20010507 - 07 maggio

Stampa

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
7 Maggio 2001

ALLA RICERCA DEL NIRVÂNA


“Né merito, né peccato, né felicità, né dolore,
né mantra, né preghiera, né carità, né rituali,
né l’oggetto che procura gioia,
né la gioia stessa.
Io sono la beatifica forma di Shiva,
Io sono Shiva, Io sono Shiva, Io sono Shiva.”


Incarnazioni del Divino Amore!
In questo mondo non c’è merito né peccato, felicità né dolore. Tutti i mantra, riti sacrificali o offerte rituali sono soltanto illusioni. Esiste solo Dio, che tutto pervade. Tutti voi siete forme del Divino.

Rettitudine e Verità
Umanità significa riconoscere l’unicità e le implicazioni di Verità e Rettitudine. La Verità può essere divulgata nel mondo per mezzo di Nîti, la moralità; Dharma, la Rettitudine, ne rappresenta l’aspetto procedurale o Rîti; Tyâga, il sacrificio, è Khyâti, la reputazione. La razza umana è quindi la combinazione di questi tre fattori: moralità, condotta e reputazione. Sfortunatamente, oggi nel mondo non c’è moralità, né contegno né buon nome.

L’illuminazione del Buddha

Nei tempi antichi, colui che era conosciuto col nome di Siddhârtha Gautama fece grandi sforzi spirituali per comprendere la Propria Verità intrinseca e per ottenere il Nirvâna, la Liberazione. Egli recitò anche molti mantra vedici, ebbe il darshan di tutti gli anziani e saggi di quei tempi, e partecipò a tutte le sâdhanâ, le discipline spirituali. Alla fine realizzò la Verità secondo cui tutte quelle pratiche spirituali non erano corrette e non avrebbero conferito la Liberazione.
Egli aveva la ferma convinzione che persino i cinque soffi vitali donati da Dio erano divini come pure i cinque sensi1, che rappresentano shabda (suono), sparsha (tatto), rûpa (forma), rasa (sapore), gandha (odore).  Capì che Nirvâna, la Liberazione, non significava altro che far uso dei cinque sensi in modo sacro.
Egli comprese che la ripetizione del Nome, la meditazione, yoga e i riti sacrificali erano solo attività fisiche. Simili discipline sono necessarie unicamente a coloro che hanno attaccamento al corpo fisico; non sono tuttavia necessarie a chi ha attaccamento all’Âtma, al Sé.

Visione pura
Egli prescrisse visione pura, parole buone, retto ascolto, buon ricordo, retta azione. Vera Liberazione è sperimentare queste cinque attività in modo corretto, senza imperfezioni o difetti.
Perché non far uso degli occhi donati da Dio in modo sacro? Se si usano gli occhi in maniera scorretta, l’uomo incrementa i propri difetti e contamina la natura della mente; come sarà possibile poi ottenere la Liberazione? Una visione pura è quindi essenziale. Si deve sviluppare una visione senza macchia, incontaminata da difetti.

Non vedete il male, vedete ciò che è buono
Tutta la sofferenza è causata dalla visione impura, che inquina la vita umana e causa orribili peccati. Con un uso corretto della vista, si ottiene il Nirvâna.
Non esiste disciplina spirituale che Buddha non praticò; fece tutti gli sforzi possibili, ma poi li abbandonò. Egli sviluppò un’intima associazione con ogni cosa nell’universo e, per realizzare l’unità, sperimentò la Divinità nella molteplicità. Alla fine rinunciò a tutto. È solo grazie a tale sacrificio che riuscì a conoscere la Verità ultima. I Veda proclamano:

“Né opere, né progenie, né ricchezza;
solo il sacrificio può conferire l’immortalità.”


L’immortalità è vera Liberazione. Per ottenere la Liberazione, la visione pura è essenziale e prioritaria. Dio ha donato gli occhi per farne buon uso, per vedere persone buone e conoscere la Verità. Qualsiasi cosa si guardi, dobbiamo vederla come divina; la visione deve essere colma d’Amore. Solo così potrà indicare all’uomo la retta via. Buddha asserì:

“Tutti sono uno; siate equanimi con tutti.”

Dobbiamo quindi sviluppare una visione pura; grazie a ciò, otterremo l’unità e sperimenteremo la Divinità presente in tutto.  Nei Veda si dichiara:

“Dio è Uno, ma i saggi Lo chiamano con nomi diversi.”

Dovete riconoscere questa Verità fondamentale e guardare al mondo con occhi di Verità; la vostra visione deve essere sacra. Se vedete vostro padre, vi rivolgete a lui chiamandolo “padre”. Se vedete vostra “figlia”, la chiamate così. Poiché i corpi sono diversi, avete sviluppato diverse relazioni. Chi è il padre, chi è la figlia?  Si dice:

“Non esiste madre, né padre, né parenti e amici.
Non esiste ricchezza né famiglia;
Sii attento, sii consapevole!”

Unità nella diversità
Tutti sono uno, sono incarnazioni del Divino. Pertanto, se volete raggiungere quest’unità, dovete sacrificare il sentimento di pluralità. Ecco che cosa proclamano i Veda:

“La vera natura del Sé è unità nella diversità.”

Che cosa significa unità nella diversità? È il solo e unico Âtma (Sé). Che cosa c’è d’uguale in tutte queste innumerevoli lampadine? La corrente è la medesima. Parimenti, Âtma darshan (la visione del Sé) rappresenta l’unità nella molteplicità. Nel regno dello Spirito non esistono diversificazioni o differenze.
Avendo creato frammentazioni e distrutto l’unità, l’umanità è ora inabissata nell’ignoranza. Unificare la diversità è la vera natura umana. Separare, dividere, equivale a dirigersi in una direzione perversa. Non seguite, quindi, il sentiero della diversità; la vista deve essere unica e unificata. Il primo insegnamento del Buddha è visione pura, cui fa seguito retta parola.

Parole buone
La parola deve essere una soltanto, non creare turbamento, essere scevra da menzogne e ingiustizie; non essere impropria né violenta.  Infatti, si dice:

“Le parole non devono creare turbamento;
devono essere veritiere, benefiche e piacevoli.”

Le parole pronunciate devono essere confortanti, gradevoli, dolci, amabili e prive di nervosismo.

“Non potete sempre far cortesie,
ma potete sempre parlare cortesemente.”

Buddha raccomandò di pronunciare buone parole. Non esiste Divinità più grande della parola sacra; essa è Shabdha2 Brahman (Dio in forma di suono). La Divinità è rappresentata da otto aspetti o forme:

“L’aspetto del Suono, del Movimento e dell’Immobilità,
dello Splendore, della Parola, della perenne Beatitudine,
dell’intera  Creazione, dell’Illusione, della Prosperità.”

Dio è l’Incarnazione delle otto forme di ricchezza
La parola data non deve essere modificata per nessun motivo e in nessuna circostanza; non deve esprimere nervosismo o agitazione, e non si devono dire parole dure. È vera sâdhanâ, disciplina spirituale, fare il giusto sforzo per imparare a parlare nel modo corretto.
Se tutto è uno, non c’è motivo di essere agitati. Se il proprio riflesso viene visto in tutti gli specchi, perché ci si dovrebbe arrabbiare alla vista del proprio riflesso in uno specchio? Tutti i corpi sono come specchi. In questi specchi voi vedete il vostro stesso riflesso. Dovete quindi parlare con Amore con quel riflesso.
Non esiste altro Dio più grande dell’Amore. Se il cuore è colmo d’Amore, solo parole amorevoli sgorgheranno dal cuore. Da quel cuore scaturiranno solo sguardi d’Amore; da quell’Amore deriverà un ascolto benevolo; grazie a quell’Amore, nasceranno solo pensieri d’Amore; con quell’Amore compirete solo azioni benefiche. Tuttavia, non sapendo come colmare il cuore d’Amore, lo riempite di innumerevoli altre qualità e bruciate così la vostra umanità.

Amore e sacrificio
Ecco un piccolo esempio per acquisire la grazia di Dio. Avete lavorato duramente e guadagnato parecchi soldi, che avete depositato in banca. Quel denaro è vostro; l’avete depositato in banca solo per sicurezza. Il direttore della banca ha imposto alcune regole e, quindi, non potete ritirare il denaro in ogni momento. Infatti, il direttore vi direbbe: “Signore, mi porti un assegno firmato e io Le darò il suo denaro.”
L’assegno è tyâga, sacrificio, mentre la firma è il vostro Amore. Se voi lo date al Direttore, Egli vi restituirà il dovuto. Il denaro dei meriti è depositato presso il Direttore, Dio; sull’assegno del sacrificio apponete la firma dell’Amore e consegnatelo al Direttore della banca, Dio; riceverete così il vostro denaro. Ecco la strada giusta per ottenere la grazia, il sentiero per raggiungere la santità, la via per arrivare alla Liberazione.
Tutto il vostro guadagno, l’Amore, può essere prelevato per mezzo di tyâga, il sacrificio. Sebbene Dio sia l’incarnazione del sacrificio e anche se il denaro è vostro, dovete tuttavia seguire una procedura corretta per prelevarlo. Voi dovete, quindi, pronunciare parole rette.
Se il deposito è presso una banca, non potete dare l’assegno a un’altra banca per prelevare da quest’ultima. Dovete realizzare la Verità che Dio è uno. Le banche hanno nomi diversi; può una banca qualsiasi darvi il denaro solo su semplice richiesta? Voi potrete prelevarlo con un assegno soltanto dove è depositato.
L’assegno dell’Amore deve essere sottoposto al Direttore, Dio, sul cui Nome e Forma voi meditate. Se avete depositato il denaro presso l’Indian Bank, pensate di poterlo prelevare dalla Corporation Bank?
Analogamente, avendo depositato presso la Banca dell’Amore, dovete presentare un assegno di quella stessa banca. Il nome di quell’assegno è tyâga, sacrificio, su cui dovete apporre la vostra firma d’Amore. Qual è il vostro nome? Il vostro nome è soltanto uno: Amore, Amore, Amore.  Ecco che cosa significa:

“L’Amore è Dio, Dio è Amore, vivete nell’Amore.”

Se apponete la firma dell’Amore sull’assegno del sacrificio, riceverete sicuramente il denaro.  Buddha definì ciò samyak vâk, parola retta. Possono verificarsi molte variazioni nel vostro cuore, ma non devono esserci cambiamenti nell’Amore. La natura dell’Amore non deve subire modificazioni. Con l’Amore, e seguendo il sentiero del sacrificio, otterrete la grazia di Dio.
Quale significato ha il denaro? Non si tratta di banconote, bensì d’abbondanza di saggezza, ricchezza d’Amore, di Rettitudine e Pace. Ecco il tipo di ricchezza che dovete guadagnare; essa ha nomi differenti, ma, per conseguirla, quello che conta è solo l’Amore.
Buddha era molto pensieroso: “Da molto tempo sto praticando discipline spirituali. Che cosa ho ottenuto? Non noto alcun risultato, ho sprecato solo tempo. Se avessi riconosciuto questo spreco sin dall’inizio, quanta felicità avrei potuto ottenere! Ho dissacrato le qualità che Dio Stesso mi donò.”
Shabda (suono), sparsha (tatto), rûpa (forma), rasa (gusto), gandha (odore): Dio diede questi cinque soffi vitali a ogni essere umano, senza far alcuna differenza fra ricchi o poveri.
I cinque elementi sono presenti in tutti. Se li usate nel modo corretto, seguendo la via dell’Amore, la Divinità si manifesterà. Vivendo in questo mondo, voi seguite invece percorsi differenti, prendete direzioni sbagliate e fate un cattivo uso della vita, dono di Dio.
Come usate male la parola! Criticate gli altri, li accusate e provocate loro molte pene. A causa di tale durezza nel parlare, rendete impuri persino i cuori altrui. Dovete quindi usare il suono con Amore, delicatezza e dolcezza. In tal modo, esso diverrà samyak vâk, parola buona.
Segue poi samyak shravanam, retto ascolto. Per quale motivo Dio vi ha fornito le orecchie? Per ascoltare pettegolezzi? No, no! Le orecchie sono come gli altoparlanti. Solo il sussurro interiore del Principio Atmico deve giungere agli altoparlanti. Il suono deve essere il riflesso dell’Âtma (Sé). Con le orecchie dovete udire le vibrazioni dell’Âtma: ecco perché vi sono state donate. Pertanto dovete far sì che il suono non sia profanato.
Il Principio Atmico interiore è la Realtà ultima; il Sé è il medesimo in tutti, non presenta alcuna diversità, non possiede qualità. L’Âtma è soltanto Âtma Svarûpa (vera natura dell’Âtma). Dovete colmare il Sé d’Amore.
Questo è un bicchiere; è vuoto, non contiene nulla. Se vi versate dell’acqua, essa lo colmerà; lo potete riempire anche con sciroppo, latte o altro, a vostra scelta.
Analogamente, il vostro cuore è un bicchiere. Colmatelo d’Amore, riempitelo di Sacrificio, di Verità e di Pace. Non avrete più bisogno di desiderare la Pace, perché la Pace scaturirà da voi, l’Amore sorgerà unicamente da voi. Pertanto ogni cosa proviene dall’interno, nulla proviene dall’esterno. Infatti, tutto è un riflesso dello stato interiore.
La vostra natura innata, intrinseca, è sempre sacra. Voi la contaminate, perché seguite il mondo e i sentimenti a esso relativi. Siete voi che la inquinate, ma essa è sempre pura, stabile, altruistica. Perché rovinare un cuore così sacro? Per quale motivo?
La ragione principale è l’assenza di samyak drishti, la visione pura; la causa più importante è la mancanza di samyak vâk, la buona parola e di samyak shravanam, il retto ascolto. Se santificate i cinque sensi, otterrete una visione sacra.
Il Cuore, Hridaya, è la sorgente, la fonte d’ogni cosa. Hrid + dayâ (Compassione) è Hridaya. Il Cuore è sempre colmo di Compassione. La Compassione è Amore. L’Amore è Compassione. L’origine è sempre in ogni caso l’Amore che ha molti nomi.

“L’unico Dio ha innumerevoli nomi.”

Gli è stato assegnato il nome Amore; è chiamato anche Verità; lo definiamo Dharma, rettitudine. Con quell’Amore possiamo esperire la Pace e vivere nello spirito di Tyâga, Sacrificio. Tutti questi nomi si riferiscono unicamente all’Âtma, l’unica sorgente. Dovete quindi sforzarvi di percepire l’unità nella diversità.
Alla fine, dopo aver compreso l’unicità nella molteplicità, Buddha conseguì lo stato di beatitudine. Egli rinunciò a tutti i sentimenti sensoriali, poiché si rese conto che qualsiasi sensazione provata con i sensi è del tutto inutile. Capì che i sensi producono legami e sono la rovina dell’umanità; comprese che i sensi distruggono la santità dell’essere umano. Rinunciò persino a Sua moglie e al figlio. Gradualmente sviluppò quel senso di rinuncia e infine sacrificò anche l’ascoltare. Egli riconobbe il Principio dell’uno e unico Sé: quell’unità così realizzata Gli conferì beatitudine.
Il figlio di Sua zia, di nome Ânanda, Gli era sempre vicino; pianse quando Buddha stava per lasciare il corpo. Buddha allora lo chiamò accanto a Sé: “Ânanda! Tu sei nato per sperimentare la beatitudine. Metti i sensi, che Dio ti diede, sulla giusta via e così sarai in grado di provare quella beatitudine e di condividerla con gli altri.”

“Eterna Beatitudine, Gioia Suprema, Forma della Saggezza, oltre la dualità,
Vasto come il cielo, Obiettivo Finale,
Uno, Perenne, Puro, Immutabile Testimone di tutte le funzioni dell’intelletto.”

Per mezzo dei sensi dovete lottare per sperimentare tale beatitudine.
Qual è lo scopo di essere nati come essere umani se sperimentate la stessa felicità provata da cani, volpi e scimmie? Perché essere uomini? Anche se foste nati scimmie, sarebbe stata la stessa cosa, non è vero? Anche le scimmie hanno le stesse vostre esperienze, ma voi non siete scimmie, siete uomini.  Allora dovete avere gentilezza, dovete essere colmi d’Amore; non siete nati per provare piaceri fuggevoli che in un istante svaniscono.
Non appena un essere vivente vede la luce, piange. Perché piange? “Ahi! Sono nato ancora una volta in questo mondo! Mi sono allontanato dalla Beatitudine, mi sono separato dal Sé!” Un essere umano arriva piangendo, ma, se muore pure piangendo, che senso ha essere uomini? Che scopo ha la vita umana?
Dovete riconoscere il fine della vita. “Nasco piangendo, vivo piangendo; quando arriva la fine vado piangendo. Che cosa ottengo con ciò?”
No, no! L’uomo nasce piangendo, ma deve morire ridendo. Ecco il sentiero da seguire.
Quando morirete ridendo? Solo mantenendo i sensi sulla retta via potrete lasciare la vita con un sorriso. Dovete, quindi, morire ridendo. Che cos’è la morte? È semplicemente un cambiarsi d’abito. La morte è l’abito della vita.
La vita è come una veste. Quando siete in vita, indossate quest’abito; dopo che ve ne siete andati, ce ne sarà un altro. La morte quindi non significa “morire”. La morte è Nirvâna, Liberazione. Ogni uomo desidera e vuole la Liberazione. Quali sforzi fate, però, per raggiungerla?

Avete depositato presso Dio i meriti ottenuti nelle numerose vite precedenti; nelle Sue mani sono al sicuro. Dio elargisce anche gli interessi su quei meriti; in qual modo dovete incassare gli interessi? Prendete l’assegno, firmatelo e consegnatelo al Direttore della Banca, Dio. Solo Lui vi darà il libretto degli assegni.  Tutto ciò è Tyâga, Sacrificio.
Tutti posseggono l’assegno di Tyâga. Se, tuttavia, sull’assegno non viene apposta la firma dell’Amore, quell’assegno è completamente inutile. Amore e Sacrificio sono qualità essenziali per ogni uomo. Solo se Amore e Sacrificio, combinati insieme, diventano un’unica cosa, l’uomo potrà raggiungere la felicità.
Dio vi dona numerose esperienze, vi concede diversi tipi di risultati, vi dà un immenso Amore; tuttavia, molta gente sfortunata non è in grado di riceverlo. Qual è il motivo di simile incapacità? La Volontà di Dio va in una direzione, la volontà dell’uomo segue tutt’altra strada. Ecco il motivo dell’incapacità a ricevere l’Amore di Dio. Dio è colmo di Compassione, è l’Incarnazione dell’Amore, è un oceano di Misericordia. Per quale ragione, allora, perdete tutto ciò che Dio vi dona? Siete pregni di sentimenti materiali; siete colmi di preoccupazioni relative al mondo. Il giorno in cui desidererete ottenere la santità, quel giorno dovrete allontanare da voi tutto ciò che è profano e impuro.

“Se la testa è vuota, può essere riempita di qualsiasi cosa.
Se è già piena, potrà mai essere vuota?
Se la testa non è vuota, come può essere colmata di gioia spirituale?”

Vi siete riempiti la testa di un sacco di inutilità. Come potrete trattenervi la dolcezza dell’Amore, dono di Dio? Buttate via tutto! Rinunciatevi! Riempitela d’Amore. Il Sacrificio è vero Yoga, pratica spirituale. “Yoga, yoga! Noi facciamo yoga.” Che tipo di yoga state mai facendo? Praticate uno yoga folle, uno yoga insensato. State seguendo dei sentieri distorti.

“Distruggere le agitazioni della mente è yoga.”

Controllare le tendenze della mente è vero yoga. Trascurando ciò, voi praticate dello yoga fisico, che è solo un gran roga (malattia). Oggi, nel nome dello yoga si ottiene solo roga. Lasciate che la vostra mente si colmi d’Amore; solo se la mente è resa pura, l’uomo diverrà puro.

“Com’è il sentimento, così è il risultato.”

Dovete pertanto nutrire sentimenti sacri; solo in tal caso otterrete ciò che è sacro. Qual è il corretto tipo di disciplina spirituale per rendere il cuore sacro? Non la meditazione. Non Japa, la recitazione del Nome Divino. Non Yoga. A che serve sedersi e tapparsi il naso? È Yoga questo per voi? Buoni sentimenti devono essere inspirati attraverso il naso. Quello soltanto è Prâna.
Prâna, il soffio vitale, deve essere indirizzato nella giusta direzione. Non respirate anidride carbonica: inalate ossigeno, che sostenta i polmoni e mantiene la vita. Voi, tuttavia, non respirate ossigeno; esso proviene dal cuore, mentre l’anidride carbonica proviene dalla testa. Le assurde inesattezze derivano solo dalla testa, non sono altro che venti malefici. Fermate quelle folate di veleno e respirate invece il dolce sentimento che deriva dal cuore.
Il tocco di Dio, la conversazione con Dio e la visione di Dio hanno un valore incalcolabile. Voi vedete della gente e vi chiedete “Chi è quella gente?” Sono incarnazioni divine! Dovete avere quel sentimento: solo allora la vostra vista diverrà pura.
Tutto ciò che viene visto è sacro; tutto è Dio. Mentre guardate il mondo, voi pensate: “Non vedo Dio.” Dio non ha una forma specifica, né si trova in un luogo particolare. Tutte le forme sono Sue, tutti i nomi sono Suoi. Pertanto Dio, Testimone di tutto, è in tutte le forme. Solo se avrete quel sentimento, otterrete buoni risultati.
Se prendete un quadro di Vishnu o uno di Krishna dipinti da Ravi Varma, arriva forse Dio e assume la forma di quei quadri? Dio non ha alcuna forma; Egli è l’Incarnazione di tutte le forme.

“Dio è in tutte le creature viventi.
Tutto l’universo è permeato di Dio.
Tutto, in verità, è divino.”

Tutto ciò che si vede è Dio. Considerate vostro figlio divino. Considerate vostra madre divina. Considerate vostro padre divino. Considerate vostra moglie divina. Ecco la via giusta da percorrere. Voi affermate dopo il matrimonio: “Questa è mia moglie”; ma prima chi era? - “Questa è mia madre.” Dopo avervi partorito è vostra madre, ma prima chi era? Tali relazioni sono soltanto nuvole passeggere, che avvengono a metà del cammino.    
Vanno e vengono, vanno e vengono, ma la moralità viene e cresce. Con il controllo dei sensi potete ottenere tutto. Basandosi su ciò, Patañjali dichiarò:

“Distruggere le agitazioni della mente è Yoga.”

Oggi l’uomo è diventato così debole! L’uomo, che è divino, è così labile! Per ogni cosa, anche la più piccola e insignificante, si adira e si addolora. Se l’ira e il dolore sono costantemente presenti, come potrete sperimentare la natura di Dio? Vivete con equanimità.
Vi arriva un figlio e siete felici. Il figlio muore: voi siete addolorati. Chi è venuto e chi se n’è andato? Sono solo nuvole fuggevoli comparse sulla scena. Prendendo le nuvole passeggere come reali, vi costruite ogni sorta di fantasia.
Se pensate: “Oh! Il matrimonio, il matrimonio”, vedete solo un miraggio. Vedendo un miraggio, come potete soddisfare la vostra sete? Ovunque volgiate lo sguardo, vedete solo acqua; se vi avvicinate continuate a vedere acqua, ma quando mai potrete dissetarvi? Tale è il risultato del miraggio. In ogni caso continuate a fare il vostro dovere: questa è la retta via.

“Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione.”

Dovete sentire che persino il vostro lavoro è divino. Considerate anche i vostri doveri come divini. Non dovete, tuttavia, pensare: “Questo è il mio lavoro domestico, questo è lavoro d’ufficio, questo è il lavoro scolastico”; non è corretto avere simili pensieri. Se non vi muovete, è la casa. Se vi recate in un altro luogo, è l’ufficio. Se andate a studiare, è la scuola. Sono stati costruiti in tal modo, ma non vanno concepiti così.  Esiste solo l’Uno, il quale non viene e non va.
Incarnazioni del Divino Amore!
È importante che voi seguiate un sentiero molto semplice; ci sono tre cose da capire. La prima viene e va.  La seconda viene e non va. La terza non viene e non va.
L’ignoranza viene e va. La saggezza viene e rimane. È la conoscenza del Sé che non va e non viene. Essa è sempre stabile, eterna, non cambia mai; essa è immutabile. La conoscenza del Sé è dolce come nettare. Per quanto grande sia la vostra istruzione, che scopo ha se non ottenete la conoscenza del Sé?
Libri, libri; leggere, leggere e ancora leggere; li gettate via. Da dove proviene quello che è contenuto nei libri? Proviene dalla mente dell’uomo. Voi rimettete nella testa solo quello che scaturisce dalla testa.
La conoscenza del Sé, tuttavia, non è né libri né testa. È cuore. Come cosa prioritaria sforzatevi di controllare la natura della mente. La mente è pazza, è folle; è solo una combinazione di pensieri. A causa di tali pensieri, voi contaminate i sentimenti della mente. Rendete la mente sacra; dovete desiderare solo quello che è corretto desiderare. Se avete fame, quello che dovete desiderare è il cibo; mangiatelo e la fame verrà saziata.
L’uomo vuole, però, la liberazione. Che cosa è la liberazione? Non si tratta di un luogo particolarmente ben climatizzato; non è così! Mukti, la Liberazione, significa diventare mukta (liberato, completo). La fame è una via verso il compimento. Dopo aver mangiato, c’è la liberazione (dalla fame). Queste sono liberazioni materiali. Per esempio, arriva una malattia, che viene curata con un farmaco. Ecco la liberazione diretta verso la salute.
La mente deve raggiungere Mukti. In qual modo? Rendere stabile ciò che è irrequieto è liberazione. Ecco la liberazione della mente. Tutto ciò è liberazione materiale. Che cos’è invece realmente la Liberazione? Essa non viene e non va. Riconoscere la natura del Sé è vera Liberazione. L’Âtma, il Sé presente in tutti, è uno e unico.

“Egli è l’Uno che risiede come Âtma in tutti gli esseri.”

Buddha praticò diversi tipi di discipline spirituali per raggiungere tale stato, che definì Nirvâna. Che cos’è questo Nirvâna? Ci sono tre qualità nell’uomo: moralità nella società, timore del peccato e Amore di Dio. La natura di questi tre aspetti è vera liberazione.
Ci deve essere timore di peccare. Amando, ci deve essere gioia; nella società ci deve essere unione. Ecco la liberazione. Non dovete assolutamente avvicinarvi al peccato. Solo la vicinanza a Dio è vera ricchezza.
L’uomo stolto, tuttavia, non comprende Dio nel modo giusto. Egli pensa: “Se si medita, Dio si manifesterà!” Non c’è proprio niente nella meditazione. La vita soltanto, il modo di vivere è vera meditazione. Voi camminate: se non state attenti e non guardate bene dove mettete i piedi, inciamperete e cadrete. State guidando: solo se guidate sulla strada giusta, andrà tutto bene; altrimenti avrete un incidente.
Pertanto la vita stessa è meditazione. Anche nelle più piccole cose ci vuole concentrazione; la concentrazione allora è meditazione? No, no! È soltanto concentrazione, non è vera meditazione. Si deve trascendere la concentrazione. Solo allora c’è vera meditazione, vale a dire i sentimenti della mente devono essere stabili, fermi. Nessun pensiero deve entrare nella mente; i pensieri devono essere completamente allontanati. Quando sarete liberi da ogni pensiero, quella sarà vera meditazione.
Tutte le gopika (le pastorelle devote a Krishna) seguivano simile sentiero; la loro mente era fissa su Krishna. Un giorno una donna, una nuova sposa, arrivò nel villaggio. La nuova arrivata si recò alla casa di Yashodâ per accendere la sua lampada.
Ella pensava: “Krishna è nato nella casa di Yashodâ. Se accendo una lampada nella casa di Krishna, anche la mia diverrà la famiglia di Krishna. Quella santità entrerà anche in me.” Con questi pensieri andò con la sua lampada e l’accese. La lampada risplendeva ed ella in quella luce vide Krishna. Vedendo Krishna, si dimenticò completamente della sua mano, che stava bruciando; ella era ferma, immobile e non la ritraeva.
Sentendo l’odore, Yashodâ arrivò di corsa. “Che cosa succede? La mano sta bruciando! Perché sei rimasta lì immobile?” Dicendo così le tolse la mano dalla fiamma e la mandò fuori. Yashodâ uscì e disse alle altre pastorelle che erano fuori: “Che donna pazza è mai questa? È venuta per accendere la lampada e si è bruciata una mano senza neppure accorgersene!” Poi le chiese: “Che cosa ti è successo, Suguna! Perché sei rimasta lì impalata in quel modo?” La donna replicò: “Madre! Vedevo Krishna in quella lampada; come avrei potuto muovermi?” Nel frattempo tutte le pastorelle intonarono un canto:

“Egli fu visto da Suguna, nella casa di Nanda.
Nella luce della fiamma, vide Krishna Stesso!”

Suguna Lo vide nella casa di Nanda. Dove Lo vide? Lo vide nella luce. Che cosa significa? Nella concentrazione Dio può essere visto ovunque. Le vostre qualità devono essere quindi sacre. Le azioni devono essere sacre. La vista deve essere sacra. La parola deve essere sacra. Se l’uomo vive in tal modo, diverrà divino. Non c’è bisogno che cerchiate Dio; Egli verrà a cercare voi.
Annie Besant3 menzionò in un suo trattato: “Si afferma che la gente nel paese di Bhârat vada in cerca di Dio. Che follia è mai questa? L’uomo che va in cerca di Dio? No, no! È Dio che va in cerca di uomini buoni.”
Dio è alla ricerca di un uomo buono. Chi merita l’Amore di Dio, è un uomo buono. Solo l’uomo buono è uomo di Dio. Se non è buono, è un cattivo. Pertanto non dovete diventare uomini cattivi, ma buoni; dovete essere uomini di Dio. Solo così sarete veramente santificati nella vostra forma umana.
Incarnazioni del Divino Amore!
L’amore che è in tutti voi è sacro. Tuttavia, a causa dell’illusione lo state inquinando e per questo il vostro valore diminuisce. Vi farò un piccolo esempio.
Avete una catenina d’oro puro. Se è d’oro puro, brilla e il suo valore è elevato. Se vi aggiungete del rame, la sua purezza ne viene ridotta e di conseguenza anche il suo valore. Poi aggiungete anche dell’ottone. A causa dell’ottone, del rame e dell’argento addizionati, il suo splendore si è ulteriormente ridotto. Poi aggiungete ancora dell’altro rame; a quel punto la sua lucentezza è quasi scomparsa. Alla fine il valore dell’oro è andato completamente perso.
Analogamente, l’uomo è come oro puro; egli mescola, però, il rame dei desideri e quindi il suo splendore diminuisce. Anche il valore della vita umana si riduce, perché anche qui vi aggiunge dell’ottone. Con l’ottone il valore dell’oro è scomparso e anche la lucentezza si è ridotta.
Per quale motivo l’uomo perde oggi il suo valore? Perché s’immischia in cose inutili e perde il suo valore. La Verità è un valore umano. Dharma, la Rettitudine, è un valore umano. Pace è un valore umano. Se possedete questi valori umani, voi sarete radiosi. Non ha importanza in quale luogo andiate: tutti vi rispetteranno. Tutti vi renderanno onore e vi stimeranno.
Incarnazioni del Divino Amore!
Non contaminate questa sacra mente. La vita umana è stata conseguita come risultato di innumerevoli nascite. La vita umana è così preziosa! Quando si palesa il suo valore? Quando si coltivano i valori umani. Questo è l’insegnamento dato dal Buddha. Tuttavia, neppure i buddisti seguono tali regole.
Dire: “Nirvâna, Nirvâna” non è il conseguimento di Moksha, la Liberazione. Eliminate i vostri peccati: quella è vera Liberazione. Purificate il cuore, sviluppate la moralità nella società, coltivate il timore del peccato e l’Amore di Dio.
Amore di Dio, timore del peccato, moralità nella società. Se li sviluppate, quella è Liberazione. Dovete quindi meritare l’Amore di Dio. L’uomo deve temere il peccato. Gli animali non sanno fare distinzioni. Per quale ragione? Essi non sanno che cosa sia il peccato. Poiché l’uomo, però, sa che cos’è il peccato, deve avere timore di commetterlo.  Pertanto:

“Timore del peccato, amore di Dio, moralità nella società.”

L’unità di tutti e tre è la Liberazione. Seguite il giusto sentiero e soprattutto tenete i sensi sotto controllo. Dovete ricordare queste regole e procedere ricaricati nello spirito.
Dovete frequentare uomini buoni e saggi. Se vi accompagnate a gente buona, solo questo vi ricaricherà. Pertanto se seguite questi insegnamenti, farete progressi tali da diventare uomini ideali.

(Swami conclude il Discorso con i bhajan: “Govinda Krishna Jai…” e “Vahe Guru Vahe Guru…”)

Whitefield, 7 maggio 2001,
Buddha Pûrnimâ

Versione Integrale

Note:
1.    Gli organi di percezione sono cinque: le orecchie, la pelle, gli occhi, la lingua e il naso. Vengono presieduti dalla mente,  che riceve i segnali  provenienti dal mondo esterno per offrirli, attraverso l’intelletto (Buddhi), al vero Sé (Âtma).
2.    Shabda, il suono, è la base di tutte le cose create, è la caratteristica dell’elemento Âkâsha (l’etere). Il suono dà origine alle parole e molte di esse denotano ciò che viene visto; da tali parole derivano, quindi, otto differenti aspetti di vita (indicati nei relativi versi  sanscriti), che sono  il Brahman Stesso.
3.    Annie Besant, esponente e membro della Società Teosofica, scrisse diversi libri: “Teosofia e Nuova Psicologia”, “Verso il Tempio”, “Il Potere del Pensiero” ecc. La Società Teosofica fu fondata dalla signora H.P. Blavatsky e da H.S. Olcott a New York nel 1875 e costituita in ente morale con sede a Madras (India) nel 1905. Aveva lo scopo di: formare un nucleo di fratellanza dell’umanità, eseguire uno studio comparato delle religioni e filosofie, nonché investigare le leggi occulte della natura e i poteri latenti nell’uomo. La Teosofia intende rendere al mondo l’antica scienza perduta, la scienza dell’Anima.