Con mani, piedi, occhi, testa,
bocca e orecchie che pervadono ogni cosa,
Egli permea l'intero Universo.

La Divinità, che è ovunque, non si trova solo all'interno del cuore. Krishna affermò: “Mamaivâmsho”, anche in relazione alla luce dell'Âtma. “L'Âtma, nel quale non esiste errore, è una parte di Me. Se sentite ci sia errore, è solo per colpa della vostra illusione e non colpa Mia.”
La Divinità, quindi, possiede buone qualità onnipervadenti. Per questo ogni uomo dovrebbe essere virtuoso. Invece, poiché si perdono le virtù e si alimentano le qualità negative, si è incapaci di sviluppare i sentimenti divini. Bisognerebbe prima di tutto allontanare le brutte qualità e splendere della luce della buona condotta. Solo così avrete il diritto di chiamarvi “esseri umani”.

 

Le buone compagnie
Per “vita umana” s'intende una vita sacra. Tutte le Upanishad  comparano la vita umana alla Divinità. Perché sentite di essere solo umani, quando le buone qualità, i sentimenti divini e la natura dell'Âtma  sono presenti in voi? La causa principale di questo errore è dovuta alle cattive qualità e alle cattive abitudini.
Acquisiamo la stessa natura delle compagnie che frequentiamo. È detto:

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.”

Ciò che c'è di buono o di cattivo in voi, può essere determinato dal tipo di gente che frequentate. Quando siete in cattiva compagnia, quando compite brutte azioni e vi riempite di sentimenti negativi, non va affatto bene che fingiate di essere divini e di possedere buone abitudini!
Ratnâkara, il futuro Vâlmîki, e tantissime altre persone, desideravano esclusivamente la buona compagnia. Nonostante Prahlâda fosse figlio di un demone, frequentò solo buone compagnie e, assieme ad esse, trascorse la sua vita.
(Shankarâchârya affermò:)


“Dalla buona compagnia, alla solitudine;
dalla solitudine, al distacco; dal distacco, alla fermezza;
dalla fermezza, alla Liberazione mentre si è ancora in vita.”

Qual è il significato di Devî Navarâtrî (le nove notti dedicate alla Madre Divina – N.d.T.)? Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî. Che cosa significa Durgâ? Chi è l'Essere simbolizzato da Durgâ? Durgâ vuol dire shakti, potere.
Sarasvatî non significa solamente imparare l'alfabeto(2). Sarasvatî è l'incarnazione della parola; è dunque Lei a proteggere le nostre parole e il nostro idioma.
Nel Gâyatrî Mantra  si recita: “Om Bhûr Bhuvah Svah.
Bhûr  è la materializzazione, ossia la materia solida. Ma tutto ciò muta. Il secondo aspetto è la vibrazione (bhuvah), simbolizzata da Sâvitrî. Ella riportò in vita il marito defunto. Per questo la vibrazione divina viene chiamata anche Sâvitrî.
Il terzo aspetto (Svah, l'irradiazione) è quello di Sarasvatî, la Divinità dell'intelletto. Nei Veda  è detto: “Prajñâna brahman” (“Brahma (Dio) è la Saggezza suprema”). Con il termine Prajñâna  non ci si riferisce alla saggezza ordinaria, ma a quel tipo di Saggezza immutabile, ossia Consapevolezza Totale e Costante (Applausi). Essa è detta anche “Incarnazione della Saggezza Suprema”. La Gâyatrî  ha quindi tre Nomi: Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî, la Divinità della Saggezza.

La  Gâyatrî protegge coloro che cantano la Sua gloria.

Gâyatrî (Bhûr, che presiede la materia – N.d.T.) tiene i sensi sotto controllo, mentre Sâvitrî (Bhuvah, il piano mentale – N.d.T.), che simbolizza la nostra vibrazione, mantiene sotto controllo la nostra intelligenza. Sarasvatî è la nostra Consapevolezza Totale e Costante che insegna l'immutabile Jñâna (la Conoscenza Suprema).

 

La causa prima della meschinità
Nonostante tale Divinità sia in noi, siamo incapaci di riconoscerne il potere. Andiamo in giro pareggiando le cattive qualità con le cattive abitudini. Per quale ragione? Abbiamo fatto un uso sbagliato dei nostri buoni sentimenti. Sono le nostre abitudini a esser la causa prima di una tale meschinità. Innanzitutto, quindi, dovremmo trasformarle.
Come poté Sâvitrî riportare in vita il marito ormai morto? Trasformò la sua vibrazione in vibrazione divina. Ella contemplava costantemente la Divinità; in questo modo la sua vibrazione diventò divina. Fu così che riportò indietro il marito defunto.
Non esiste niente a questo mondo che non si possa fare quando si hanno sentimenti divini. Possiamo addirittura ottenere cose molto potenti. La base di tutto ciò è l'Amore. Con l'Amore come base, il potere divino entra in noi. In questo mondo non esiste niente che l'Amore non possa conquistare.
Molti di voi sanno che ci sono asceti che compiono austerità nella foresta selvaggia, dimora di animali feroci. Tuttavia quegli asceti non hanno nessuna arma per difendersi, né fucili, né pistole. È l'Amore di Dio a proteggerli. Con l'arma dell'Amore, quegli asceti sono capaci di vincere qualunque animale feroce, distruggendone anche le qualità bestiali e trasformandole in Amore.
Le nostre qualità, dunque, cambiano in base alle compagnie che frequentiamo. Potete infatti notare come, chi sta in compagnia di persone negative, abbia pensieri negativi, e come i buoni pensieri sorgano in chi frequenta buone compagnie. Come sono i nostri sentimenti, così sono le nostre parole; come sono le nostre parole, così sono le nostre azioni, grazie alle quali diventiamo brave persone. Questo è l'unico modo in cui si potrà santificare il termine “essere umano”.

 

Chi è mânava, l'essere umano?
Si ripete tanto: “Mânava, mânava, mânava” (“Uomo, uomo, uomo”), ma questo termine non si riferisce esclusivamente a una forma con braccia, gambe, naso e bocca. Colui che ha una buona condotta non ferisce gli altri, e con l'Amore fa progredire il prossimo ed eleva il genere umano.
Chi è un “uomo”? Non solo chi possiede una forma umana. “Umano” è colui che si comporta anche come tale. Andrebbero promosse le buone qualità, si dovrebbero possedere buone abitudini, e risplendere della luce di una buona condotta. Bisognerebbe pronunciare buone parole e compiere le giuste azioni. Solo quando ci comporteremo bene, la Divinità entrerà in noi.
Dio non è da qualche parte, al di fuori, bensì con voi, al vostro fianco, in voi e vi protegge in tutti i modi. Non sentiteLo, quindi, distante. Per Divinità s'intende questo: il Divino siete voi! La Divinità, Dio, è ciò che avete dentro. Il canto divino, il sentimento divino e il suono divino dovrebbero quindi sorgere dentro di voi.

 

“Aiutare sempre, mai danneggiare”
Il corpo umano è come una vînâ(3) che suona sublimi melodie: dovete accordarlo nel modo giusto e farlo diventare divino.
Quando lo manterrete in sintonia coi sacri sentimenti, da voi emaneranno suoni celestiali, esclusivamente grazie ai quali raggiungerete lo stato di sacra e fulgida estasi (tanmayatvam)(4).
Dovremmo quindi mantenere la giusta tonalità, invece di stonare. Attraverso le nostre parole, dovremmo esprimere sentimenti buoni e sacri, anziché stonare e compiere ciò che è male, causando sofferenza. A questo proposito, nei Veda  viene detto:

“Aiutare sempre, mai danneggiare.”

E ancora:

“Aiutare il prossimo è un merito; ferire il prossimo è un peccato.”

I Veda  insegnarono tanti sentimenti sacri. Nonostante, però, essi siano presenti in noi, li stiamo scordando. Dovremmo sviluppare suoni sacri. Tutto ciò è dentro di voi ed è l'espressione della shakti, ossia la vera forma di Sarasvatî.
E non c'è solo Sarasvatî, ma anche Lakshmî. Con Essa al vostro fianco, potete realizzare qualsiasi cosa. Noi non siamo perciò poveri, non siamo abbandonati e soli, ma abbiamo il potere e la capacità di sperimentare in tutti i modi la Beatitudine.
Quindi, nonostante ci siano in noi tanti poteri, siamo deboli sotto ogni aspetto. Per quale motivo? Per le cattive compagnie, a causa delle quali abbiamo tutti i cattivi pensieri possibili. Per colpa della compagnia di persone negative, stiamo diventando malvagi.

 

L'educazione moderna procura inquietudine
Non solo. Non offendetevi per quello che sto per dire. Molte persone, che frequentano istituti dove si impartisce la moderna istruzione occidentale, si stanno terribilmente rovinando. L'impostazione di questa istruzione, infatti, procura inquietudine sotto ogni aspetto. Non si dovrebbe perciò acquisire tale istruzione, poiché, a causa sua, sorgono l'ego, l'ira, il desiderio e ogni possibile qualità negativa.
Se si osserva qualunque persona illetterata, in essa si noteranno umiltà, obbedienza, pace, gioia e altre qualità del genere. La vera istruzione sorgerà solo in colui che è umile e obbediente. Per quanto sia alto il livello di istruzione acquisito, colui che non possiede questi due valori è un uomo sordo e inutile. A che gli serve, allora, tutta quella conoscenza?

Nonostante si sia studiato tanto, perché si dovrebbe morire?
Bisognerebbe acquisire quell'istruzione che non muore.

L'istruzione, al contrario, non è così (non è immortale). Bisognerebbe sviluppare valori come la Verità, il Dharma, la Giustizia, la Cultura e la Buona Compagnia. Occorrerebbe alimentare i Valori Umani. Dove sono, invece? Senza tali Valori, come si può essere “umani”?
Le persone fanno cose malvagie, vanno male per colpa di una cattiva condotta e hanno cattive abitudini. Con questi presupposti, come possono frequentare buone compagnie? Come prima cosa, perciò, l'uomo dovrebbe allontanare la meschinità, rispettare i superiori e amare i genitori.

 

Abbandonare le cattive compagnie
Poi ci sono gli amici. Chi è il vero amico? Ai giorni nostri non se ne trova neanche uno. Sono tutte amicizie di scarso valore. Poiché ci accompagniamo a gente piena di cattivi sentimenti, anche noi diventiamo malvagi. Dovremmo fare dunque in modo di non frequentare gente negativa.

Rifuggi dalle cattive compagnie; unisciti a quelle buone.

Discrimina sempre fra ciò che è permanente e ciò che è effimero.
Dovremmo comportarci così. Quando vedete una persona cattiva, allontanatevi da lei immediatamente.

Rifuggi dalle cattive compagnie.

Solo quando lo farete, i sentimenti sacri verranno a voi.
Ai giorni nostri, se si osserva esteriormente, le persone sembrano molto piacevoli, ma, se si guarda interiormente, si scopre una mente inquinata. Le loro parole sembreranno molto dolci, mentre la mente sarà arrabbiata. Non dovremmo avvicinarci a chi ha una mente tanto furiosa. Tutta la società di oggi è diventata meschina proprio perché si è unita a gente del genere. A che serve, allora, avere tutta quell'istruzione?

Nonostante tutta la sua istruzione e intelligenza,
lo stupido non conoscerà il suo vero Sé
e il miserabile non rinuncerà alle sue meschine qualità.
L'istruzione moderna conduce solo a polemiche, non alla piena Saggezza.

Queste non sono caratteristiche dell'istruzione. La vera educazione fa pronunciare parole dolci e gentili, e induce ad azioni di umiltà e obbedienza; solo in tal modo gli altri penseranno che un uomo simile sia un vero “essere umano”. Un uomo così è un vero essere umano.

 

“Ho acquisito tutta la conoscenza che mi serviva”
Prahlâda era il figlio del demone Hiranyakashipu. Egli era solo un ragazzino, tuttavia continuava a ripetere: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana...” Suo padre e i suoi precettori cercavano di fargli compiere brutte azioni; persino il suo insegnante lo istruiva al male.
Un giorno, volendo sapere ciò che gli stavano insegnando, Hiranyakashipu chiamò Prahlâda: “Figlio, hai studiato?”
“Ho acquisito tutta la conoscenza, padre”, rispose il bambino.
“Quale?” chiese il padre. “Accenna qualcosa.”
Prahlâda rispose: “Le due sillabe ‘Ha-ri', (che significano) ‘Colui che ha l'ombelico di loto', distruggeranno i peccati. Quando mancano quelle due sillabe, a che serve studiare? Ho quindi esclusivamente studiato ciò di cui avevo bisogno. I precettori mi hanno impartito la conoscenza. Sono stati studiati Dharma, Artha, Kâma e Moksha.”
Quando Prahlâda arrivò alla parola “Moksha” (Liberazione), il padre s'infuriò. Ma a che serve quell'istruzione che non include Moksha? Dharma  (rettitudine), artha  (ricchezza), kâma  (desiderio): questi tre, da soli, affossano l'individuo.
Prahlâda continuò: “Ho imparato il segreto dell'istruzione.” “Qual è?”, chiese il padre. “Namo Nârâyanâya!” e sclamò il bambino.
Immediatamente Hiranyakashipu lo cacciò fuori dalla stanza. Ma Prahlâda non se la prese. Qualunque cosa accadesse, egli ripeteva incessantemente: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana ...”
Quando il padre cercò di farlo schiacciare da un elefante, Prahlâda ripeté: “Nârâyana”, e l'elefante divenne leggerissimo; di fronte ai serpenti velenosi e al loro morso, egli esclamò: “Nârâyana”, e il veleno si trasformò in nettare.
Per ogni cosa la Divinità è così sacra! Ma solo colui che La sperimenta lo sa, mentre, colui che si limita ad ascoltare, non può saperlo. Quel ragazzino, perciò, sopportò e tollerò tutte quelle difficoltà, ottenendo moltissimo.

 

Quando esiste la fiducia
Alla fine, chi venne schiacciato dal fato? Non altri che il padre, il quale perse la sua posizione. (Infatti un giorno disse al figlio:) “O folle ragazzino! Continui a ripetere ‘Dio, Dio, Dio.' Dov'è Dio?”
Prahlâda rispose: “Padre, mai avere dubbi che Egli sia in questo e non in quello.”
“Allora è anche in questa colonna?!” (ironizzò Hiranyakashipu). “Sì, Lo è. La mia fede è tanto grande!” (rispose il bambino).

Dove c'è Fede, c'è Amore;
dove c'è Amore, c'è Verità;
dove c'è Verità, c'è Pace;
dove c'è Pace, c'è Beatitudine;
dove c'è Beatitudine, c'è Dio.

(Applausi)

Senza fede, come potete conoscere Dio? Pieno di rabbia, con una clava, Hiranyakashipu colpì la colonna, dalla quale saltò fuori Narasimha(5).
Qual è il significato sottile di tutto questo? Narasimha fece a pezzi la colonna, che simbolizza il corpo; egli, quindi, ruppe l'attaccamento al corpo fisico. Quando tale attaccamento venne spezzato, si manifestò Âtmâbhimâna(6) (attaccamento all'Âtma). Questo vuol dire che l'attaccamento al corpo andrebbe ucciso; in questo modo sorgerà Âtmâbhimâna, che vi proteggerà in ogni modo possibile.

 

Il linguaggio del cuore
Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî sono incarnazioni della shakti.
Lakshmî dona ogni comfort possibile, Durgâ provvede a tutto ciò di cui c'è bisogno, mentre Sarasvatî protegge e impartisce ogni tipo di conoscenza. Dovremmo, dunque, contemplarLe sempre.
Senza la parola non potremmo vivere. Tuttavia è il linguaggio del cuore a essere importante e non l'inglese, o qualsiasi altra lingua. Il nostro vero linguaggio non è infatti quello terreno. Solo i linguaggi del cuore sono importanti ed è Dio a insegnarceli. Li avete forse imparati da soli? O ve li insegneranno i vostri professori? No, no, no!
Chi ha insegnato a quegli insegnanti? Vero “insegnante” significa “colui che possiede sentimenti sacri”. Grazie alla presenza di insegnanti simili, i bambini pieni di buone qualità aumentano e proteggono la nazione.

 

Sviluppare fede in Dio
Studenti!
In verità, Colui del quale necessitate, oggi, Colui che fornisce ogni agevolazione, è Dio. Sviluppate fede in Lui. Solo con tale fede sarete protetti sotto tutti gli aspetti. Non smettete quindi di aver fede in Dio. Per quante tribolazioni ci siano, la Divinità ci sostiene.
Non va bene provare collera nei confronti degli altri, invidia, gelosia, esibizionismo e odio. L'ira è come il demone Râvana. (Durante la battaglia), per quante fiamme gli venissero lanciate addosso, le sue teste non bruciavano. Dovremmo dunque uccidere l'ira, simbolizzata da Râvana.
Poi, c'è il desiderio. Dobbiamo ucciderlo totalmente, completamente, senza provare la minima indulgenza. Il desiderio distrugge le nostre vite; chi manifesta desideri annega ne ll'illusorietà. Dobbiamo sviluppare Amore. Se si possiede quell'unica cosa, l'Amore, si potrà ottenere e realizzare qualunque cosa.
Studenti!
Dovreste essere incarnazioni dell'Amore. Esso dovrebbe sorgere da voi; tutto ciò che emerge dal vostro cuore, dovrebbe essere colmo d'Amore. Se quest'unica cosa, l'Amore, è presente, non c'è niente a questo mondo che non possiamo ottenere. Perciò:

“L'Amore è Dio, vivete nell'Amore.
Iniziate la giornata con Amore,
trascorrete la giornata con Amore,
riempite la giornata d'Amore,
concludete la giornata con Amore.
Questa è la via che conduce a Dio.”

(Applausi)

Sviluppate una tale natura. Se possediamo l'Amore, è come se avessimo tutte le armi.
Tutti voi conoscete la storia; ai giorni nostri tutti voi leggete i libri. Quale arma proteggeva i nostri avi dall'odio? Nessuna bomba atomica, nessuna bomba all'idrogeno. Nessuna bomba. Tutte queste sono bombe dei giorni nostri, ma, in passato, esisteva solo la bomba dell'Amore. Erano le parole pronunciate con Amore a proteggere la gente di quei tempi.
Non dovreste perciò lottare per quelle pazze, folli armi! Dovremmo guadagnarci l'arma dell'Amore. Dovessimo avere anche solo quella, potremmo conquistare il mondo intero.
Perciò, durante questi tre giorni(7), dovremmo amare Sarasvatî, Durgâ e Lakshmî.
L'ultimo giorno di celebrazione, le persone dedicano a Durgâ un particolare rituale chiamato Âyudha Pûjâ(8), essendo Ella la distruttrice della negatività. Concluso il compito, non c'è più bisogno dell'âyudha  (arma) e la Divinità residente nell'arma non lavora più(9). Durgâ aiuta ed è costantemente con voi, al vostro fianco, in voi e vi proteggerà sempre.

 

Dio vi proteggerà in ogni modo
Studenti!
Voi siete incapaci di riconoscere la vera Divinità. L'aiuto dato da Dio non può esser trovato da nessun'altra parte. Aspirate, quindi, al Suo aiuto. Egli vi proteggerà in ogni modo possibile. Fin dai tempi antichi, è stata questa protezione divina a salvaguardare l'antica cultura della nazione di Bhârata. Le difficoltà profane ci seguono perché ci dimentichiamo della Divinità suprema.

 

Reazione, risonanza, riflesso
Studenti!
Pacificate i vostri cuori e sviluppate il vostro Amore sempre più. Non permettete assolutamente l'accesso ai cattivi sentimenti. L'Amore di Dio non può essere ottenuto in nessun altro luogo, (se non all'interno). Amate tutti, così tutti vi ameranno.
Quando amate un cane, quanto Amore lui vi dà in cambio! Non avete in voi nemmeno la gratitudine che, invece, un cane ha? Guardate con quanto Amore le scimmie si avvicinano! Osservate come gli occidentali allevano i cani, come crescono i gatti, come si prendono cura delle scimmie e giocano con loro. Quando ci prendiamo cura degli animali con Amore, in cambio essi ci risponderanno con Amore. Se invece vi arrabbiate con loro, gli animali risponderanno con rabbia.

Com'è il sentimento, così è il risultato.

I vostri sentimenti negativi, perciò, vi tornano indietro sotto forma di reazione, riflesso ed eco. Nel prossimo non esistono assolutamente cattive qualità. Quelle che vedete sono solo le cattive qualità che esistono dentro di voi. Tuttavia voi danneggiate gli altri perché attribuite loro le cattive qualità che invece sono in voi.
Amate chiunque si presenti, fosse anche un malvagio. Al mondo non esistono persone cattive: sono tutte una vostra illusione. Colui che vi odia è solo una vostra illusione; colui che vi danneggia non è altro che una creazione della vostra illusione. Anche chi vi protegge o favorisce è un frutto della vostra illusione, così come lo è colui che ha misericordia di voi. Sono, perciò, tutte illusioni che (in ogni caso) vi proteggono.
Oggi è il primo giorno della festa di Dasara.
Poiché, almeno in parte, dovreste conoscere gli effetti dell'influenza di Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî, nei (Discorsi dei) prossimi giorni ne sapremo di più. Come proteggono l'uomo? Come si è rovinato l'essere umano? Che via ha seguito per ridursi in rovina?
Tutte le cattive qualità sorgono in voi perché frequentate cattive compagnie. Dovreste dunque, rifuggire da esse. Solo così sorgeranno in voi le buone qualità. Solo quando avrete sviluppato in voi il sat-sankalpa  (buone intenzioni, decisioni di Verità), sarete persone di Verità. Sarete persone che possiedono una volontà piena di Verità. In questo modo, tutto ciò che fate seguirà il sentiero della Verità.
Santificate dunque tutto il vostro tempo con il Nome di Dio, senza perdere tempo in folli, folli discorsi e vani pettegolezzi. La dolcezza di quel Nome non si trova altrove.

(Baba conclude il Discorso cantando il bhajan: “Hare Râma, Hare Râma... ”)

(Poi prosegue - N.d.T.):

Incarnazioni dell'Amore!
(A questo punto, il Discorso nell'audiocassetta s'interrompe. La traduzione che segue è tratta dal “booklet” distribuito nell'âshram – N.d.T.).

Il bhajan  che abbiamo appena cantato, è stato ascoltato proprio adesso in numerose nazioni.
Il sacro Nâmasmarana  cantato oggi entrerà in tutti i cuori e ne diverrà la base. Non date perciò adito a cattivi sentimenti. Non offrite nessuna opportunità alle cattive parole. Utilizzate parole sacre, parole dolci. Utilizzate il Nome di Dio. Grazie a questo, aiuteremo l'intero universo.

Aiutare sempre, mai danneggiare.

Mai danneggiare gli altri. Prestate aiuto. Aiutando gli altri, otterrete risultati che aiuteranno voi. Perciò, non buttate via tempo. Assieme all'istruzione, assieme al Nâmasmarana, assieme al canto della Gloria di Dio, purificate il cuore.

 

Prashânti Nilayam, 9 Ottobre 2002
Sai Kulwant Hall
1° giorno della Festività di Dasara.
Versione Integrale

 

  1. Ratnâkara: spietato criminale che viveva di furti e omicidi. Un giorno, durante uno dei suoi agguati nella foresta, incappò nei sette saggi. “Per chi uccidi?” essi gli chiesero. “Per mantenere mia moglie e mio figlio”, rispose Ratnâkara. “Condivideranno, essi, con te la punizione delle tue colpe?” domandarono i saggi. Ma quando Ratnâkara rivolse quella domanda alla moglie e al figlio, essi risposero: “Assolutamente no. Noi traiamo beneficio dai tuoi crimini, ma sei tu che li compi; perciò le conseguenze sono solo tue.” Ratnâkara tornò immediatamente dai saggi pronto a redimersi. Essi gli dissero di sedersi in un dato luogo e di ripetere incessantemente il Nome di Râma, senza mai smettere fino al loro ritorno. E così accadde. Quando, dopo 20 anni, i saggi tornarono, trovarono Ratnâkara rapito nell'incessante ripetizione del Nome di Râma. Non essendosi mai mosso, le termiti avevano costruito sul suo corpo un enorme termitaio. Ecco perché i saggi ribattezzarono Ratnâkara con il nome Vâlmîki il quale, tempo dopo, scrisse il Râmâyana.
  2. Sarasvatî è sia il Nome della Madre Divina che presiede alla conoscenza, sia il termine utilizzato come sinonimo di “istruzione”.
  3. Vînâ: strumento musicale a corde.
  4. Tanmayatvam: lo stato di assorbimento totale e di completa immersione nell'oggetto della contemplazione.
  5. Narasimha: Avatâr  di Vishnu, mezzo leone e mezzo uomo, che uccise Hiranyakashipu.
  6. Abhimâna: senso di possesso, attaccamento.
  7. I primi tre giorni della festa sono dedicati a Durgâ, distruttrice delle negatività, gli altri tre sono dedicati a Lakshmî, dispensatrice della ricchezza sia materiale sia spirituale e gli ultimi tre sono dedicati a Sarasvatî, Dea della Conoscenza e della Saggezza Suprema.
  8. Durante l'ultimo giorno della festa dedicato a Sarasvatî, i devoti compiono un particolare rituale per benedire tutti quegli strumenti e macchinari che utilizzano nella vita quotidiana, quali automobili, computer, frigoriferi, lavatrici ecc. Âyudha  infatti significa “arma”, “strumento”, “attrezzo”, “apparecchio”. Questo rituale è dedicato a Durgâ, la distruttrice delle negatività. Perciò, nonostante il nono giorno della festa celebri Sarasvatî, l 'Âyudha Pûjâ  è dedicato a Durgâ.
  9. Durgâ usa le Sue armi per uccidere i demoni e le forze del male. Tuttavia, dopo averlo fatto, le armi vengono riposte.