Il Pensiero del Giorno (e Newsletter) del 08/10/2025

 

Il secondo modo di sperimentare il massimo della felicità (Ananda), dopo quello satvico, è il modo rajasico. Nelle prime fasi, questo percorso è delizioso ma in seguito scivola nell’infelicità poiché la felicità ci arriva dagli oggetti del mondo esterno attraverso i sensi. Il piacere si rivela presto irreale, falso ed estenuante.

 

Il processo, una volta avviato, si protrae senza possibilità di tregua e la persona diventa troppo debole per perseguire gli obiettivi della rettitudine (Dharma), della prosperità (Artha), della realizzazione dei desideri (Kama) e della liberazione (Moksha) che sono stati stabiliti nel suo caso. 

 

L’intelletto, la capacità immaginativa e la facoltà intuitiva vengono resi inefficaci e l'individuo può persino perdere la sua umanità. Oggi, la ricerca cieca del piacere dei sensi ha portato a questa calamità. 

 

Per ultimo, abbiamo il sentiero tamasico. Le persone che preferiscono questo stile di vita sono indifferenti ai problemi del mondo, trascorrono la vita dormendo e traendo gioia dalla pigrizia e dall'oscurità. 

 

Di questi tre percorsi verso la meta dell'ananda, bisogna scegliere quello satvico qualunque siano le difficoltà, le perdite, le contrizioni, le ansie e le fatiche; si deve raggiungere la consapevolezza e l'esperienza della Divinità e stabilirsi nell'ananda.

 

Discorso Divino del 5 aprile 1981

 

Se lasciamo i sensi liberi e sregolati, la conseguenza sarà il dolore, non la gioia. 

Con amore,

Baba

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